Video “Gaia il pianeta blu” e intervista a Francesca De Mori


a cura della Redazione

6 Apr 2020 - Video

In occasione dell’uscita del video del nuovo singolo Gaia il pianeta blu abbiamo intervistato la cantante Francesca De Mori.

D. Diamo il benvenuto a Francesca De Mori. Per prima cosa, Francesca descriviti ai nostri lettori

R. Buongiorno a voi e ai vostri lettori e grazie per questa intervista. Il mio canto, che qualcuno ha definito d’amore, e lo sento vero, è dichiarazione di esistenza come artista, autorizzazione a esserlo. Rappresenta la continuità del mio processo taumaturgico che avviene attraverso l’altro e della ricerca vocale che da anni porto avanti.

D. Gaia il pianeta blu è il tuo nuovo singolo. Come nasce la canzone e quale messaggio vuole dare all’ascoltatore?

R. Arrivano molto tempo fa testo e musica di Gaia il pianeta blu ad opera di Daniele Petrosillo, autore e bassista. La realtà che ora tocchiamo è che siamo connessi e in un momento di transizione doloroso ma sfidante. Da ogni parte si continuava a sentire che così non si poteva proseguire, ma nessuno ascoltava per davvero. La terra non ha bisogno di noi per la sua vita, non sappiamo perché esiste ma c’è, come canto nella canzone. Non siamo indispensabili alla sua esistenza e voglio pensare che questo fatto che sta accadendo sia il suo accorato, seppur inclemente, ultimo richiamo per farci modificare le nostre abitudini non solo comportamentali ma emotive. Gaia, il pianeta Blu è un brano che spero offra un piccolo aiuto, una preghiera, per riflettere in questo momento in cui abbiamo molto tempo a disposizione e in cui tocchiamo da vicino temi spesso trascurati e scomodi.

D. Il video è stato girato dall’artista Matteo De Cillis. Perché hai scelto di lavorare con lui?

R. Ho conosciuto Matteo de Cillis in una circostanza surreale. Un giorno, mentre me ne andavo alla metrò della linea verde di Milano, scorgo un suo biglietto appeso al muro. Poche parole, poetiche, che mi hanno colpita e così mi sono incuriosita e l’ho contattato. Lui è un’artista / creativo che esplora forme d’arte alternative, sperimentali, dalla produzione video, musica, alla decorazione / restauro mobili. La sua sensibilità mi ha ispirata e gli ho chiesto un video per Gaia. Gli ho lasciato “carta bianca”. Il video è girato fra Milano, Trani e Dusseldorf, un viaggio, una sua testimonianza e gli sono molto riconoscente perché lo ha fatto come atto artistico puro e scevro da qualsiasi interesse economico.

D. “Archetipi”, invece, è il tuo nuovo disco, che contiene Gaia il pianeta blu e una serie di altri brani decisamente interessanti, dove jazz e pop si incontrano. Ce ne parli?

R. Dal punto di vista compositivo la scelta è ancora quella di creare un dialogo fra jazz, cantautorato e pop, sì… La direzione è stata poi di andare verso sonorità differenti dal primo album “Altre Strade” e infatti Salvatore Pezzotti oltre al piano suona anche le tastiere e abbiamo Martino Vercesi alla chitarra nel brano di Etta Scollo, I tuoi fiori. Daniele Petrosillo aveva già scritto le musiche e mancavano i testi. L’idea di scrivere su temi psicologici e alchemici nasce dalle mie letture di Carl Gustav Jung, ma anche dal percorso di formazione in Bioenergetica, che mi hanno offerto spunti con i quali confrontarmi con Daniele Petrosillo che poi ha scritto completando l’opera. Abbiamo voluto rappresentare un ritorno alle origini, un viaggio musicale di sola andata verso un modello ancestrale, e per questo universale, che accomuna tutti. L’album contiene sette inediti arrangiati da Salvatore Pezzotti – pianista e tastierista – e un brano per piano solo scritto dallo stesso Pezzotti. L’omaggio è stato fatto all’artista Etta Scollo con il brano I tuoi fiori – ospite alla chitarra è Martino Vercesi – e Hommage à Violett e Nozières di Demetrio Stratos. Quest’ultimo un grande genio avanti anni luce nella sperimentazione vocale e cheafferma, in un’intervista, che il processo vocale non è questione di capacità, è questione di capacità mentale. Il suo lavoro non si basa sulle capacità canore ed è stato di rendere per tutti accessibili nuove tecniche da lui scoperte. Il suo grande merito è quello di aver recuperato la voce come strumento salvifico, il lavoro presintattico del linguaggio, perciò il canto ancestrale e il canto sperimentale non sono una convenzione. Il brano che abbiamo scelto appare nell’album del 1978 “Gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano”. Il tema della canzone tratta di un personaggio veramente esistito, della pazzia, del sentirsi imprigionati e quindi della parte ombra dell’archetipo del Folle. Abbiamo avuto il privilegio di avere Riccardo Misto all’overtone singing, un grande musicista e maestro che è stato anche mio insegnante di Nada Yoga. Gli archetipi sono modelli universali e profondi del funzionamento psichico, sono immagini di valore universale a cui ritorniamo in alcuni momenti della nostra vita per attingere energia e per superare momenti di difficoltà. Ci appartengono, ma se non li risvegliamo spariscono, i fenomeni di massa possono indebolirne o meno la forza. Archetipo, principio, è anche la musica e gli elementi che la costituiscono. Archetipo è Madre Terra. Archetipo sono l’Amante, il Mago, il Ribelle, l’Innocente, tutti espressi nei testi e musicalmente secondo la maestria di compositore e arrangiatore. “L’archetipo non vive solo nell’individuo ma anche fuori, nel suo ambiente. Il mondo archetipico è eterno, al di fuori del tempo ed è dovunque. Ove si impone un archetipo, possiamo tenere conto dei fenomeni sincronistici, cioè di corrispondenze acausali, di fatti ordinantisi parallelamente al tempo.” Queste sono parole di Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista e antropologo. Una doverosa premessa per poter trasmettere, lo spero, il senso della potenza trasmessa dalle immagini di cui potrete nutrirvi ascoltando i brani musicali.

D. Ultima domanda: come stai vivendo questo periodo di isolamento forzato ma necessario? Pensi possa essere il momento adatto per scrivere nuova musica?

R. Con responsabilità, silenzio e una certa fatica a concentrarmi; sono in direzione quotidiana verso la ricerca di una costante, in me, positiva che sia di sostegno e aiuto a me e a chi mi sta vicino. Sì, penso che sognare ci permetta di non impazzire e creare apre ad altro tipo di comunicazione e trasformazione.

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