Ascoli tra prime e provincialismo


Silvana Scaramucci

10 Dic 2003 - Commenti classica

Tre opere in cartellone al Ventidio Basso di Ascoli Piceno: due già rappresentate, il Don Giovanni di Mozart (7 e 9 novembre) e The Wings of Daedalus (28-29-30 novembre) mentre La Traviata</b< di Verdi costituirà lo spettacolo prenatalizio, data la popolarità di tale melodramma, in scena giovedì 18 e sabato 20 dicembre, ore 20,30. Il primo titolo – il dramma giocoso in due atti di W.Mozart su libretto di L. Da Ponte, attesissimo dal pubblico ascolano in quanto poco rappresentato pur trattandosi di un capolavoro del grande salisburghese -, ha sconcertato alquanto per una serie di disarmonie che lo ha contrassegnato. La regia di Rocco Pugliese, curatore pure dei costumi e delle scene, ha presentato infatti, un'altalena di alti e bassi che non ha certamente giovato al completo godimento dell'opera. L'apertura scenografica, indubbiamente efficace nella resa del clima voluttuoso che si è cercato di sottolineare secondo una nuova lettura dell'opera in oggetto, si è fatta apprezzare in più d'un quadro, complice anche l'espediente dello specchio che troneggiava nello sfondo del palcoscenico, ma alla lunga è risultata un po' troppo fissa e pressochè risicata nella prospettiva. Le scene più belle sono state quella d'apertura, quella che ospitava i cori, quella del banchetto conclusivo dell'opera. Ma il convitato di pietra, più somigliante a un monumento a Garibaldi anzichè al personaggio ieratico che si evince dal libretto, ha contribuito a rendere piuttosto goffa l'atmosfera del dramma che volgeva in tragedia. Tra gli interpreti va reso merito al bravo Romano Franceschetto in Leporello, all'ascolano Roberto Cruciani nei panni di Don Ottavio, alle voci sopranili di Fiorella Di Luca in Zerlina e Susanna Savic in Donna Elvira e, soprattutto, al soprano scuro Yang Kyung Hee in Donna Anna. Il Don Giovanni di Silvano Carroli è apparso invece poco convincente per la durezza interpretativa di un timbro vocalistico ben studiato ma poco melodioso, nonostante una chiara dizione vocale ed espressiva. L'orchestrazione del m.o Marco Berdondini non ha certo valorizzato un cast nel complesso dignitoso. La sua bacchetta ha diretto con suoni aspri e finanche sopra le righe fino a coprire le pur possenti voci baritonali e sopranili, tutto lo svolgimento del melodramma, non riuscendo a restituire alcuna tonalità della partitura mozartiana. Sul clavicord poi, è sorto qualche dubbio circa il giusto accordo, sminuendo il passo musicale più bello dell'opera vieni alla finestra o mio tesoro! . La voluta rarefazione dello spazio e del tempo ha conferito al tutto una contestualizzazione accettabile, accentuando l'accento sulla drammaticità del lavoro. THE WINGS OF DAEDALUS ha debuttato in anteprima nazionale sul palcoscenico del Massimo ascolano l'opera del regista Maurizio Squillante The Wings of Daedalus scritta a due mani da Fabio Squillante e David Haughton, drammaturgia di Sebastiano Fusco e lo stesso Maurizio Squillante, scenografia di Rocco Pugliese Eerola, coreografia di Hervè Robbe, costumi di Frèdèric Pineau, maestro delle voci Guido D'Angelo. Tre rappresentazioni non onorate dal pubblico ascolano, avvezzo a un teatro più che altro tradizionale, soprattutto in fatto di opera lirica, dimostrando scarso interesse per l'evoluzione culturale della musica e della ricerca di spettacolo. Ci dispiace di dover insistere sul gusto prettamente provinciale (e qui la connotazione è negativa) di una città , come è Ascoli Piceno, che non si apre neppure per pura curiosità a voler valutare gli sforzi dell'Amministrazione comunale che ha avuto il coraggio di una così bella proposta. Difficile ma bella, da gustarsi con la ragione piuttosto che col sentimento, che non coinvolge ma induce a riflettere, a confrontarsi con quelli che sono, ormai, i nuovi linguaggi! Se The Wings of Daedalus fosse stato proposto in un qualsiasi altro teatro di una qualsiasi altra città universitaria marchigiana, avrebbe sortito un'accoglienza diversa. L'opera ha un impianto multimediale e utilizza il linguaggio della cibernetica. Del mito di Dedalo conserva solo l'essenza, ossia il significato puro del mito che sopravvive nei millenni quale unico filo conduttore della comprensione del mistero umano, della forza del pensiero soprattutto, dell'aspirazione al volo verso la liberazione totale, il puro librarsi nei districanti meandri e viluppi dell'essere inteso come contingenza, come naturalità . Il messaggio del lavoro teatrale è stato forte e audace, per questo ne abbiamo apprezzato maggiormente la messinscena che ha attinto a tutti i mezzi tecnologici possibili per una rappresentazione di grande impatto scenografico, vocalistico, sonoro, plastico. Due ore di spettacolo mozzafiato, in cui la sintesi della natura umana e biomeccanica ha sortito effetti sorprendenti insinuando non di rado angoscia negli spettatori, soprattutto nella dissacrazione del cervello umano esplorato dalle telecamere a mo' di laboratorio radiologico. Ma tant'è che queste violazioni vengono vissute proprio in itinere e maggiormente in un futuro prossimo-venturo. Apprezzamenti vanno all'ideazione delle luci di Stefano Pirandello, ai tecnici del suono Fabrizio Vanni e Marco Ruscello, al tecnico delle luci Orlando Zambito. L'opera si avvale di una sapiente coreografia che ha conferito ai corpi degli artisti una duttilità plastica in cui il segno geometrico è diventato linguaggio dell'essere e del movimento esistenziale, volto al difficoltoso districamento di ancestrali e avveniristici impedimenti, resi opportunamente da tubi, vasche, spirali di ogni tipo. L'aspetto sonoro dell'opera – perchè soprattutto di opera lirica si tratta – utilizzando l'elettronica a tutto campo, si è spinto a sorprendenti sconfinamenti nella musica oltre alle dissonanze della contemporaneità . Così pure nelle voci, che hanno perso timbri umani fino ad assumere, nei toni sopranili, di contralto, di tenore, di contro-tenore valenze puramente metalliche. Bravissimo l'intero cast: Deadalo, il soprano Pauline Vaillancourt, Cocalo l'attore David Haughton, Perdice Alessandro Carmignani, Minasse, voce recitante di Clive Riche.
(Silvana Scaramucci)


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *