Ferrara “Alla periferia dell'Impero”


Athos Tromboni

20 Lug 2003 - Commenti live!

FERRARA – Ci sono luoghi dove la suggestione contribuisce a rendere oniriche le atmosfere, perchè hanno il potere di coniugare la melodia con il fluire della vita e fare armonia con gl'intrecci delle emozioni. Sono luoghi assolutamente fisici, nelle architetture e negli ornamenti, ma la memoria li sa trasmutare in quella scenografia dell'anima' dentro cui persino la circostanza si sublima in poesia e la comunicazione musicale diviene linguaggio del cuore e del sangue, quasi un sintagma delle pulsazioni intime con cui il corpo scandisce da se stesso il proprio ritmo quotidiano. La casa di Ludovico Ariosto, a Ferrara, è uno di quei luoghi. Che sia musica classica o jazz a venire eseguita nel piccolo giardino racchiuso da mura di cotto ferrarese, oppure una lettura di poesie, tutto lievita verso orizzonti di massima espressività , significato, appagamento spirituale. In quel luogo particolare abbiamo rincontrato uno dei pianisti jazz-pop più sensibili e creativi del panorama italiano: Teo Ciavarella. à stato lui ad inaugurare, con due concerti in due serate consecutive, la rassegna “Alla periferia dell'Impero”, metonimia adottata da Paolo Bertelli (discografico ferrarese di un'etichetta che produce solo musica di alta qualità , jazz, pop, classica e contemporanea) per una piccola rassegna dei musicisti di confine'. Ciavarella dunque, la prima sera in duo con Roberto Manuzzi (sax soprano e tenore) e la seconda sera in trio con Bruno Corticelli (basso) e Flavio Piscopo (percussioni), cui ad un certo punto si è unito anche Roberto Manuzzi per una jam-session inaspettata e assolutamente gradita. L'incontro fra Ciavarella (pianista capace anche del guizzo virtuosistico, ma che gradisce ambiti meno vorticosi delle mille note al minuto, perchè sa concentrarsi su ritmi carichi di nuances) e Manuzzi (l'esatto corrispondente di Ciavarella, stilisticamente, da cui una certa pastosità dei fraseggi e quel senso, a volte, di eccessiva morbidezza dei suoni, di blanda vivacità ritmica) ha offerto quello spaccato di musica che il luogo ha contribuito a trasformare in poesia. Segnaliamo, come miglior performance, tre brani composti dagli stessi esecutori: Sergio Blues, poi La terra degli angeli (Manuzzi) e Maria (Ciavarella). L'incontro con Corticelli e Piscopo ha segnato invece il ritrovo di quella vivacità ritmica che noi conoscevamo. Soprattutto per l'apporto del percussionista, anche vocalist del gruppo, i cui colori strumentali mostrano una ricchezza che colpisce il cuore e i sentimenti della gente. Piscopo è un grande delle percussioni, forse il più grande da noi udito in oltre trent'anni di frequentazioni jazz, pop e classico-contemporanee. Fra le performace da segnalare, citiamo Alma latina e Africa (Piscopo), Gargano elegy e Peschici (Ciavarella), oltre all'evergreen Caravan di Duke Ellington eseguito in quartetto con Manuzzi. Ottimo successo di pubblico.

(per gentile concessione di “Gli Amici della Musica.Net”)

Da sinistra: Ciavarella, Manuzzi, Corticelli, Piscopo (Fototeca Gli Amici della Musica.Net)

(Athos Tromboni)


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