A Villa Torlonia, Roma, la trascendenza del barocco


di Andrea Zepponi

16 Apr 2022 - Commenti classica

Al via il progetto per il Festival di Musica barocca del secondo Municipio di Roma Capitale con lo Stabat Mater di Pergolesi. Grande prova del contralto Francesca Ascioti.

L’occasione di ascoltare lo Stabat Mater di G.B. Pergolesi e altri grandi brani rappresentativi di autori del barocco a Villa Torlonia nello splendido teatro in stile neoclassico il 10 aprile alle ore 18, domenica delle Palme, ha offerto anche la chance di assistere al via del progetto per la realizzazione di un Festival di Musica barocca del secondo Municipio di Roma Capitale, il cui tema portante non può che essere la Rinascita. Dopo l’assordante e doloroso silenzio degli ultimi due anni, la stagione musicale riprende vita con un concerto in presenza con cui si vuole narrare il passaggio dall’immobilità senza suono che il Covid ha imposto a un nuovo tempo scandito dal ritmo della speranza, del risveglio, della ripartenza. Stat Crux dum volvitur orbis. E quale città, se non quella eterna, poteva annunciare attraverso la musica una nuova rinascita, un nuovo inizio? Il dolore non smetterà mai di esistere, così come la malattia e le guerre, ma l’arte, sia essa in note, in immagini o in parole, contiene in sé una cura ai mali dell’anima e, forse, del corpo, lenisce dolori, salva dal buio. Rinascere oggi significa puntare, forse ancora più di prima, sulla forza dell’arte, sul potere – educativo, curativo, sociale – che la musica, ma non solo, può consegnare nelle mani di un popolo. In quest’ottica, bisognerebbe sempre più investire nella ricerca e nella diffusione di antichi e nuovi linguaggi, nella riscoperta di opere interessanti ed originali in grado di fornire nuovi spunti e nuova vitalità al panorama artistico perché in una ri-nascita si ritrovano sempre i pilastri della nostra storia, della nostra cultura, ma ciò che su di essi si costruisce può e deve essere un nuovo edificio, un nuovo tempio fatto sì di storia e tradizione, ma anche di innovazione e futuro. Nelle stanze dell’arte la luce non è mai la stessa e le voci raccontano sempre infinite storie differenti. Musica e immagini per il tempo di passione, lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, composto nel 1735 appena qualche mese prima della morte del compositore jesino, rappresenta mirabilmente la felice vena dell’autore, dalla quale discende la leggendaria fama che lo accompagnò già in vita e che la prematura morte consacrò definitivamente.

Nell’aristocratico circolo teatrale di Villa Torlonia, in seguito alla presentazione della Presidente del secondo Municipio di Roma Dr.ssa Francesca Del Bello e del Dr. Fabrizio Rufo, assessore alla Cultura, i quali hanno proluso al concerto, si è potuto assistere a un programma “superbarocco” con il Concerto grosso in re maggiore opera VI n.1 di Arcangelo Corelli, con l’Aria: “Turbido coelo, mare furente” dall’omonimo mottetto per contralto (Francesca Ascioti) archi e basso continuo di Leonardo Leo seguito dall’Aria “In furore iustissimae irae” dall’omonimo mottetto per soprano (Daniela Cappiello), archi e basso continuo RV 626 di Antonio Vivaldi, entrambe perorate dallo straordinario affresco drammatico dello Stabat Mater pergolesiano cui erano accostate le suddette musiche di ambito romano e veneziano in un ideale tributo alle tre grandi capitali della musica barocca italiana: Napoli, Roma e Venezia. Il tutto eseguito dalla Enea Barock Orchestra alla cui direzione era il Mº Massimo Raccanelli.

Insieme a Pergolesi la città partenopea era rappresentata da Leonardo Leo e da Francesco Durante, dioscuri della gloriosa scuola napoletana, la reputazione dei quali fu consolidata dalla loro magistrale perizia nel contrappunto, tanto ammirata da dar vita a due partiti in aspra competizione, i durantisti e i leisti. Rispettivamente a Bologna e Venezia appartengono invece Arcangelo Corelli, che operò prevalentemente a Roma, e Antonio Vivaldi la cui universale celebrità non richiede certo di essere ulteriormente illustrata. Roma è luogo di elezione per i cultori dell’arte barocca tanto nella musica quanto nelle arti figurative. Si è voluto evidentemente accompagnare l’esecuzione dello Stabat pergolesiano con la proiezione di alcuni dipinti conservati nelle chiese e nei musei romani, ragguardevoli per la superba qualità artistica, anche se non di eccessiva celebrità, tutti consacrati al Tempo della Passione.

È in questa prospettiva interdisciplinare che il secondo Municipio romano ha inteso promuovere la serata, anche come contributo alla valorizzazione del patrimonio artistico del barocco romano. Oltre a dare il via alle celebrazioni pasquali, uno degli scopi dell’iniziativa è stato quello di avviare il percorso che condurrà alla realizzazione di un festival internazionale di musica barocca, votato specialmente alla ricerca e all’esecuzione di opere inedite o poco note. Si tratta di un progetto ampio che il secondo municipio intende sostenere nel quadro di uno sviluppo incentrato sulla qualità del proprio distretto culturale. L’impressione di un ascolto e di una visione del far musica straordinari e speciali era quella da cogliere assistendo al concerto: la capacità della direzione di leggere in mondo drammatico e teatrale il barocco sonoro rispettando lo stile e tutto ciò che può divenire una esecuzione autentica è proprio solo dei grandi musicisti.

Ci è piaciuto immensamente il contralto Ascioti (registro vocale che più rappresenta il mondo musicale barocco) la quale unisce un profilo vocale indiscutibile capace di dare spessore ed espressione alle note gravi nel rispetto della lettera – un esempio per tutti, i trilli del Quae moerebat nello Stabat, così difficili da interpretare, sono stati da lei risolti in maniera impeccabile con diminuzioni inedite – e dello spirito drammatico con la sua gestualità barocca musicale e scenica. Ci siamo trovati di fronte a una cascata esaltante di cadenze che ricalcavano descrittivamente il testo dell’aria tratta dal mottetto di Leo, di quella di Vivaldi, eseguita superbamente dal soprano Cappiello con puntature acute e sbalzi di grande effetto, e una virtuosa orchestra barocca, guidata dalla spiccata direzione del Mº Raccanelli, dove, all’interno del concerto grosso corelliano, il ristretto gruppo del concertino era in perenne dialogo con il resto. Giunti, dopo aver saggiato quanto un autore napoletano come Durante possa risultare drammatico, allo Stabat pergolesiano, si è finalmente ascoltato un contralto che non è più “spalla” del soprano, ma emerge ed esprime nelle note gravi come non sanno fare quei mezzosoprani che vi si accingono impropriamente. Alla fine, grandi applausi per tutti.

STABAT MATER Fac me tecum pie flere.

Teatro Villa Torlonia – Roma 10 aprile ore 18.

  • Arcangelo Corelli: Concerto grosso in re maggiore opera VI n.1:  largo- allegro- largo- allegro- largo- allegro- allegro.
  • Leonardo Leo: Aria: “Turbido coelo, mare furente” dall’omonimo mottetto per contralto archi e basso continuo.
  • Antonio Vivaldi: Aria: “In furore iustissimae irae” dall’omonimo mottetto per soprano, archi e basso continuo RV 626.
  • Francesco Durante: Adagio- allegro dal concerto in fa minore per archi.
  • Giovanni Battista Pergolesi: Stabat Mater per soprano contralto, archi e basso continuo.
  • Daniela Cappiello soprano, Francesca Ascioti contralto
  • Enea Barock Orchestra: Paolo Perrone (maestro di concerto), Alberto Caponi, Antonio De Secondi, Iben Bagvad Kejeser, Lorenzo Marquez, Flavia Truppa (violini), Piero Massa, Giuseppe Benedetto (viole), Diego Roncalli di Montorio, Adriano Ancarani (violoncelli); Luca Cola (contrabbasso); Maria De Martini (fagotto); Salvatore Carchiolo (clavicembalo e organo).
  • Massimo Raccanelli (direttore).

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