Chiedi chi “erano” gli Overcardano: la rock-synth band romana


di Emanuela Gizzi (www.mappinglucia.it)

26 Lug 2023 - Approfondimenti live

La musica è l’occasione di rinascita, ma è anche l’occasione per raccontare l’amore senza fine, che è inossidabile anche dopo la morte.

Maurizio Cardaci e quell’estate “Twist & Shout”

Gli Overcardano sono usciti sul panorama musicale nel 2022 con il primo singolo Fuori di me in cui Maurizio Cardaci, il cantante della band romana, ha sentito l’esigenza di raccontare un frangente della sua adolescenza.

Parte da molto più lontano, però, il sogno di scrivere dei pezzi. Anzi, parte da un’estate del 1976 il sogno di fare musica.

Maurizio era a Terracina, quando in una delle traverse della città, incontrò un ragazzo più grande di lui di qualche anno, Stefano Rossi.

Aveva otto anni, Maurizio, e il suo unico punto di riferimento musicale, fino ad allora, era stato Renato Zero.

Stefano lo invitò a casa, aveva un giradischi, mise su’ Twist and Shout, Let it be e Day in the life. Come bombe, così, una dietro l’altra.

“Chi sono? Come possono suonare così! Che roba è?” queste le reazioni a caldo di Maurizio davanti al giradischi.

E i Beatles, da allora, cominciarono ad essere un chiodo fisso perché sapevano fare delle cose strepitose con gli accordi.

“Si possono davvero scrivere delle canzoni così potenti?” il dubbio lo portò a concentrarsi sulla musica.

La chitarra è la goccia che fa traboccare il vaso

Poi successe un altro fatto: il giorno dopo, un amico di Stefano arrivò a Terracina con la chitarra in spalla. Si misero a suonare e lui rimase lì, a guardarli, affascinato.

Maurizio, allora, fece una somma di questi due momenti di grande stravolgimento e decise, lì, su due piedi, che avrebbe voluto provare di persona quell’ebrezza.

A settembre, appena rientrato a Roma, iniziò a strimpellare la chitarra.

Insomma i Beatles e la chitarra sono i due motivi per cui suona ancora oggi.

Nascita della band: dai Golden Quartet ai Swan Lake

Incredibilmente, si rende conto che nel condominio dove viveva, c’erano altri ragazzi che stavano iniziando a suonare degli strumenti. Diventano i suoi amici, quelli destinati ad essere storici, Raimondo, Mino e Vincenzo con cui, sulla scia di quella voglia di musica, fondò i Golden Quartet.

A dare supporto alla loro intraprendenza era la parrocchia, il Don Bosco. Che non dobbiamo immaginarcela come le parrocchie moderne, all’epoca fungeva da luogo di aggregazione, sia per i giovanissimi che per gli adulti.

Così, tra una messa e una partita di calcio, i Golden Quartet trovavano il modo di esercitarsi. La parrocchia possedeva una cosa per cui oggi strabuzzeremmo gli occhi: una sala con gli strumenti musicali.

I ragazzi, in questo modo, potevano scoprire se era il loro “mestiere” e, se lo era, si compravano la chitarra, la batteria, il basso, il pianoforte.

È davanti al pubblico della Parrocchia Don Bosco, circa quattrocento persone, che si esibiscono al loro primo concerto dal vivo.

I Golden Quartet tramutarono, dopo poco tempo, in i “Soul Kiss” e per ultimo, nell’89 in i “Swan Lake”.

In questa ultima versione di loro stessi iniziarono a suonare al Big Mama facendo il repertorio di altri. Era facile, era una bolla. Tutto era elettricità, tutto era perfetto. Fino a quando, guardandosi negli occhi, un giorno, decisero di fare altro, di studiare -anche-, e lì fini’ l’avventura musicale di Maurizio Cardaci.

Il lungo gap e poi gli Overcardano

Un gap che è durato vent’anni. Un tempo durante il quale sono successe diverse cose: Maurizio Cardaci si è sposato, ha avuto due figli, è andato avanti come avrebbe dovuto, come ha potuto ma, con un peso sul cuore: il pensiero di aver fatto il più grande errore della sua vita. E non sapeva ancora che sarebbe diventato anche un sopravvissuto.

Già, una terribile emorragia alla spina dorsale lo ha paralizzato di colpo e per anni ha vissuto momenti difficilissimi. Poi da questo dramma c’è stata una rinascita interiore e, di conseguenza, anche musicale.

Ha lavorato su di sé, ha ripreso la chitarra, scritto gli accordi, dei testi suoi e poi, a un certo punto li ha mostrati a Gianluca Meloni, un amico e soprattutto un musicista, un producer e sound designer, tra i più esperti nel panorama della Tecno elettronica.

In un secondo momento è subentrato Fabrizio Gallina, bassista e arrangiatore per batteria e percussioni.

Sono loro due che nel 2021 proposero a Maurizio di collaborare. Ed eccoci agli Overcardano.

I singoli degli Overcardano

Hanno siglato due pezzi in uno stile Rock-Synth che rappresenta tutti e tre, una sorta di cifra stilistica in cui si riconoscono.

Dopo Fuori di Me che è, come dicevamo, un pezzo autobiografico di Maurizio, è arrivato a febbraio scorso Sta cambiando il vento, anche questo molto personale visto che, sullo sfondo, si muovono i postumi della Pandemia e si respira aria di cambiamento, ma non un cambiamento politico-sociale, più tanti piccoli cambiamenti interiori, personali. Un inno alla rinascita, anche questo.

Per ultimo a giugno 2023 compare sulle piattaforme il terzo singolo: Dimmi sì, una ballad moderna in cui si racconta l’amore eterno, una storia senza fine che lega due persone anche dopo la morte.

C’è del tenero nel testo di Maurizio, un sentimento profondo, un sogno ad occhi aperti, quella particolare specie di formula che mantiene due cuori vicini fin oltre la vita terrena.

“… come lupi a valle attratti dall’odore della pelle”

Video clip di “Dimmi sì”

Bellissima, tra l’altro, la clip su cui le note si allargano, disegnata dall’illustratrice Manuela Aramu che ha ascoltato le idee di Maurizio Cardaci e le ha trasformate in animazione 2D.

La storia scorre con piccoli movimenti dei protagonisti, un lavoro che le ha richiesto l’utilizzo di tre software diversi per costruire le immagini, lo sfondo e, per ultima, l’animazione.

Sullo sfondo, Roma, in bianco e nero come piaceva a Manuela, ma con delle pennellate durante il ritornello come piaceva agli Overcardano. Una clip che trova il suo punto saliente quando i due protagonisti, ormai anziani, muoiono per rinascere adolescenti, ancora insieme, come in un battesimo della carne.

Overcardano e il desiderio di fare concerti

Per tornare al testo e alla musica di Dimmi Sì: come anche per gli altri due singoli, Maurizio ha basato la propria espressione compositiva sul concetto che le parole e le note arrivano da sole.

Lui apre la porta e le lascia uscire.

Oggi, tra l’altro, bastano pochi strumenti per immettersi sul mercato, basta -anzi- avere un pc.

La traccia la componi lì, con la batteria, il basso, la chitarra elettrica e acustica, e infine la voce. Il cantante degli Overcardano sa suonare chitarra, piano e tastiere. Oggi per autoprodursi e velocizzare i tempi si entra nel vortice del virtuale e il proprio talento riesce a emergere senza una casa discografica alle spalle.

Alla fine, come dice Maurizio Cardaci l’importante è “godersi il viaggio”, un motto della band romana che vede in questi brani la realizzazione di un progetto intimo, strettamente connesso alla loro amicizia.

Di live ancora non si parla, con 3 brani non è possibile salire su un palco. Gli Overcardano, però, stanno lavorando seriamente a diversi pezzi, tutti molto distanti tra loro come generi e argomenti, con l’intento di proporsi in concerto, a breve.

Dimmi sì, degli Overcardano: una poesia

Maurizio ama i cd, i vinili, insomma il contenitore che raccoglie più idee insieme perché, solo insieme, può prendere forma un pensiero e si può progettare un percorso. Tra l’altro -insieme-, i singoli non troppo strutturati acquisiscono una loro forza, proprio perché in relazione a un discorso più grande.

Per esempio, gli Overcardano hanno in cantiere un brano strumentale, bellissimo, si chiama Libellula, e già il nome ci porta lontano con la fantasia e il cuore. Un pezzo così non è pensabile farlo uscire da solo, meglio si sposerebbe con altri brani perché avrebbe una cornice.

Dimmi sì, contrariamente, è voce, molta voce, molto testo. Un testo impegnato, a tratti surreale per il messaggio d’amore che porta. Però in un tempo in cui si sono perse di vista le cose più semplici è fondamentale sentirle riemergere quasi come una poesia.

“Raccoglieremo fragole nei venti” è un frame intenso di come l’essenzialità ci fa andare oltre, ci porta a viaggiare, volare, non soltanto in questo mondo ma in uno spazio parallelo. Non raccoglieremo mai fragole nei venti, no? Ma è così autentica questa immagine che ci sembra possibile.

Emanuela Gizzi (www.mappinglucia.it)

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