Conosciamo l’autore. Gioacchino Rossini e i «Péchés de Vieillesse»


di Alberto Pellegrino

21 Lug 2016 - Commenti classica, Musica classica

5fb5aead5a09fa877494a13dcde99f79 MusiculturaonlineSu iniziativa del M° Cinzia Pennesi, Assessore alla cultura del Comune di Matelica, ha avuto luogo l’ormai consueto appuntamento con la manifestazione Conosciamo l’autore, giunta alla sua XXVª edizione dedicata quest’anno a Gioacchino Rossini. All’interno della Corte del Museo Piersanti si sono svolti nei giorni 15-16-17 luglio tre concerti di grande qualità organizzati dal M° Massimo Fargnoli, uno dei maggiori studiosi italiani del compositore pesarese.
Per onorare Rossini, di cui si celebra quest’anno il bicentenario del suo capolavoro Il barbiere di Siviglia, è stata fatta la scelta di esplorare quel pianeta finora poco conosciuto che sono i suoi  Péchés de Vieillesse. Rossini, dopo avere composto una lunga serie di capolavori comici e di opere serie che hanno avuto un’accoglienza trionfale in tutta l’Europa, nel 1829, dopo lo straordinario successo di Guglielmo Tell, si ritira dalle scene teatrali, mantenendo con “filosofica determinazione” il suo silenzio rispetto al mondo del melodramma. Dopo il soggiorno bolognese e fiorentino, Rossini si stabilisce definitivamente a Parigi nel 1855, dove rimarrà fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1868. Naturalmente un genio come Rossini non ha saputo tenersi del tutto lontano dalla musica ed ha lasciato alcune composizioni di vario genere tra cui spiccano due “piccoli” gioielli come lo Stabat Mater (1841) e la Petite messe solennelle (1863/1867).c589f8a614f19928715da5d3a49484c5 Musiculturaonline
Una sua raccolta di composizioni s’intitola i Péchés de Vieillesse, cioè i Peccati di vecchiaia come il compositore ha voluto scherzosamente chiamare questi brani che rappresentano al meglio l’ultimo periodo della creatività rossiniana, nei quali il compositore ha riversato la sua sottilissima ironia, la sua sofisticata “ingenuità” musicale, la sua malinconia commista alla sua gioia di vivere, la sua innata originalità, poiché queste brevi composizioni hanno un’impronta spiccatamente rossiniana pur mostrando riferimenti e punti di contatto con alcuni grandi del passato e con il clima musicale a lui contemporaneo.
Questi brani sono stati raccolti in quattrodici volumi che vanno soprattutto sotto il nome di “Album” e “Miscellanee”, composti in particolare per pianoforte oppure per pianoforte e 1-4 o 1-8 voci, spesso definiti delle “inezie”, “musica insignificante” e per “fanciulli scaltri”. Il M° Massimo Fargnoli è uno stimato musicologo e un profondo conoscitore della gloriosa Scuola Musicale Napoletana; è il presidente dell’Accademia Musicale Napoletana ed è stato il direttore artistico dell’Orchestra Scarlatti di Napoli e dell’Orchestra Sinfonica di Roma, entrambe della RAI. Dal Composer_Rossini_G_1865_by_Carjat Musiculturaonline2009 egli si è dedicato allo studio di questi Péchés de Vieillesse secondo un progetto voluto dal Rossini Opera Festival, dall’Accademia Rossiniana e dalla Fondazione Rossini di Pesaro. I risultati di questi anni di ricerche sono stati raccolti nel volume I Péchés de Vieillesse di Gioacchino Rossini (Napoli, Guida editori, 2015) che costituisce un punto fermo per la conoscenza critica degli ultimi lavori rossiniani a volte sottovalutati. Oltre agli scritti di Massimo Fargnoli, che aprono e chiudono la pubblicazione con Petite Ouverture e Sette anni di “Peccati”, il libro contiene gli interventi di Gianfranco Mariotti (Un’ambiguità risolta), Alberto Zedda (La vocalità dei Péchés), Giovanna Ferrara (Parigi: gli anni della “resurrezione”), Sergio Ragni (Rossini punto e a capo). A conclusione il pianista Alessandro Marangoni ha analizzato sotto il profilo pianistico i brani in questione (Ai pianisti…di “prima classe”) e ha compilato il Catalogo completo dei Péchés de Vieillesse.
La prima parte della serata del 15 luglio è stata dedicata a Quatre mendiants per pianoforte tratti dal sesto volume di Péchés de Vieillesse ed eseguiti da Massimiliano Ferrati, uno dei giovani Gioachino Rossini Musiculturaonlinepianisti tra i più importanti della sua generazione, noto per la sua profonda musicalità, la brillante tecnica e la capacità comunicativa. Egli ha eseguito Les figues seches (I fichi secchi), “Me Voilà – bon jour madame” e Les amandes (Le mandorle), “Minuit sonne – bon soir madame”, due brani di difficile esecuzione e che contengono tutto lo spirito originale e ironico del maestro pesarese. Ferrati ha poi eseguito Les raisins (Le uve), “A’ ma petite perruche”, uno dei pezzi più geniali per originalità di concezione che Rossini dedica al proprio pappagallo; dopo quest’omaggio domestico, non poteva mancare l’altro brano dedicato alla sua amata cagnetta Nini intitolato Les noisettes (Le nocciole), A’ ma chérie Nini. Nella seconda parte è stato eseguito un brano per violoncello e pianoforte  tratto dal nono volume dei Péchés de Vieillesse intitolato Une larme (Una lacrima), thème et variations. Gli esecutori sono stati Sandro Lanfranchini, brillante concertista e primo violoncellista del Teatro alla Scala e Massimiliano Ferrati che hanno magistralmente interpretato il brano Allegro agitato.
La serata del 16 luglio si è aperta con la presentazione del libro I Péchés de Vieillesse di Gioacchino Rossini a cura di Massimo Fargnoli, cui ha fatto seguito Mandolini all’opera…portrait3 Musiculturaonlinerossiniana con la partecipazione del Quintetto della Napoli Mandolinorchestra composto da Mauro Squillante, Tommaso Immediata, Enrico Capano, Leonardo Massa e Lorenzo Marino con la partecipazione della Corale Polifonica “Armando Antonelli” di Matelica diretta dal M° Cinzia Pennesi. Sono stati eseguiti brani tratti da Il barbiere di Siviglia, Guglielmo Tell, Il signor Bruschino, La gazza ladra e la Rossiniana, una fantasia di temi composta da Carlo Munier.
Nella serata conclusiva del 17 luglio si è ritornati ai Péchés de Vieillesse con la partecipazione del giovane e già affermato pianista Alessandro Marangoni, il maggiore conoscitore e interprete di queste composizioni rossiniane. Dal quarto volume egli ha eseguito i brani tratti dalla raccolta “Quatres hors d’ouvres”: Le radis (I ravanelli); Les anchois (Le acchiughe), Thème et Variations; Le cornichons (I cetrioli), Thème et Variations¸ Le beure (Il burro), Thème et Variations.
Dal nono volume dei Péchés è stato eseguito Un mòt a Paganini. Elégie, una composizione  per pianoforte e violino magistralmente interpretata da Alessandro Marangoni e da Gabriele Pieranunzi, primo violino di spalla nell’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli e uno dei più importanti violisti della sua generazione.
Sempre con Alessandro Marangoni al piano sono stati eseguiti due brani tratti dalla Petite Messe rossini-kfKH--640x360@LaStampa.it MusiculturaonlineSolennelle: il Domine Deus e Oh salutatis hostia interpretati rispettivamente dal giovane tenore Daniele De Prosperi e dal giovanissimo soprano Romina Cicoli. I due cantanti hanno poi eseguito altre tre brani: La lontananza, una romanza per tenore composta sui versi di Giuseppe Torre per esprimere il dolore di Rossini per la separazione dalla donna amata; l’arietta per soprano La Fioraja Fiorentina, un canto leggero, brioso e piacevolmente danzante che inizia con i versi “I più bei fior comprate,/Fanciulle, amanti e spose;/Son fresche le mie rose,/Non spiran che l’amore”; la melodia per soprano composta sull’aria metastasiana Mi lagnerò tacendo.
La serata si è conclusa ritornando a una composizione tratta dal sesto volume dei Péchés intitolata Un petit train du palisir (Un piccolo treno del piacere), un minuscolo capolavoro di musica descrittiva dallo spirito comique e  imitatif, interpretato con grande efficacia da Alessandro Marangoni. Gioacchino Rossini odiava il treno che considerava una macchina satanique tanto da affermare che il treno non lo avrebbe mai “afferrato” e url Musiculturaonlinerinchiuso in quella scatola infernale. Egli sfoga, pertanto, il suo sentimento di avversione in questo brano nel quale usa senza alcun ritegno l’arma dell’ironia, componendo un vero e proprio “viaggio” con un inizio, uno svolgimento e una fine tragicomica con questa sequenza musicale: La campana della chiamata; La salita sul treno; La velocità di crociera; La dolce melodia dei freni; L’arrivo alla stazione; I gentiluomini parigini (Les Lions) offrono la mano alle signore (Les Biches) per farle scendere dal trenoIl ritorno; Il terribile deragliamento del convoglio; Le conseguenze del disastro sono dei feriti e dei morti: il primo morto va in Paradiso (arpeggio di terzine ascendente), il secondo morto va all’Inferno (rapida scaletta discendente); Il canto funebre, una marcia di commemorazione dei defunti; a conclusione; Il dolore acuto degli eredi, una polka sfrenata con il tempo di “Allegro vivace” che richiede un grande virtuosismo pianistico.

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