Cafiso – Brecker ad Ancona


21 Lug 2004 - News live

Una delle stelle dell'Ancona Jazz Summer Festival (AJSF) è di sicuro l'altosassofonista Francesco Cafiso, se non altro per quella legittima curiosità che pervade chiunque (compresi i Manhattan Transfer, con i quali, a sorpresa suonerà questa sera) di fronte ad un bambino prodigio. Francesco ha appena compiuto quindici anni, ma il suo nome circola nell'ambiente fin dal 2001, quando vinse il premio Massimo Urbani di Urbisaglia. E addirittura aveva già una certa esperienza alle spalle, avendo cominciato in pratica a nove anni. Pensiamo anche che non si sta parlando di qualcuno nato a Milano o Roma o Bologna, ma di un siciliano (vicino Ragusa) abbastanza lontano da sollecitazioni jazzistiche. Gli basta l'ascolto di qualche disco di Phil Woods e capisce tutto. La scioltezza tecnica, sbalorditiva, è tanto naturale che gli bastano poco più di sei mesi per svolgere l'intero programma di quattro anni (!) di insegnamento. Per il solfeggio è sufficiente il papà . Si accorge di lui Paolo Piangiarelli, famoso organizzatore di Macerata e produttore discografico, che non esita un attimo a mettergli sotto musicisti importanti. E' presto fatta: Wynton Marsalis lo vede in azione al festival di Pescara e lo vuole accanto a sè in una lunga tournèe negli Stati Uniti, i giornali cominciano a parlare di lui sempre più spesso, il pubblico generico trova il suo nome in ogni rivista, soprattutto non di settore musicale, e la televisione non manca di ospitarlo in trasmissioni di grandissima audience ( Amici di Maria De Filippi e il recente festival di Sanremo, magari oltre mezzanotte, ma fa lo stesso). Comunque, tutto serve; Francesco viene presentato a New York lo scorso gennaio presso l'annuale convention tra tutti gli operatori del settore e ha modo di suonare ogni sera di fronte ai più importanti manager, impresari e musicisti del mondo. La sua agenda si infittisce di appuntamenti. Ma Francesco, nonostante l'età , sembra avere i piedi bene a terra, anche perchè al suo fianco ci sono sempre i genitori a fargli capire le difficoltà della vita e a trattarlo come un ragazzo qualsiasi, alle prese con i problemi scolastici soprattutto. Il Teatro delle Muse, finora aperto soltanto per le grandi star, è il miglior riconoscimento alla sua bravura e al suo talento sconfinato.
Lo sfidante, adesso, Michael Brecker. Non vediamo l'ora di ascoltarlo con il suo nuovo quartetto, tutto italiano. Se si provasse a chiedere a qualsiasi intenditore o conoscitore anche superficiale di jazz quattro o cinque nomi di sassofonisti tenori realmente importanti negli ultimi venti anni di musica, è altamente probabile che verrà citato MICHAEL BRECKER. Bianco, da poco passati i cinquantanni, Brecker si è imposta grazie ad una discografia monumentale che l'ha visto sideman di lusso in oltre cinquecento registrazioni, di ogni genere e stile. Perchè è vero che la qualità principale di questo musicista è la duttilità strumentale, fattore che gli ha giovato non poco sul piano della popolarità , unita naturalmente a un bagaglio tecnico di prim'ordine, da lasciare stupiti per facilità di fraseggio e bellezza di suono. I dischi da leader sono stati molto meno, visto che il nostro di regola fugge da situazioni di routine o da sedute improntate al disimpegno. In realtà ha sempre scelto il meglio dei musicisti in circolazione per concept album, dalla chiara impostazione progettuale. Anche negli anni '70, quando il jazz-rock dilagava, Michael seppe interpretare al meglio quelle tendenze prima con il fratello Randy, apprezzato trombettista, nel gruppo The Brecker Brothers , che riscosse un successo mondiale, e poi con gli Steps Ahead , codiretto con il vibrafonista Mike Mainieri, che divenne punto di riferimento per i complessi fusion di derivazione acustica. Da allora non c'è jazzista di nome che non abbia suonato con lui, sia in disco che dal vivo. Stranamente, ad Ancona Jazz , Michael Brecker non ha mai suonato, al contrario del fratello. E la sua prima volta coincide con una formazione del tutto nuova, in sostanza un organico ridotto del recente quindectet con il quale ha inciso l'ultimo disco, Wide Angles , già premiato con due Grammy Award (miglior gruppo allargato e migliore arrangiamento). In mezzo a tanta classicità , Michael Brecker rappresenta l'attualità più stretta del jazz, quando intelligenza e bravura vanno a braccetto. Un concerto quasi obbligatorio per chi è interessato all'evoluzione della musica afroamericana, alle combinazioni sonore inusuali, all'ascolto di un fuoriclasse riconosciuto dovunque.
Alle 23,45, la pianista cantante Dena DeRose in solo e il duo del pianista Bill Mays con il bassita Martin Wind, inaugurano il Ridotto Jazz Club delle Muse.

Info:
Programma dettagliato e prezzi su:
www.anconajazz.com
www.teatrodellemuse.org


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