Bologna: IL FLAUTO MAGICO


28 Feb 2003 - News classica

IL FLAUTO MAGICO (DIE ZAUBERFLà TE)
Favola musicale in due atti di Emanuel Schikaneder
Musica di
WOLFGANG AMADEUS MOZART

FEBBRAIO 2003
DOMENICA 23, ORE 18.00 Prime
MARTEDà 25, ORE 20.30 Sera 1
GIOVEDà 27, ORE 20.00 Sera 2
MARZO 2003
SABATO 1, ORE 18.00 Fuori abbonam. 1
MARTEDà 4, ORE 20.00 Sera 3
GIOVEDà 6, ORE 18.00 Pomeriggio
DOMENICA 9, ORE 15.30 Domenica
MARTEDà 11, ORE 16.00 Scuole

Tamino GUNNAR GUDBJORNSSON
Prima Dama RUXANDRA VODA
Seconda Dama MARINA COMPARATO
Terza Dama ROMINA BASSO
Papageno MARKUS WERBA
Regina della notte ERIKA MIKLOSA
Monastatos SERGIO BERTOCCHI
Pamina SVETLA VASSILEVA
Primo fanciullo MARGHERITA COLOMBINI
(4,6,9,11 marzo) MARTINA BACCOLINI
Secondo fanciullo CARLOTTA MIRRI
(4,6,9,11 marzo) CLELIA GRIGNAFFINI
Terzo fanciullo GIULIA COLOMBINI
(4,6,9,11 marzo) FRANCESCA PEDONE
Oratore, Primo sacerdote, Secondo armigero ALEXANDRE VASSILIEV
Sarastro ALFRED REITER
(1,4,6,11 marzo) REINHARD DORN
Papagena ELENA BAKANOVA
Secondo sacerdote, Primo armigero ANDREAS SCHAGERL
Primo schiavo KARL-HEINZ MACEK
Secondo schiavo RAINER REIBENBACHER

direttore KAZUSHI ONO
altro direttore JOHANNES WILLIG (9, 11/03)
regia DANIELE ABBADO
scene EMANUELE LUZZATI
costumi SANTUZZA CALà
coreografia GIOVANNI DI CICCO
luci LUIGI SACCOMANDI
maestro del coro GEA GARATTI
assistenti alle scene MICHELE G. OLCESE
ROBERTO REBAUDENGO
assistente ai costumi ELENA CARVENI

In lingua originale con sopratitoli in italiano

Allestimento Teatro Carlo Felice, Genova

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
BAMBINE DEL CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO COMUNALE
istruite da SILVIA ROSSI

IL FLAUTO MAGICO (DIE ZAUBERFLà TE)
Die Zauberflà te. Argomento e struttura drammaturgica dell'opera.

A cura di Stefano Parisi (fonte: il sito del Teatro Comunale di Bologna)

ATTO PRIMO
Antico Egitto immaginario. Tempio circolare. Sullo sfondo paesaggio montuoso. [1]

Dalle rocce scende Tamino, giovane principe egizio in abito da caccia, inseguito da un serpente. Invoca disperatamente soccorso ma, sfinito e quasi sopraffatto, cade svenuto [2]. Dal tempio escono tre Dame velate, armate d'argentee lance, che uccidono il serpente. Celebrata la vittoria, si soffermano a contemplare la bellezza del volto del giovane, poi si allontanano per informare la loro sovrana, Astrifiammante, Regina della Notte. Tamino, ripresi i sensi, osserva i resti del rettile. Da lontano s'ode un suono di flauto: è Papageno, un uccellatore vagabondo vestito di piume, servitore della Regina della Notte, che canta accompagnandosi con un piccolo flauto di Pan [2]. Il giovane principe crede di dovere a lui la salvezza ed interroga Papageno che, sbalordito, conferma le supposizioni, ma è subito smascherato e punito per la sua menzogna dalle tre Dame, che gli serrano la bocca con un lucchetto d'oro. Poi riferiscono di averlo tratto in salvo per intercessione della Regina della Notte e gli mostrano il ritratto di Pamina, sua figlia: il giovane se ne innamora perdutamente [4]. Con fragore di tuono appare in cielo Astrifiammante sul suo trono di stelle che spiega a Tamino che la figlia è stata rapita dal malvagio stregone Sarastro: chiede di liberarla, promettendola in sposa [5]. Il giovane si dichiara pronta all'impresa. Le Dame gli donano un flauto magico il cui suono tramuta la tristezza in gioia e l'orgoglio in amore – che lo proteggerà dai pericoli di cui è disseminato il cammino verso il tempio del perfido Sarastro [6]. La punizione inflitta a Papageno è stata esemplare – se fosse inflitta a tutti i bugiardi, nel mondo regnerebbero amore e fratellanza: lo liberano dal lucchetto e, consegnatogli un carillon fatato, gli intimano di scortare Tamino nell'impresa. Lungo la via saranno aiutati da tre Genietti.

Sontuoso salone egizio nel palazzo di Sarastro.

Tre schiavi commentano con sarcasmo la fuga della bella Pamina, rallegrandosi per la mala sorte che attende il loro padrone, il moro Monostatos, che importunava la giovane con profferte d'amore. Ma il tentativo di fuga è stato vano: Pamina è ricondotta da costui con la forza al tempio. Dalla finestra sopraggiunge Papageno e Monostatos, credendo sia un diavolo, fugge spaventato [7]. Papageno rivela alla fanciulla di essere stato inviato da Astrifiammante, insieme con un giovane principe che l'ama, per ridarle libertà . I due, pieni di speranza, esprimono la loro fede nella forza dell'amore che erge l'uomo a divinità . Poi si allontanano [8].

In un boschetto, guidato dai genietti, Tamino giunge dinanzi a tre templi recanti diversi epigrammi: in mezzo il tempio della Sapienza, a destra la Ragione, a sinistra la Natura [9]. I tre spiriti guida invitano il principe a varcare uno dei tre ingressi raccomandando costanza, pazienza e riservatezza, poi spariscono. Tamino batte al portale a destra poi a sinistra ma una voce lo fa arretrare. Ad un tratto si spalanca la porta del tempio della Sapienza. Appare un sacerdote: il giovane riferisce di cercare Sarastro onde punirlo in nome di una donna infelice. Il sacerdote, però, spiega che Sarastro non è un malvagio stregone bensì l'alto prelato del Tempio del Sole. Il giovane vorrebbe saperne di più ma non gli è concesso: l'arcano si svelerà solo quando il rancore avrà abbandonato il suo cuore. Quando il sacerdote s'allontana, le voci di un coro invisibile confortano Tamino sulla sorte dell'amata: ella vive. Spinto dalla gioia suona il flauto: magicamente, animali selvatici d'ogni specie sbucano dai loro abituri per ascoltarlo, incantati. Da lontano s'ode la melodia del piccolo flauto di Papageno: seguendo i suoni dei rispettivi strumenti Tamino e Papageno, che conduce Pamina, si cercano senza tuttavia riuscire ad incontrarsi. I due, però, sono incalzati da Monostatos e dagli schiavi che tentano catturare di nuovo la fanciulla. Per neutralizzare gli inseguitori, Papageno aziona il carillon magico costringendoli a danzare e marciare come automi.

Preceduto da un improvviso suono di trombe e da un fastoso corteo giunge Sarastro su un carro trainato da sei leoni. Pamina gli si prostra ai piedi chiedendo perdono per la fuga a cui è stata costretta per sottrarsi alle attenzioni morbose Monostatos. Sarastro, magnanimo, la consola ma rifiuta di lasciarla tornare presso la madre, donna superba, indegna di regnare. Intanto Monostatos, certo d'esser perdonato per i misfatti commessi, trascina Tamino incatenato al cospetto di Sarastro: il principe e Pamina si riconoscono al primo sguardo e si gettano l'uno nelle braccia dell'altra. Sarastro ordina che Monostatos sia punito. Poi rivoltosi ai due innamorati li invita alla purificazione attraverso molteplici prove prima di unirsi per sempre, quindi fa addurre Tamino e Papageno al tempio dell'iniziazione. Il coro inneggia alla divina saggezza di Sarastro.

ATTO SECONDO
Bosco di palme.

Preceduto da una schiera di sacerdoti s'avanza Sarastro [10]: annuncia ai suoi ministri che desidera accogliere il principe Tamino nella cerchia degli iniziati. Sarà sottoposto alle prove prescritte. Poi rivela al giovane d'aver fatto rapire Pamina per sottrarla all'influsso della madre: è a lui che è destinata dal volere degli dei. La richiesta è accolta con un triplice suono di corni e Sarastro invoca Iside e Osiride affinchè donino alla nuova coppia spirito di saggezza [11].

A notte fonda Tamino è condotto da due Oratori nell'atrio del tempio per essere sottoposto alla prima prova [12]: dovrà mantenere il silenzio qualunque cosa accada e a diffidare delle donne. Imperversa una tempesta. Con lui è anche Papageno spaventato dal fragore dei tuoni e dal bagliore dei fulmini: solo la velata promessa, fatta dagli Oratori, di ottenere finalmente una compagna riesce in parte a calmarlo. Alla saldezza d'animo di Tamino si oppone lo scetticismo di Papageno a cui è preclusa ogni via di purificazione a causa della sua semplicità . Da una botola spuntano le tre Dame, inviate dalla Regina della Notte per costringerli a parlare. Tutti i tentativi sono respinti: la prima prova è superata [13].

Intanto nel giardino delle delizie Monostatos si avvicina furtivamente a Pamina addormentata: anche ad un moro deve essere concesso di amare. Vorrebbe baciarla [14], ma è scacciato da Astrifiammante. Ridestata, la fanciulla si getta nelle braccia della madre. Ella rivela che Tamino l'ha abbandonata per consacrarsi agli eletti: non potrà più proteggerla e le confida che suo padre, sul letto di morte, aveva consegnato agli iniziati di Sarastro il settemplice cerchio del sole , simbolo di potere, pensando che non spettasse ad una donna. Alla figlia non resta altro che fuggire con l'amato ma solo dopo aver ucciso Sarastro. Poi, presa dall'ira, porge un pugnale intimando di vendicarla o sarà ripudiata per sempre [15]. Monostatos, non visto, ha ascoltato tutto propone a Pamina una congiura contro Sarastro a patto che ricambi il suo amore: in caso contrario rivelerà l'intrigo. Sopraggiunge Sarastro che, dopo aver scacciato Monostatos, si rivolge paternamente a Pamina spiegando che solo l'amore, non la vendetta, conduce alla felicità [16].

Nella sala del tempio, Tamino e Papageno sono invitati dai sacerdoti a rimanere ancora in silenzio. Papageno però inizia a lamentarsi per la sete. Da una botola sale un'orribile vecchia che porgendogli dell'acqua confida di esser innamorata di lui. Non appena domanda quale sia il suo nome, il fragore d'un tuono la fa sparire richiamando Papageno al dovere. Ricompaiono i genietti [17], che recano gli strumenti magici e una tavola imbandita alla quale i due potranno rifocillarsi prima di continuare la prova. Mentre Papageno si consola mangiando, Tamino, triste, suona il suo flauto. Sopraggiunge Pamina: alla sua gioia di rivedere l'amato, Tamino non può rispondere, e tace. Disperata, Pamina crede di non essere più amata [18] e desidera la morte.

Nella cripta delle piramidi i sacerdoti sono radunati in preghiera [19]. Sarastro esorta i due innamorati a pazientare: altre prove più difficili li attendono [20]. S'ode un richiamo di corni: gli innamorati si salutano. Rimasto solo, Papageno medita, al suono del carillon, sulla propria solitudine e spera di incontrare presto una ragazza a cui piacere [21]. La voce dell'oratore lo redarguisce e, nello stesso tempo, lo perdona per la modestia dei suoi desideri. Riappare la vecchia, che si trasforma in una bella e giovane Papagena, vestita di piume, scomparendo però non appena egli cerca di abbracciarla. Non n'è ancora degno.

In un lussureggiante giardino i tre genietti annunciano gioiosi l'alba allegoricamente il trionfo della sapienza solare sull'oscurità della superstizione [22]. Scorgono Pamina, che credendosi abbandonata da Tamino, tenta di uccidersi, ma la rassicurano sui sentimenti dell'amato e la conducono d'incanto al suo fianco come sostegno per le ultime due prove: quella del fuoco e quella dell'acqua .

Paesaggio montuoso. Tamino, scortato da armigeri, giunge davanti ad un cancello di là dal quale si scorgono due montagne da cui fuoriescono alte fiamme e una cascata. Gli armigeri leggono gli epigrammi incisi su una piramide: chi si purifica mediante fuoco, acqua, terra e aria vincendo la paura della morte sarà degno del cielo e del culto di Iside. S'apre il cancello e gli amanti s'avviano, per mano, verso le prove: Pamina esorta l'amato a suonare il flauto magico che suo padre aveva intagliato da una quercia millenaria. I due passano illesi tra imponenti colonne di fiamme e d'acqua. Ad un tratto s'ode un coro festanti che acclama al trionfo della coppia e al loro ingresso nel tempio di Iside.

Nel giardino Papageno, disperato per la scomparsa di Papagena, tenta di impiccarsi, ma è prevenuto dai genietti che gli suggeriscono di azionare il carillon magico: la fanciulla riappare. Felici si riabbracciano: la loro unione sarà rallegrata da una numerosa progenie di Papageni e Papagene [23]. Dal sottosuolo emergono minacciosi Monostatos, la Regina della Notte e le tre Dame. Penetrano nel tempio e tentano di uccidere Sarastro e i suoi accoliti, ma sono inghiottiti da un terremoto. Subito la luce abbagliante del giorno invade l'antro che si tramuta nel Tempio del Sole. Sarastro e i sacerdoti celebrano la vittoria della luce sulle tenebre [24], mentre Tamino e Pamina sono accolti nel regno ricevendo la corona della bellezza e della saggezza.

Schema drammaturgico dell'opera:

[1] Ouvertà re
[2] N 1 Introduzione: Zu Hà lfe, zu Hà lfe! Tamino, Dame.
[3] N 2 Aria: Der Vogelfà nger bin ich ja Papageno.
[4] N 3 Aria: Dies Bildnis ist bezaubernd schà n Tamino.
[5] N 4 Rec. vo e aria: O zitt're nicht… Zum Leiden bin ich auserkoren! Regina della Notte.
[6] N 5 Quintetto: Hm, hm, hm! Papageno, Tamino, Dame.
[7] N 6 Terzetto: Du feines Tà ubchen, nur herein Monostatos, Pamina, Papageno
[8] N 7 Duetto: Bei Mà nnern, welche Liebe fà hlen Pamina, Papageno
[9] N 8 Finale Primo: Zum, ziele Fà hrt dich diese Bahn Tamino, tutti.
[10] N 9 Marcia dei Sacerdoti.
[11] N 10 Aria: O Isis und Osiris Sarastro, coro.
[12] N 11 Duetto: Bewahret euch vor Weibertà cken Primo e secondo Oratore.
[13] N 12 Quintetto: Wie? Ihr an diesem Schreckensort? Tamino, Papageno, Dame.
[14] N 13 Aria: Alles fà hrt der Liebe Freuden Monostatos.
[15] N 14 Aria: Der Hà lle Rache Regina della Notte.
[16] N 15 Aria: In diesen heil'gen Hallen Sarastro.
[17] N 16 Terzetto: Seid uns zum zweitenmal willkommen Genietti
[18] N 17 Aria: Ach, ich fà hl's, es ist verschwunden Pamina
[19] N 18 Coro di sacerdoti: O Isis und Osiris!
[20] N 19 Terzetto: Soll ich dich, Teurer, nicht mehr sehn Pamina, Tamino, Sarastro
[21] N 20 Aria: Ein Mà dchen oder Weibchen Papageno
[22] N 21 Finale Secondo: Bald prangt, den Morgen Pamina
[23] Duetto: Papagena, Papagena Papageno, Papagena.
[24] Re. vo e Stretta: Die Strahlen der Sonne Sarastro, tutti.

Info e prenotazioni:
Biglietteria
Largo Respighi, 1 – 40126 Bologna
Tel. 051.529999 – Fax 051.529995


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