A Parigi, al Théâtre des Champs-Elysées, successo de “Le rossignol” di Stravinskij e “Les mamelles de Tirésias” di Poulenc


di Alma Torretta

13 Mar 2023 - Commenti classica

Divertente messa in scena firmata da Olivier Py con una bravissima Sabine Devieilhe a Parigi, al Théâtre des Champs-Elysées, per due opere del secolo scorso: “Le rossignol” di Igor Stravinskij e “Les mamelles de Tirésias” di Francis Poulenc.

(Photos ©Vincent Pontet)

Il regista francese Olivier Py continua la sua esplorazione dell’opera di Francis Poulenc proponendo stavolta la sua versione de Les mamelles de Tirésias (1947), abbinandola a Le rossignol di Igor Stravinskij (1914), e ha legato i due lavori ambientandoli nella stessa cornice di un teatro, ma con prospettive invertite: per Stravinskij un teatro visto da dietro le quinte, per Poulenc un teatro visto dalla scalinata d’ingresso, facendo quindi roteare le scene. Due lavori uniti anche dal filo conduttore di Eros e Thanathos, Amore e Morte, che, come si sa, vanno a braccetto, ed il regista per questo ha voluto proporre tale inusuale dittico.

Si inizia dalla Morte, dalla storia triste del Rossignol, l’usignolo, dell’imperatore di Cina, per poi passare all’Amore, anzi sarebbe meglio dire al Sesso, nel lavoro di Poulenc con il lieto fine di Thérèse, che per protesta era voluta diventare un uomo di nome Tirésias, che torna dal marito.

Oltre all’originale scenografia, che non convince però del tutto, il successo dello spettacolo è assicurato da bravissimi interpreti a cominciare dal soprano Sabine Devieilhe, in entrambe le parti di Rossignol e Thérèse/Tirésias, spigliata in scena e vocalmente, delicatissimi i suoi scambi con il flauto, voce melodiosissima, bei pianissimi, morbidi e nitidi i vocalizzi, ma anche si fa molto apprezzare l’eleganza del timbro del tenore Cyrille Dubois che nel lavoro di Stravinskij interpreta il Pescatore che per primo resta ammaliato dalla bellezza del canto dell’usignolo e poi sarà in Poulanc il personaggio del giornalista parigino ma anche di Monsieur Lacouf.

Diversi cantanti interpretano più ruoli e questo, insieme al posticcio contesto teatrale, non aiuta la comprensione degli avvenimenti, soprattutto nel primo tempo dedicato al lavoro di Stravinskij che perde, oltretutto, molto della sua delicatezza originale di fiaba. Le scene ed i costumi, di Pierre-André Weitz, sono in colori accesi, dominanti il rosso, il nero, il verde, le vele della barca del pescatore ingegnosamente si trasformano negli occhi di un teschio, l’Imperatore (il baritono Jean-Sébastien Bou, che poi sarà anche il marito di Thérèse) è presentato in scena sin dall’inizio dell’opera come un vecchio dimesso (in modo quindi poco comprensibile), mentre la Morte (il mezzosoprano Lucile Richardot, poi la giornalaia in Poulenc) è uno scheletro, in abito da sera e ingioiellato, davvero bel riuscito.

In questa altalena di impressioni visive, la trama del Rossignol è riportata complessivamente in modo poco chiaro, ma ricca di trovate. Non convince nemmeno l’averla proposta qui in francese, l’originale libretto russo meglio adattandosi alle sonorità scelte da Stravinskij pur nella diversità tra le diverse parti dovute a momenti di composizione distanti anni.

Nel secondo tempo della serata, invece, la vicenda della trasformazione di Thérèse in uomo è raccontata in modo più intellegibile, inquadrata sotto l’insegna dello Zanzibar con bei palchetti rossi, ci sono momenti poetici come quando i suoi seni volano via come palloncini, ma anche immagini sessuali esplicite, femminili e maschili, con tanti bei ragazzi a torso nudo ammiccanti sadomaso, scene un po’ provocatorie ma proposte però in modo elegante e ironico, personaggi divertentissimi come la donna grassa, poi conigliettone rosa, (interpretato en travesti dal tenore Rodolphe Briand, bravissimo) e momenti surreali come quando piovono copiosi i bambolotti che rappresentano i 40.049 bambini prodotti in un solo giorno dal marito, e la schiuma da bagno copiosa che sgorga dalla fontana a forma di pene. Completano il cast, con ruoli in entrambe le due opere, il baritono-basso Laurent Naouri (il ciambellano ed il direttore del teatro), il soprano Chantal Santon Jeffery (la cuoca e la dama elegante), il baritono Victor Sicard (il bonzo e il gendarme), ed il baritono italiano Francesco Salvadori (un ambasciatore giapponese e Monsieur Presto). A loro si aggiungono i bravi cantanti del gruppo corale Aedes, diretti da Mathieu Romano, ed un nutrito gruppo di danzatori.

Distratti però da una tale ricchezza visiva, la musica finisce un po’ in secondo piano malgrado l’esecuzione apprezzabile garantita dai musicisti del gruppo Les Siècle diretti da François-Xavier Roth.

Gran finale con applausi in musica, buonumore all’uscita assicurato. Una coproduzione del Théâtre des Champs-Elysées con l’Opéra Nice Côte d’Azur e l’Oper Köln.

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