Un divertente “Pseudolo” nell’Anfiteatro di Urbisaglia


di Alberto Pellegrino

11 Ago 2018 - Commenti teatro

Pseudolo di Plauto, lo spettacolo andato in scena domenica 5 agosto nell’Anfiteatro Romano di Urbisaglia a chiusura del TAU 2018 (che noi abbiamo presentato su queste pagine: https://www.musiculturaonline.it/pseudolo-plauto-tau-2018/ n.d.r.), ha avuto il principale pregio di essere divertente, per merito del regista e adattatore Cristiano Roccamo che ha reinventato lo spirito plautino per abbattere la “quarta parete” e lasciare libero sfogo al gioco scenico e all’improvvisazione, alle gag e alle invenzioni, al coinvolgimento del pubblico, al taglio grottesco dei personaggi con un uso appropriato dei dialetti, secondo la tradizione dell’italianissima Commedia dell’arte.
L’uso delle belle maschere di Brina Babini ha permesso di fare delle fugaci apparizioni a personaggi altrimenti assenti dalla scena (come la schiava Fenicia oscuro oggetto del desiderio) o l’ingresso sul palco del cuoco che impartisce a Pseudolo una lezione di “fantacucina”. Ugualmente efficace è stato l’uso delle ombre con l’apparizione di una sinuosa Fenicia che canta con voce maschile, oppure l’oscura e inquietante presenza della Morte la quale, con tanto di falce, appare ogni volta che Psudolo la nomina, per essere poi regolarmente esorcizzata e scacciata.
Il resto ce lo mette l’intreccio plautino che colloca al centro della vicenda l’astuto Pseudulo (interpretato da un bravo Ettore Bassi, bella presenza e buona dizione), figura di servo che ha ispirato nei secoli decine d’importanti autori, a conferma che Plauto può essere considerato il padre di tutto il teatro comico europeo, a cominciare dalla commedia italiana del Cinquecento.
Intorno alla semplice scenografia (un grande cubo bianco di stoffa ruotante su se stesso e capace di diventare a sua volta quinta o sipario) si snodano gli avvenimenti che si possono condensare in una grande beffa orchestrata ai danni del vecchio e libidinoso Simone e del truce soldato macedone Polimacheroplagide da parte di Pseudolo, vero deus ex machina dell’intera vicenda, con lo scopo di strappare la bella Fenicia dalle mani dei vari pretendenti e consegnarla al giovane Calidoro, il tutto efficacemente “sottolineato” dai costumi di Gloria Fabbri e Manuela Monti, dalle musiche originali e dalle canzoni di Sara Castiglia.
Veramente encomiabili i tre attori che hanno ruotato intorno al protagonista, a cominciare all’esperto Massimo Boncompagni che ha disegnato con brio e ironia la figura del lenone Ballione con una serie di divertenti espressioni sotto il suo parruccone biondo. Molto bravo Jacopo Costantini che ha saputo entrare con uguale disinvoltura e vis vomica nei panni del giovane e smarrito Calidoro e dello strisciante e un po’ viscido Simone. Una menzione a parte merita il giovane Ludovico Rhon che ha interpretato una serie veramente notevole di personaggi, entrando e uscendo con grande disinvoltura ed efficacia nei panni del rozzo Arpace, dello sciocco Carino e del servizievole Scimmia, una prova d’attore veramente encomiabile che ha dato un tocco comico in più a tutto lo spettacolo.

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