Chiusura trionfale per “Aperitivo in Concerto”


Viviana Allocchio

15 Mar 2004 - Commenti classica

Una media di oltre 1150 spettatori a spettacolo (a fronte di una capienza di 830 posti), per un totale di quasi 15.000 presenze (di rigore il “tutto esaurito” con posti solo in piedi). Con il prestigioso concerto
di David Byrne si conclude la stagione 2003/2004 di “Aperitivo in Concerto”, contraddistinta da un sempre più marcato successo di pubblico. Sono state definitivamente riaffermate, e con rinnovato slancio, le coordinate artistiche delineatesi nelle annate precedenti, e che hanno inteso proporre al pubblico milanese una programmazione di respiro cosmopolita, in grado di offrire manifestazioni non solo di elevato impegno
ma anche di rilevante impatto spettacolare, e certamente uniche nel panorama concertistico nazionale. La stagione si è confermata come unica
realtà di rilievo nel panorama concertistico milanese, e fra le poche a livello nazionale, in grado di presentare con vasto e innegabile successo una programmazione a tutto campo dall'accademico all'extra-accademico, priva di artificiosi steccati fra linguaggi, inventiva e fortemente innovativa, internazionale, di incontestabile qualità . In una città come Milano, ricca di concerti tradizionali di
straordinario livello, si avvertiva, infatti, la mancanza di quel cosmopolitismo culturale che caratterizza le altre maggiori città europee e che non disdegna di intendere il più profondo evento culturale anche come altissima e sofisticata forma di entertainment. Tale politica di rinnovamento del repertorio -che senza di perdere di vista la grande tradizione musicale ha voluto impegnarsi anche
nell'illustrazione di produzioni musicali del nostro secolo, soprattutto appartenenti a non meno stimolanti civiltà culturali extra-europee- ha propositalmente puntato a evidenziare la possibilità di un ascolto totale, in cui sia concesso di fruire con rispetto e consapevolezza di qualsiasi musica, scegliendo semplicemente fra quella di qualità o meno, unica
distinzione che conti. La rassegna promossa e organizzata al Teatro Manzoni di Milano da
Mediaset, Publitalia '80 e Fininvest con l'importante partecipazione di Chivas Regal, e in collaborazione con Mondadori, ha da tempo scelto di rifiutare la pedissequa e sterile celebrazione del passato, concentrandosi invece su quegli aspetti della cultura del Novecento che hanno spalancato le porte al futuro della musica, a quella cultura musicale che, sull'onda
della globalizzazione, e pur nel rispetto delle tradizioni locali, ha posto in fertile comunicazione tutte le più valide e innovative realtà culturali, senza più steccati artificiosi e artificiali di generi, senza più inutili barriere linguistiche.
Straordinario successo di pubblica e critica ha contrassegnato i concerti della rassegna, fra cui quelli serali di artisti di straordinaria
popolarità come Patti Smith (in un superbo recital poetico nonchè musicale) o Elvis Costello. Anche quest'anno la programmazione ha accolto una musica come il jazz, individuata come una fra le più affascinanti e ricchissime risorse culturali del secolo appena trascorso, un'iniziativa premiata dall'eccezionale accoglienza tributata a The Mingus Orchestra (alla sua prima esibizione italiana), all'arte sopraffina di Carla Bley & The Lost Chords, alla rievocazione del song americano degli anni Venti e
Trenta realizzata da Matt Munisteri & Brock Mumford.
Come si sa, “Aperitivo in Concerto” è nata come rassegna squisitamente accademica e, per quanto ciò possa sorprendere, è a tale costante che sino ad oggi si è attenuta, non reputando infatti che certe tradizioni musicali, come ad esempio quella africana americana, potessero offrire qualcosa di meno stimolante o valido della cultura musicale europea più erudita. Lo strepitoso successo ottenuto da formazioni assai diverse tra di loro come Diaspora Blues (in un affascinante omaggio alla musica sinagogale cui ha
contribuito una leggenda della musica improvvisata come il polistrumentista Sam Rivers) o l'affascinante complesso guidato dalla sofisticata cantautrice Robin Holcomb (al suo primo incontro con il pubblico italiano) e da un compositore e pianista di eccezionale rilevanza quale Wayne Horvitz; il vero e proprio trionfo tributato a un grande poeta e alchimista della musica come John Zorn con lo strepitoso Electric Masada; l'accoglienza persino più che entusiastica riservata ad esperienze culturali raffinatissime e impegnative ma certamente inusuali per il pubblico milanese quali il connubio afro-brasiliano-cubano di Joà o Bosco & Gonzalo Rubalcaba o la surreale creatività della Raymond Scott Orchestrette
e la permanente attualità di quegli artisti che hanno articolato e ancora articolano la modernità del linguaggio improvvisativo come lo Henry Grimes Trio (prima data in Europa dopo un'assenza dai palcoscenici durata quasi trent'anni) sono la più lampante dimostrazione che, a fianco dei grandi e spesso ripetitivi o conservatori concerti “istituzionali”, si fa irrinunciabile la necessità di esplorare ancora più a fondo i vastissimi confini del mondo musicale di ieri e di oggi, senza rinunciare, naturalmente, alla spiccata qualità interpretativa ma, allo stesso tempo,
non fermandosi alla superficialità di quelle etichettature che ergono tra i vari generi della cultura musicale odierna dei confini ormai privi di
senso. “Aperitivo in Concerto” si accomiata temporaneamente dal suo pubblico e, ringraziando Mediaset, Fininvest, Chivas Regal e Mondadori per il supporto assai generosamente fornito, dà appuntamento alla stagione 2004/2005, che celebrerà i primi vent'anni di vita della rassegna e che, proprio per
questo, ancora di più sarà contraddistinta dall'accoglienza alle esperienze musicali più innovative degli ultimi decenni, sia europee che
extra-europee, nella speranza di poter fornire alla città di Milano e al panorama concertistico nazionale un servizio culturale nuovo e sempre più stimolante.

(Viviana Allocchio)


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