Avion Travel, levità e raffinatezza


di Fernando Romagnoli

7 Mar 2020 - Approfondimenti live

Breve ma interessante e intenso saggio sugli Avion Travel, raffinati poeti della musica e della parola fuori dal coro.

Originalità, serietà, rigore, sapienza artigiana e insieme leggerezza e ironia: sono le credenziali artistiche degli Avion Travel. Quattro musicisti casertani (erano sei originariamente, quando la band si faceva ancora chiamare Piccola Orchestra Avion Travel), tecnicamente preparatissimi. Il gruppo, che prende il nome da un’agenzia di viaggi della loro città, nasce all’ inizio degli anni ’80, agli albori della “nuova ondata” del rock italiano. Peppe Servillo, Fausto Mesolella (venuto a mancare qualche anno fa), Mimì Ciaramella e Vittorio Remino, che propongono atmosfere soffuse e gentili, temi raffinati e “aerei”, ironici e surreali, ricercati ed eleganti.

Nel loro universo poetico e musicale potremmo annoverare, come fonti ispirative (diamole così, alla rinfusa) la Penguin Cafè Orchestra, Caetano Veloso, Les Negresses Vertes, Kurt Weill, Raffaele Viviani, Domenico Modugno, Nino Rota, Paolo Conte.

Una musica, la loro, che è stata definita dalla critica, fin dai primi album, fin, segnatamente, da Bellosguardo, del 1991 e poi, soprattutto, dal magnifico, sublime Opplà, uscito due anni dopo, “musica leggera da camera” ed anche “la nuova via della canzone d’autore”, oltre gli steccati asfittici e i moduli monocordi e monocromatici di certo cantautorato italico.

Alieni dallo slogan del “messaggio urlato”, come anche da questioni e preoccupazioni di look, sideralmente lontani dalla “musica gastronomica”, per dirla con Adorno, e insieme dalla bolsa ovvietà e dalla cinica volgarità della comunicazione mediatica, gli Avion Travel hanno esibito, da sempre, fin dall’affacciarsi sulla scena musicale italiana con il loro inedito progetto estetico, una personalissima, scintillante cifra stilistica.

E sono riusciti imprevedibilmente, muovendo da queste premesse, da questo atteggiamento programmatico, a vincere meritatamente, nel 2001, un’edizione del Festival di Sanremo, con un brano, “Sentimento“, cucito su misura per l’occasione. Riuscendo, anche, ad “accedere” ad un pubblico più vasto rispetto a quell’intellettuale nicchia di musicofili che fino ad allora era, più o meno, il loro pubblico. A scrollarsi dunque un po’ di dosso quell’etichetta da cult -band, oggetto di una passione quasi “clandestina”. E senza mai vendere l’anima al diavolo, o al “mercato”, che è lo stesso.

Due anni prima, sempre nella “città dei fiori” (come cantava De Gregori in quel brano, Festival, dedicato a Luigi Tenco), in quella sagra del nazionalpopolare, sempre più una televisiva, paludosa e indigeribile spettacolarizzazione del nulla, avevano vinto il Premio della Critica, con Dormi e sogna.

Uno spirito da spregiudicati, eccentrici ricercatori e un culto per l’inventiva e la creatività sbrigliata, una vena cosmopolita e un gusto spiccato per la contaminazione, che combina citazioni colte (pensiamo qui, anche, a Pasolini) e radici folk (con richiami alle feste di piazza e alle orchestrine paesane), incursioni nell’avanguardia e nel teatro surreale con spunti minimalisti e melodie mediterranee e partenopee, ritmi sudamericani e orchestrazioni jazz. Il tutto all’insegna dell’emozione sottile, del buon gusto, di una musicalità sofisticata, evocativa, magicamente sospesa.

E poi le liriche, curatissime, in cui si aggirano a volte personaggi bizzarri, lunatici, inconsueti. Un’umanità, tuttavia, non artefatta, ma vera, autentica, la cui esistenza scorre parallelamente alla nostra, senza spesso intersecarla, “sfiorarla”. Come i grassi / dai pesanti passi, / con l’anima affannata in fondo al cuore.

Un universo, il loro, accostato e schizzato con levità e commozione, stupore e ironia, con grande poesia:

Se la gravità sorprende i passi, così, / E’ sicuro che noi, noi siamo i grassi / Dai pesanti passi, / L’anima affannata in fondo al cuore / Che fa, fa fatica a salire / Respirando quell’aria che fa venire fame, / Vittime del peso indisponente / Pratichiamo ostacoli / Sospettosi della nostra capacità / Vittime del peso indisponente / E’ possibile la leggera vita / Che forse ci riporterà un po’ più su / Un po’ più su… (La leggera)

Testi, ancora (e pensiamo qui, soprattutto, a quel vertice sontuoso che resta, per noi, Opplà), che evidenziano un lessico ricercato, che sa attingere all’intelligenza dei sentimenti, oltre la banalità del quotidiano e della narrazione canonica, che viaggia costantemente tra invenzione e surrealtà, ironia, autoironia e minimalismo. Testi in cui si rincorrono virtuosismi stilistici assortiti, rime, allitterazioni, assonanze, preziose sfumature, parole in libertà, che si incastonano perfettamente nelle loro trame sonore.

Come, ad esempio, Cuore grammatico, una “grammatica” e “sghemba” dichiarazione d’amore, un amore spaiato, asimmetrico. Una perla elegante e raffinata, una canzone che è anche un esercizio di stile, con la sua concentrata, divertita bellezza. Ritmi latini e un irresistibile impasto chitarra-fiati. E con Peppe Servillo, il frontman, il cantante del gruppo, che si prende la scena, su un palco che non ha bisogno di spettacolari scenografie e di pirotecnici effetti speciali. Istrionico, carismatico, “danzante”, capace di “vestire” le loro proposte con la mimica della sua faccia gommosa, con quella gestualità teatrale e una voce duttile e penetrante, capace di drammatizzazione e ironia, di ardue impennate e di svolazzanti, aerei arpeggi.Unica, talmente nuova da sembrare unica / Mi laverò, mi vestirò per sembrare almeno decente / Di fronte a te che sembri unica. / Mistica, talmente buona da sembrare mistica / Santo sarò, io pregherò per sembrare devoto credente / Di fronte a te che sembri mistica… / Ma la passione ha un’altra grammatica. / Etica, talmente dritta da sembrare etica /Laico sarò e studierò la maniera di fare politica / Senza toccare la poetica. / Bella mia, talmente bella da fare un’estetica / L’arte farò e studierò la maniera di fare l’erotico / Senza guastare la tua estetica / Ma la passione ha un’altra grammatica…

Avion Travel – Cuore grammatico (live): Video tratto dalla registrazione del concerto degli Avion Travel, dal tour “Retour 2017”, performance live registrata a Monte Urano, Piazza della Libertà (FM) il 09/08/2017.

Nota biografica:
Fernando Romagnoli risiede a Fermo. Laureato in Filosofia all’Università di Macerata, in Sociologia e Lettere all’Università di Urbino, si interessa di musica e letteratura. Collaboratore delle Edizioni De Agostini e bibliotecario, da molti anni è insegnante di Lettere. Si è dedicato alla scrittura poetica e critica, partecipando al dibattito culturale con interventi e saggi. Collabora con MusiCulturaonline (www.musiculturaonline.it).
Ha pubblicato, per la poesia, “Il tempo e i giorni” (Pescara, 1989), “Di sangue e d’oro” (Pescara, 2010), “La bellezzaquieta” (Pescara, 2015). E i saggi “L’inarrivabile vita – Lettura di Pavese” (Bologna, 1991-Premio Bontempelli-Marinetti) e “Una luna in fondo al blu – Poesia e ironia nelle canzoni di Paolo Conte” (Foggia, 2008), Un’invincibile estate – Passione di vivere in Albert Camus” (Pescara, 2017).

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