Il 26 “Lucia di Lammermoor” a Macerata


24 Lug 2003 - News classica

Con un cast eccezionale composto da Mariella Devia, impegnata in un'opera che si può considerare il suo cavallo di battaglia, Aquiles Machado, un tenore di grande vocalità donizettiana che l'anno scorso si rivelò in Elisir d'amore, Stefano Antonucci, baritono di comprovate e sicure qualità insieme agli ottimi Cristiano Olivieri e Riccardo Zanellato, debutta sabato 26 luglio, Lucia di Lammermoor, secondo titolo proposto allo Sferisterio in omaggio allo scenografo Josef Svoboda, con la regia di Henning Brockhaus e la direzione d'orchestra di Alain Guingal.
In quest'opera, alla sua terza ripresa (nel 1993 cantavano Roberto Servile, Valeria Esposito e Roberto Aronica, diretti da Donato Renzetti; nel 1997: Giovanni Meoni, Esposito e Aronica, diretti da Lu Jia), è presente tutta la semplicità e il genio del grande scenografo scomparso l'anno scorso, il cui lavoro a Macerata ha segnato la svolta decisiva degli spettacoli dello Sferisterio. Come una grande pergamena stropicciata, una distesa di tessuto psicoplastico ( così si chiama in termine tecnico-artistico la tela su cui si riflettono le luci sapienti che, secondo anche i principi svobodiani Franco Ferrari, ha ideato) scorre lungo il muro del palcoscenico, rivela, nasconde e riflette personaggi ed azioni, come la giostra di cavalieri tra cui al pari di un incubo per Lucia, emerge lo sposo rifiutato che sul finire dell'opera rotolerà per la lunga scala fino alla buca dell'orchestra, assassinato proprio da lei. Il morbido schermo che si dispiega e si avvolge, diventa montagna, nuvole, mare e anche pagine della tragica storia dell'eroina donizettiana e sudario immaginario che avvolge la sua follia. Brockhaus, regista fondamentale nella riuscita di questi lavori di Svoboda a Macerata, richiede ai protagonisti tutto il loro temperamento interpretativo, serrando a mozzafiato la scena della notte di festa dopo le odiate nozze con gli invitati nei costumi elisabettiani di Pasquale Grossi e quella emozionante della pazzia, nella quale Mariella Devia scolpisce un'interpretazione incomparabile.
Nel lavoro con Svoboda ha dichiarato Brockhaus ci univa l'amore per il teatro, i significati del testo, l'interpretazione anche filosofica dello spazio. Per questo l'ambientazione è retrodatata alla guerra dei clan scozzesi come nei grandi dramma di Shakespeare, dove non si va a caccia di anatre, ma di stranieri intesi come diversi . La pazzia di Lucia non è soltanto motivata dall'inganno che non le ha permesso di unirsi all'uomo amato, ma costituisce una ribellione alla società ottusa dell'epoca, al gioco dei potenti e al mondo militare maschile .
(Repliche 3, 7, 10 agosto /Biglietteria 0733 230735)

(a cura dell'Ufficio Stampa)


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