Cesare Catà racconta Jim Morrison ne “Lo strillo della farfalla”


di Elena Bartolucci

14 Mar 2022 - Commenti teatro

Una avvincente lezione-spettacolo sul frontman dei The Doors, leggendaria band di musica rock-psichedelica, e il mito di Dioniso.

Macerata – In un gremitissimo teatro Lauro Rossi, Cesara Catà ha tenuti incollati gli spettatori alle loro poltrone con un lungo e interessante racconto che ha saputo intersecare il mito greco di Dioniso alla breve ma leggendaria storia del rocker Jim Morrison.  

Catà ripercorre la vita del famoso poeta e rock-star guidando il pubblico in un vorticoso viaggio filosofico all’interno dell’antico mito di Dioniso, avvalendosi in diversi momenti di letture di testi scritti dallo stesso Morrison.

Dalle sue origini come ragazzo timido, irrequieto e problematico a scuola, Catà ripercorre le varie tappe della vita di James, che solo in un secondo momento tutti inizieranno a conoscere semplicemente come Jim, dipingendo in maniera certosina anche un quadro storico degli anni ’60 in modo da far capire cosa stesse accadendo nel periodo in cui nacque il gruppo The Doors.

Grande appassionato di letteratura e filosofia, Morrison troverà nella poesia la sua valvola di sfogo e frequentando i circoli letterari e artistici di quegli anni a San Francisco inizierà a condurre una vita da bohémien: un abuso sconsiderato di droghe e alcool lo aiuteranno a “spalancare” le porte di ogni genere di percezione.

Sarà essenziale l’incontro con Ray Manzarek, famoso tastierista della band, il quale riuscì a musicare i testi delle sue poesie trasformando Morrison in un vero e proprio cantante (fino a quel momento non si era mai approcciato alla musica).

Sembra impossibile riuscire a collegare la storia di questo spaesato ragazzotto della Florida, divenuto in poco tempo il celebre e osannato frontman del gruppo più controverso e rivoluzionario dello scenario musicale degli anni Sessanta e Settanta, all’antico mito greco di Dioniso, conosciuto anche come dio dell’ebbrezza, della natura, della danza e del teatro. Una divinità legata alla potenza esistenziale ossia a quella linfa vitale che scorre in ogni essere vegetale o animale nonché a tutto ciò che può essere considerato indefinibile, irrazionale o ingestibile.

Catà riesce invece in un piccolo e proprio miracolo, portando alla luce le numerose similitudini tra queste due figure. Morrison era infatti l’emblema perfetto di quello spirito dionisiaco che porta a raggiungere ogni eccesso. Il simbolismo usato nei suoi testi lo fecero accusare infatti di fare musica “amorale” e, a causa della sua teatralità sul palco, fu persino incriminato di atti osceni.

La storia di Jim Morrison fu una breve ma intensa parabola discendente. Cercando di sfuggire alla fama che aveva raggiunto in pochi anni, si rifugiò a Parigi per trovare un po’ di pace e dedicarsi finalmente alla sua poesia raggiungendo il suo sogno di diventare un poeta anonimo. Purtroppo scomparve a soli 27 anni, ma ancora oggi la sua morte è avvolta nel mistero. Ne esistono infatti diverse e fantasiose versioni, ma forse la teoria migliore (nonché quella più poetica) è proprio quella proposta dal performer marchigiano sul palco.

In questa sua lezione-spettacolo, Catà ha saputo dare l’ennesima prova della sua innata bravura come storyteller e animale da palcoscenico, che riesce sempre a tenere agganciato il pubblico grazie alla sua incredibile capacità di compiere voli pindarici da una storia all’altra nonché alla sua spiccata ironia.

Sul palco è stato affiancato da Ludovica Gasparri (piano e voce), la quale ha saputo riarrangiare egregiamente diverse celebri canzoni del repertorio dei Doors come Ride is on the storm, People are strange, The Crystal Ship e Light my fire.

Lo spettacolo è un appuntamento di Teatro da sballo!, nuova sezione fuori abbonamento della stagione promossa dal Comune di Macerata e dall’Amat e realizzata con il contributo della Regione Marche e del MiC.

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