Con-nessi all’umanità e Bergonzoni fa il pieno


di Andrea Ascani

23 Apr 2016 - Commenti teatro

bergonzoni foto di Valentina Sala MusiculturaonlinePorto San Giorgio – FM (16.04.2016). Sabato sera. Al teatro comunale di Porto San Giorgio, non c’è un posto libero, anzi. C’è ancora gente in fila che attende di poter assistere allo spettacolo anche in piedi pur di esserci.
È questo l’ambiente in cui sale sul palco Alessandro Bergonzoni, il poliedrico attore bolognese con il suo spettacolo “Nessi”.
Con questa rappresentazione Bergonzoni va al di là dei pindarici giochi di parole che lo contraddistinguono, va molto più in profondità. Il susseguirsi di geniali battute che riempiono il suo monologo di un’ora e mezza ininterrotte si intreccia con le profonde tematiche della solitudine e della comunicazione in un mondo in cui il digitale sta prendendo il sopravvento allontanando il contatto reale, fisico e linguistico, tra le persone.
Lo spettacolo parla del rapporto tra le persone, in un dialogo tra il figlio e il padre “non morto” sfata il tabù del “quante cose avrei voluto dirti” evidenziando la difficoltà delle persone ad esprimere i propri pensieri, i propri sentimenti nei confronti delle persone amate quando se ne ha la possibilità, senza aspettare le circostanze in cui queste possibilità ci vengono poi forzatamente negate.
“Nessi non è uno spettacolo. E’ un’invocazione”. Un’invocazione a rimanere connessi con il resto dell’umanità , anche quella che apparentemente ci è lontana, fisicamente e culturalmente. Un invito a tenere in considerazione i “già-lì” e i “già-là”, tutte quelle popolazioni e culture chebergonzoni_nessi_Valentina Sala Musiculturaonline hanno ben altri problemi da considerare oltre a cosa guardare in TV la sera quando si torna a casa. Un invito alla rinascita, sociale e culturale: gli elementi scenografici che lui sapientemente manovra sul palco non a caso sono delle incubatrici. Un invito, nemmeno troppo sottile, ad avere una vita più impegnata, a voler fare sapere conoscere imparare cose nuove, lavori nuovi, a non limitarsi al compitino, a non nascondersi dietro a un “non mi compete”, nel lavoro e nella vita. Un invito a dare significato a quello che facciamo e diciamo, a vivere la vita in modo diverso da quel figlio di nome “Invano” che “si è laureato Invano” e “si è sposato Invano”.. la personificazione dell’avverbio diventa la rappresentazione dello stato d’animo dell’uomo di oggi, raccontato tra una battuta e l’altra con una nota malinconica e aspra, ma sempre fiduciosa.

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