Un’affascinante edizione di “Elisir d’amore” allo Sferisterio di Macerata


di Alberto Pellegrino

30 Lug 2018 - Commenti classica, Musica classica

Grande successo del pubblico che è accorso il 21 luglio allo Sferisterio di Macerata per accogliere con calore L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, seconda opera nel cartellone 2018, capolavoro del genere buffo (unitamente al Don Pasquale) del compositore bergamasco. In questo melodramma, composto nel 1932, Donizetti mette in mostra le sue straordinarie doti di “melodista” capace di conciliare la “solarità” della tradizione italiana e la fantasiosa vocazione belcantistica ben sorretta dall’agilità del bel libretto di Felice Romani. L’esecuzione, andata in scena al Macerata Opera Festival e ben interpretata dal M° Francesco Lanzillotta (direttore musicale del Festival), ha messo in evidenza un ben dosato collegamento tra la corda farsesca e la corda più tenera e elegiaca che tocca il suo massimo vertice nel delizioso duetto (“Chiedi all’aura lusinghiera”) e nella celebre romanza “Furtiva lagrima”, più vicini al melodramma classico che all’opera buffa del Settecento.

Gli interpreti
Tutti i cantanti hanno interpretato i personaggi tenendo conto da un lato dei canoni propri dell’opera buffa settecentesca, ma hanno tenuto presente in molti passaggi quella dimensione affettivo-sentimentale con la quale Donizetti introduce in questa sua opera la nuova sensibilità romantica. Il cast, formato da affermati interpreti del bel canto, ha pienamente risposto alle aspettative della vigilia a cominciare dal soprano Mariangela Sicilia che ha indossato i panni di Adina, alternando momenti di disinvolta ironia con altri di sicura passionalità.
Il tenore statunitense John Osborn, che debuttava nel ruolo di Nemorino, ha risposto pienamente alle attese con una interpretazione con cui ha messo in evidenza tutte le componenti ingenue e fanciullesche del personaggio, ma anche la sua languida passionalità che tocca il culmine nella romanza “Una furtiva lacrima” interpretata con trasporto sentimentale e raffinata vocalità tanto da dover concedere un bis richiesto insistentemente dal pubblico. Il brillante baritono russo Iurii Samoilov è stato un arrogante e agitato Belcore, mentre il soprano Francesca Benitez è stata una frizzante Giannetta al fianco di Adina. Una particolare menzione merita il baritono-basso Alex Esposito che ricordiamo come uno straordinario Bey Mustafà nella Italiana in Algeri andata in scena al Rossini Opera Festival del 2013 per la regia di Davide Livemore, una interpretazione di grande impatto visivo e canoro, tanto che nel 2016 il Circolo “Amici della Lirica Gioachino Rossini” gli ha dato il Premio Rossini d’oro con la seguente motivazione: “Il Rossini d’Oro viene assegnato al basso-baritono Alex Esposito, per le sue grandi doti canore e umane, orgoglio e vanto della lirica italiana per aver contribuito a fare amare in Europa e nel Mondo la musica di Rossini”.
Esposito è stato un perfetto Dulcamara con una interpretazione satura d’ironia e tutta “danzata” sui ritmi donizettiani della partitura, sfoggiando vivacità e corposità, erotismo e un’aria simpaticamente furfantesca come richiede il personaggio, il tutto unito a una vocalità particolarmente espressiva e tecnicamente controllata, particolarmente divertente ed efficace quando ha interpretato “Udite, Udite o rustici” e la “Barcarola”.

La regia di Damiano Michieletto
È quasi superfluo ricordare che ormai Damiano Michieletto (Venezia 1975) è uno dei registi italiani più apprezzati nel mondo, che ha iniziato giovanissimo la sua carriera con il Rossini Opera Festival, dove ha messo in scena La gazza ladra, La donna del lago, Il Barbiere di Siviglia, La scala di seta e Otello. Successivamente è approdato nei principali Teatri italiani e internazionali con messe in scena mozartiane (Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Così fan tutte, Il flauto magico), una Bohème al Festival di Salisburgo, una particolare versione della Vedova allegra (Roma 2018). Michieletto debutta al Royal Opera House di Londra con un contestato allestimento del Guillaume Tell di Rossini. Nel 2016 allestisce in modo inusuale il classico dittico Cavalleria rusticana e Pagliacci, immaginando che le due vicende avvengano in modo contiguo nello stesso giorno e nello stesso paese. Lo spettacolo viene premiato con il Laurence Olivier Awards come “Best New Opera Production”.
Micheletto arriva finalmente quest’anno allo Sferisterio e, fedele alla sua fama di regista “trasgressore”, non ambienta la storia nel tradizionale borgo di campagna, ma in una spiaggia con tanto di sabbia, ombrelloni e sdraie, animali e lettini gonfiabili. Fra due palme gigantesche troneggia lo chalet “Adina Bar” proprietà della protagonista. Le scene, molto suggestive, sono di Paolo Fantin, ben supportare dalle luci puntuali e coloratissime di Alessandro Carletti, alle quali si accompagnano i vivaci costumi disegnati da Silvia Aymonino.
Lo spettacolo nel suo insieme è particolarmente divertente, perché Michieletto ha il gusto per l’ironia e il buon gusto della misura con una regia perfetta per intelligenza interpretativa ed eleganza, pur nella sua sottile vena erotica che non travalica mai nella volgarità, convincente per il sapiente uso del codice prossemico e la guida nel movimento delle masse sceniche, curando le giuste espressioni vocali con efficace mixage tra ironia e aperture romantiche. Del resto questo spettacolo, dopo il debutto nel Teatro dell’Opera di Valencia, ha raccolto unanimi consensi in diversi teatri europei a dimostrazione di come la natura e l’ambiente possano essere efficaci chiavi di lettura e rilettura del teatro d’opera.
L’opera ha inizia su quest’affollata spiaggia dominata da un grande cartellone pubblicitario, dove la regia non rinuncia a nessuno degli stereotipi del turismo balneare contemporaneo, compresi belle figliole, muscolosi bagnini e una folla variopinta che occupa lo stabilimento balneare di cui è proprietaria Adina e dove Nemorino lavora come bagnino e soffre, la bella giovane è indifferente al suo amore, mentre l’aitante Belcore si comporta da padrone della spiaggia. Veramente trionfale l’ingresso in scena di Dulcamara a bordo di un gippone con enormi recipienti cilindrici in plastica che reclamizzano il suo elisir, per poi aprire le vendite circondato da cinque piccanti assistenti in shorts rossi, che vendono lattine di elisir formato coca-cola, creme di bellezza per il corpo e creme solari. Molto gustosa la scena di Nemorino, che sotto il presunto effetto dell’elisir di Dulcamara, improvvisa un balletto amoroso intorno all’insensibile Adina con indosso pinne e occhiali, una impossibile cuffia da nuotatore a fiori colorati e con l’esibizione mimata dei vari stili di nuoto, libero, rana e dorso.  Belcore entra in scena su una Vespa bianca e in divisa da ufficiale di marina e convince Adina a sposarlo, gettando Nemorino nella disperazione.
Il secondo atto inizia con un ammasso informe di plastica che nel gonfiarsi assume le forme di una gigantesca torta nuziale, la quale diventa il “focus” di tutta la seconda parte dell’opera. L’azione ha inizio con la celebre barcarola a due voci del Senatore e di Nina cantata da Dulcamara e Adina chiusa in un luminoso abito da sposa color argento. La giovane trova una scusa per rimandare le nozze e, circondato da belle fanciulle e muscolosi giovanotti, Belcore trova il modo di consolarsi con due bellezze da spiaggia. Nemorino, sempre più disperato e ubriaco per la forte dose di elisir, chiede una nuova pozione a Dulcamara ma, non avendo il denaro per pagarlo, decide di arruolarsi militare. Arriva a Giannina, via telefono, la notizia che, per la morte dello zio, Nemorino è diventato un milionario. Ora tutte le donne della spiaggia amoreggiano con lui per conquistarlo in una orgiastica danza in mezzo alla panna-schiuma della torta nuziale. Il giovane pensa che questo improvviso successo amoroso sia l’effetto dell’elisir e lo stesso Dulcamara rimane sbalordito per i prodigiosi risultati ottenuti dalla sua pozione. Segue un gustoso duetto tra Dulcamara e Adina, alla quale offre la sua miracolosa mistura a base di cocaina, ma la ragazza rifiuta e manifesta tutto il suo amore per Nemorino che è felice, perché vede realizzato il suo sogno amoroso. Belcore si consola subito circondato e corteggiato da belle figliole, quando ecco irrompere la polizia con un cane antidroga. Dulcamara si sbarazza immediatamente della sua compromettente borsetta, gettandola vicino a Belcore che sta amoreggiando e che è arrestato per poi essere trascinato via in manette, mente Dulcamara esalta ancora una volta le miracolose doti del suo elisir.

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