Nostra intervista esclusiva al baritono Nicola Alaimo


di Roberta Rocchetti

28 Ott 2018 - Commenti classica, Musica classica

Nicola Alaimo, baritono dalla voce duttile, eclettica e poderosa è nato a Palermo ma da diversi anni vive nelle Marche e precisamente a Pesaro. Ha debuttato ne 1997 nel ruolo di Dandini nella Cenerentola di Rossini e da quel momento la sua carriera si è srotolata in un susseguirsi di successi e di collaborazioni a livello internazionale, passando dai teatri più importanti con direttori d’orchestra quali Riccardo Muti, James Levine, Gianluigi Gelmetti e Michele Mariotti, e registi come Damiano Michieletto, Graham Vick e Davide Livermore, solo per citarne alcuni. Il suo repertorio è vastissimo, spazia da Verdi a Bellini, da Puccini a Mozart e Donizetti, ma ovviamente c’è anche e soprattutto quel Rossini che è uno dei suoi compositori d’elezione, un’affinità artistica che lo ha portato appunto a vivere nella città che al cigno di Pesaro diede i natali e ad essere un anello fondamentale di diverse edizioni del Rossini Opera Festival. Dotato dicevamo, di una vocalità versatile che Alaimo arricchisce di capacità interpretative e recitative rare, cosicché ogni personaggio portato sul palcoscenico si rivela una vera e propria “essenza di teatro”. Lo abbiamo incontrato per MusiCulturAonline e gli abbiamo posto domande relative al suo lavoro, ma nel contempo abbiamo cercato di portare alla luce anche l’uomo che si cela dietro l’artista, una piacevole conversazione che ci ha permesso di conoscere un po’ di più Nicola Alaimo sia sul palcoscenico che dietro le quinte:

Pur essendo molto giovane lei ha già una prestigiosa carriera di cui fregiarsi, arrivato a questo punto della sua vita si sente soddisfatto? C’è un ruolo che non ha mai interpretato e che le piacerebbe interpretare?
Più che soddisfatto direi… appagato! Perché in 21 anni di carriera ho fatto quello che ho voluto, ho esaudito i miei più grandi e insperati desideri, soprattutto sono diventato Nicola Alaimo piano piano, cominciando dalla gavetta, una gavetta durata 8 anni e che mi ha sicuramente forgiato! Quella famosa gavetta che ormai sta scomparendo, se non è già sparita del tutto. Ma la cosa più importante è stata indubbiamente la mia personale vittoria contro la vita! Naturalmente troppo lunga da raccontare, soprattutto quella parte relativa all’infanzia. Posso solo dire che ho ricevuto molto e molto mi è stato tolto, a partire dagli affetti, ma il desiderio più grande che ho sempre avuto, fin dalla morte di mio padre, l’ho realizzato! Perché adesso sono padre anch’io di due bellissime bambine e marito di una moglie meravigliosa, che amo più di me stesso. E questo, beh, mi ripaga molto più della carriera professionale. Un ruolo che vorrei interpretare? Scarpia! Personaggio negativamente straordinario! Avrei detto anche Jago, se già non l’avessi cantato, diretto dal Maestro Riccardo Muti a Salisburgo e con i Wiener! Ma direi anche Macbeth e Gerard (Andrea Cheniér) altri due personaggi incredibili che prima o poi, ne sono certo, arriveranno…

Tra i ruoli interpretati ce n’è invece uno che sente non appartenerle più e dunque preferirebbe lasciarlo tra le esperienze del passato?
Direi di no! Sono tutti ancora lì a farmi compagnia, grazie al cielo… compreso Dandini (La Cenerentola di G. Rossini) ruolo con il quale “ho aperto le danze” il 19 luglio 1997 e che rifarò prossimamente al Teatro alla Scala, nella produzione ormai storica di Jean-Pierre Ponnelle.

Lei ha lavorato con alcuni tra i più grandi nomi della lirica mondiale, sia se ci riferiamo ad interpreti, che registi o direttori. Cosa le hanno lasciato anche sul piano umano questi incontri?
Ci sono stati, indubbiamente, degli incontri che hanno cambiato il corso della mia carriera e persino la vita! Due nomi su tutti: Riccardo e Cristina Muti, ai quali devo davvero molto! Il mio affetto per loro non è mai venuto meno e chi mi conosce sa quanto io li difenda sempre a spada tratta, in maniera civile, paciosa e certe volte scherzosa, da chi osa criticarli. Il Maestro, poi, non si discute nemmeno! Poi (ma non faccio classifiche, perché per me sono tutti incontri speciali) metterei indubbiamente il ROF, Pesaro, che ormai è la mia città! Alberto Zedda, l’Accademia Rossiniana, addirittura la Cittadinanza Benemerita, le memorabili produzioni del Festival, una su tutte il Guillaume Tell diretto da due fari: Michele Mariotti e Graham Vick! Ultimamente potrei citare anche Bohème a Bologna, sempre con il duo miracoloso Mariotti-Vick! Quanto si piangeva durante le prove!! Quanto ci si commuoveva per il totale afflato fra i membri del cast, colleghi strepitosi, e direttore e regista! Un’alchimia di rara bellezza, una produzione che non dimenticherò MAI!!! Ma in quasi tutte le produzioni che ho fatto, ho sempre trovato qualcuno che mi ha dato qualcosa: un consiglio (sempre se richiesto!) una pacca sulla spalla, un sorriso, un’idea… perché nel mio lavoro una cosa è certa: c’è sempre da imparare!

Come si rapporta al mondo dei social? Come lo vive un personaggio noto come lei, il quale ha la possibilità di poter interagire direttamente con un pubblico che comprende certamente i molti fans ma che a volte può includere anche soggetti molto critici o polemici?
All’inizio ero molto polemico anch’io, poi ho capito che non ne valeva la pena! Io sono molto “social” ma sinceramente, ora come ora, non mi piace più così tanto. Ho paura che si stia un po’ perdendo la bussola! Che si stia perdendo di mira la reale bellezza della vita, che non è fatta solo di smartphone, fb, Instagram, twitter ecc ecc… non voglio dire di buttare tutto e ricominciare da dove eravamo, prima dell’avvento di tutto questo (il che sarebbe, per me, magnifico) anche perché le trovate come FaceTime o Skype ci rendono meno soli nel nostro lavoro, quando siamo lontani o lontanissimi dai nostri Amori! Quelle sì che sono invenzioni straordinarie! però auspico una “regolata”, auspico meno social e più libri, auspico più amore e rispetto, che dentro fb o nelle varie chat o in altri social, spesso, latita… auspico più educazione civica, più dialogo! Sì, più dialogo! Ma vis à vis! Non attraverso lo schermo… non è questo il mondo che mi piace.

Che opinione ha dello stato attuale della cultura e dello spettacolo nel nostro paese?
Tocchiamo un tasto dolente. Non è sicuramente un periodo facile per i nostri Teatri, che sono i Teatri più belli del mondo, da Nord a Sud! Ma se per prime le istituzioni, la nostra classe dirigente non crede e investe nella e sulla cultura, noi Artisti possiamo ben poco… l’Arte è un bene prezioso, la Musica, il Melodramma, che È NATO IN ITALIA, è qualcosa di prezioso, è (o meglio, dovrebbe essere) un tesoro che si dovrebbe sfruttare al massimo! Noi siamo la culla dell’Opera! Noi abbiamo avuto Giuseppe Verdi, Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti, Giacomo Puccini, Vincenzo Bellini, Cherubini, Spontini, Paisiello, Palestrina, Scarlatti, Cimarosa e chi più ne ha più ne metta!!! Come si può anche solo pensare di vivere una vita senza la Musica? Lo diceva anche Nietzsche: “la vita, senza Musica, sarebbe un errore!” E aveva ragione! Voglio pensare che sia solamente una crisi passeggera, una crisi che però dura ormai da troppi anni…

Lei è siciliano ma da alcuni anni vive nelle Marche e precisamente a Pesaro, come si trova nella culla che diede i natali a Gioachino Rossini?
Pesaro è la mia città! Il sottoscritto ormai si sente Pesarese a tutti gli effetti, anche se il dialetto faccio fatica a comprenderlo, ogni tanto il Maestro Mariotti mi dà qualche lezione ma non è così semplice!  Sono ormai 5 anni che stiamo a Pesaro, con mia moglie e le bambine, che frequentano le scuole qui, che vanno a pattinaggio, a ginnastica ritmica e via discorrendo! Abbiamo legato con parecchie persone, ci sentiamo molto stimati e rispettati e questo per noi è motivo di grande orgoglio. Amiamo Pesaro e i Pesaresi e personalmente posso dire che non intendo andarmene via finché vivo! In più, è la città del Compositore con il quale ho cominciato la carriera! Quindi, più di questo non posso chiedere! E poi c’è Caprice Bar, Harnold’s, c’è La Loggia, Donn’Amalia, La Guercia, Cozz’Amara, il Moletto, l’Angolo di Mario, Maria al Pergolato, i Ciavarini, il Giogo, Alberini, Casa Rossini, c’è addirittura la Farmacia Rossini! Il mitico gelato di Juri, Sampei, le passeggiate sul lungomare, la Palla, c’è tanta vita, i servizi funzionano e abbiamo pure comprato casa da due anni a questa parte! Più di così!

Lei ha una splendida famiglia. Come si destreggia nell’equilibrio tra famiglia e carriera? Consiglierebbe alle sue figlie, qualora ne manifestassero il desiderio in futuro, di intraprendere la sua stessa professione?
No, non consiglierei alle mie figlie di intraprendere la mia stessa professione! Un po’ per egoismo, perché le vorrei tutte per me, un po’ perché ho paura del domani! Cosa riserverà il futuro all’Opera Lirica? Non voglio fare il pessimista, però per i giovani che vogliono intraprendere questa carriera, non vedo una strada facile da percorrere! Il mio rapporto con la Famiglia è sempre lo stesso, non cambia quando sono lontano. Se c’è da fare un rimprovero, lo faccio anche per telefono o via videochat! Le mie figlie possono e devono sapere che il loro papà, anche se non si vede, c’è! Ed è ben presente nelle loro vite! Detto questo, io sono una persona che soffre moltissimo la lontananza e la solitudine. Soprattutto perché AMO mia moglie e le mie bambine alla follia; e l’idea di non poter stare vicino a loro anche per tre mesi di fila (è successo e succederà ancora) mi fa impazzire!!! Non so dove mi vedo fra 10 anni! Ma se avessi la possibilità di scegliere, forse chiederei più stabilità e meno vagabondaggio.

Chiudiamo questa intervista con un augurio per tutti noi che amiamo questa splendida arte che è l’opera lirica, qual è il suo?
Be’, il mio Augurio sincero, che viene dal profondo del cuore, è che tutti noi possiamo godere della Musica, quella Musica che unisce i popoli, che ne rivela la vita e che è stata spesso fonte di Amore per tante generazioni! Voglio Augurare più consapevolezza, nella libertà di scegliere da che parte stare, per i giovani! Perché elevarsi, oggigiorno non è facile, ma si può fare! E si può fare con l’aiuto di chi è più grande di noi e ha vissuto un periodo semplicemente diverso da quello attuale… mi auguro che la Musica diventi fonte di ispirazione e pretesto per una serenità globale, perché laddove vi sarà serenità, regnerà sempre l’armonia, in tutto il genere umano. E l’armonia è Musica, la Musica più sublime a cui poter aspirare!

Ringraziamo Nicola Alaimo, artista generoso sul palcoscenico e di grande gentilezza dietro le quinte, dandoci appuntamento a teatro. Vi aspettiamo.

 

 

 

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