Il Battiato melodico del suo “Violino e la Selce”


Francesco Massi

29 Lug 2004 - Commenti live!

Fermo (AP) 27.07.04 – Che sia da sempre, e ancor più negli ultimi anni, un maestro impareggiabile delle alchimie musicali non v'è mai stato alcun dubbio. Ma Franco Battiato lo ha dimostrato ancora una volta nel concerto di Piazza del Popolo a Fermo (AP), per la bella ed innovativa rassegna Il Violino e la Selce di cui il cantautore catanese è direttore artistico. Un filo conduttore ha legato tutta l'esibizione con il caldo colore della raffinata melodia. Quindi niente percussioni e chitarre elettriche ma spazio a strumenti più classici, Nuovo Quartetto Italiano per gli archi, poi il pianoforte di Carlo Guaitoli ed una concessione al moderno con le tastiere elettroniche di Angelo Privitera per accompagnamento ed effetti di complemento. Atmosfera impegnata, intimista dove viene subito in risalto l'anima poetica e creativa dell'artista, attraverso una scelta di pezzi che ci danno la levatura compositiva di Battiato in tutta la sua carriera. Una scaletta che costituisce la crème di tutta la sua attività , dove tutto è tarato verso la melodia, che incornicia i testi con delicatezza ed armonia e nello stesso tempo permette a questi ultimi di risaltare meglio in tutta la profondità e la complessa elaborazione dei significati. Un concerto stile teatrale, quasi da salotto, dove si è potuto gustare e centellinare ogni canzone quasi in una dimensione rallentata, dilatata del tempo. Ancora una magia di questo grande comunicatore attraverso la canzone! Abbigliamento casual – informale snocciola i suoi motivi seduto come al solito nella sua inseparabile ampia panca di legno ricoperta di uno stupendo tappeto. Si apre con le note di Huiku, per poi ripescare sempre nel passato, con pezzi come Aria di Rivoluzione, Lettere al Governatore della Libia, Povera Patria, dove spiccano maggiori venature politiche, anche se quando si scrive di politica si fa un danno alla musica come egli stesso ha voluto sferzare. E poi via altri successi di cui diversi attinti da Fleurs, un capolavoro di rielaborazione di pezzi di altri autori e spiccano qui le dediche a Sergio Endrico con Aria di Neve, nonchè Fabrizio De Andrè con La Canzone dell'Amore Perduto. Poi si sale nell'impegno per andare a toccare nomi sacri della classica con un Lied di Brahms ed una romanza di Beethoven. Musicista quest'ultimo a cui Battiato ha dedicato il suo ultimo film che prossimamente vedremo nelle sale. Poi un crescendo di motivi straconosciuti, come la Cura, L'Era del Cinghiale Bianco, La Stagione dell'Amore, i Treni di Touzeurs e Voglio Vederti Danzare, pezzi per un finale più scoppiettante, dove il cantautore si alza in piedi e sfodera il suo lato istrionico incitando il pubblico che, per gran parte, s'alza dalle sedie e corre sotto al palco. Tra queste prelibatezze già conosciute una novità assoluta: La Porta dello Spavento Supremo, tratta dall'album MZS, ovvero Musiche da Zone di Sottosviluppo, che uscirà ad ottobre. Pezzo interpretato con l'inseparabile Manlio Sgalambro, il filosofo alter ego coautore delle canzoni (per i testi) da diversi anni. E lo stesso Sgalambro ha regalato il solito simpatico intermezzo tra la prima e seconda parte del concerto dove ha recitato poesie e cantato, a suo modo, il famoso motivo francese La Mer.
(Francesco Massi)


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