Carlo Cecchi porta sulla scena un’affascinante “Dodicesima notte”


di Alberto Pellegrino

3 Mar 2015 - Commenti teatro

IMG_0235-686x1030[1] MusiculturaonlineAncona, Teatro delle Muse (19/22 febbraio 2015). La dodicesima notte, scritta tra il 1599 e il 1601, è una delle commedie di Shakespeare più complesse e divertenti, un’opera che ha i suoi ascendenti nei Menecmi di Plauto con un intreccio che si basa sullo scambio d’identità tra due fratelli gemelli, argomento già affrontato dal drammaturgo inglese nel 1589 con La commedia degli errori. La fonte più probabile di questo secondo lavoro è da individuarsi nella commedia italiana Gl’ingannati (1537), nata nell’ambito dell’Accademia degli Intronati di Siena, un testo che  ha avuto una grande diffusione in tutta l’Europa con rappresentazioni, adattamenti, traduzioni e imitazioni anche nell’Inghilterra del sedicesimo secolo, per cui Shakespeare probabilmente ha avuto modo di conoscere. Il titolo allude alla festa inglese della dodicesima notte (corrispondente alla nostra Epifania) chiamata così per il numero di giorni che passano tra il Natale e la notte del 6 gennaio, notte carica di significati magici ed esoterici secondo la trazione popolare britannica.
La storia, ambientata nell’antica regione balcanica dell’Illiria, si basa su un complesso intreccio di amori e inganni: i fratelli gemelli Viola e Sebastiano, figli del Duca di Messina, sono rimasti vittime di un naufragio ed entrambi credono nella morte dell’altro. Giunta sulle coste dell’Illiria, Viola, che per evitare pericoli ha indossato abiti maschili e ha adottato il nome di Cesario, arriva nella corte del Duca Orsino e riesce a entrare al suo servizio come paggio. Il duca è innamorato della contessa Olivia che invece lo respinge, chiusa nel lutto per la morte del fratello. Orsino decide di usare il nuovo paggio come ambasciatore d’amore presso la contessa, che a sua volta s’innamora del giovane Cesario. Naturalmente questo sentimento genera tutta una serie di equivoci che si complicano ancora di più con l’arrivo di Sebastian scambiato in diverse situazioni per Cesario. Alla fine tutto sarà chiarito e ogni equivoco si scioglierà nel lieto fine: Olivia e Sebastian si uniranno in matrimonio secondo natura, mentre Orsino scoprirà che laIMG_0300-1030x686[1] Musiculturaonline vera donna della sua vita è la giovane Viola. Esiste anche una sottotrama che ha come protagonisti diversi personaggi comici presenti nella corte di Olivia: l’arguto giullare Feste, il gaudente zio Sir Toby, il vacuo e inconsistente Sir Andrew Aguecheek, il maggiordomo Malvolio, un ambizioso arrampicatore sociale. Sarà proprio questo personaggio a cadere vittima di una crudele beffa ordita ai suoi danni da Maria, l’astuta servetta di Olivia, la quale scrive una falsa lettera in cui la contessa dichiara il suo amore per il maggiordomo che cadrà nella trappola diventando vittima di un’atroce umiliazione.
Dopo il successo delle sue regie per i Sei personaggi in cerca di autore di Pirandello e il Tartufo di Moliere,  Carlo Cecchi ritorna a collaborare con Teatro Stabile Marche Teatro, curando la regia di questa Dodicesima notte e indossando le vesti di uno straordinario Malvolio. Cecchi, avvalendosi di un cast di interpreti molto bravi, ha guidato uno straordinario gioco attoriale, imponendo a tutti un ritmo sostenutissimo e facendo muovere sulla scena i vari personaggi con la leggerezza di un balletto, confermando di essere uno dei più moderni e sensibili interpreti del teatro italiano.
Cecchi ha creato uno spettacolo affascinante nella lineare semplicità della scena di Sergio Tramonti: un girevole al centro del palcoscenico accompagna gli ingressi e le uscite degli interpreti come una danza giocata sulle musiche incantevoli di Nicola Piovani, che ha saputo interpretare alla perfezione i ritmi teatrali e scespiriani della rappresentazione, per cui gli attori IMG_0506-1030x686[1] Musiculturaonlinesi muovono come se seguissero le note di uno spartito. I brani composti per Malvolio rendono memorabili le entrate e le uscite di scena di Cecchi che indossa gli abiti del maggiordomo. Sul fondale il mutare dei colori (blu, verde, giallo, nero) segna lo scorrere del tempo e i variabili stati d’animo dei personaggi. Ai lati dello spazio scenico sono disposti cinque musicisti che eseguono le musiche dal vivo: Luigi Lombardi d’Aquino, Sergio Colicchio, Alessandro Pirchio, Alessio Mancini e Daniele D’Ubaldo. Gli eleganti abiti di scena di Nanà Cecchi danno un tocco di colore alla rappresentazione e che a volte riflettono i cambiamenti di umore dei protagonisti come nel caso di Olimpia che passa dal nero abito a lutto a vesti vivaci che riflettono il suo nuovo stato d’animo di donna innamorata; infine bellissima la traduzione della poetessa Patrizia Cavalli conferisce all’insieme armonia ed eleganza linguistica.
In questa commedia corale, dove le storie dei singoli personaggi sono strettamente intrecciate, il tema principale e unificante è naturalmente l’amore inteso nelle sue forme più variegate e nevrotiche che segnano i rapporti delle varie coppie fino alle ambiguità sessuali del rapporto tra Antonio e Sebastiano. L’amore è il baricentro intorno al quale ruotano le contraddizioni e le scelte dei personaggi; è un amore sempre inseguito ma che non viene mai concesso a chi lo vorrebbe: lo ammette Viola (Eugenia Costantini) quando confessa di amare Orsino (Remo Stella) che ama Olivia (Barbara Ronchi) che a sua volta ama Cesario senza sapere che si tratta della giovane donna; l’amore sboccia all’improvviso come una malattia infettiva che si prende in fretta; l’amore da conquistare con il raggiro e il travestimento per trarne vantaggio (è ancora Viola a dirlo quando scoprire che Olivia si è invaghita di lei), oppure con beffa farsesca come nel caso del povero Malvolio tratto in inganno da una falsa lettere d’amore, scritta dalla servetta Maria con la calligrafia della padrona. Cecchi veste gli abiti di uno straordinario Malvolio, un moralista vanaglorioso che nasconde in sé un cinico calcolatore pronto a fare la scalata socialeIMG_08101-1030x686[1] Musiculturaonline che il matrimonio con Olivia gli garantirebbe.
L’altro tema è quello del gioco e della trasgressione impersonati dal beffardo sir Toby Belch (Vincenzo Ferrara) dall’ingenuo sir Andrew (Loris Fabiani) dai due servi di Olivia, la spumeggiante  “acchiappa merli” Mery (Daniela Piperno) e il simpatico Fabian (Giuliano Scarpinato); è presente anche la follia, il buffone Feste incarnazione della ragione che diventa follia e della follia che diventa ragione: nessuno è ciò che appare, ogni parola nega se stessa assumendo altri significati come afferma il buffone interpretato da un bravissimo Dario Iubatti, il quale canta e suona dal vivo le canzoni musicate da Piovani che sono il melodico commento alla “follia” del mondo fino all’ultima che chiude la rappresentazione.
Cecchi, nel presentare lo spettacolo, ha detto: “L’amore è il tema della commedia: la musica, che come dice il Duca nei primi versi “è il cibo dell’amore” ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione. La scena reinventerà un espace de jeu che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa”. Il gioco della scena diventa così una fiaba teatrale, tanto che il buffone esclama “se vedessi tutto questo a Teatro lo direi inverosimile”, perché non c’è niente di più reale/irreale del Teatro che diventa una grande metafora della vita, perché ogni sera nasce, vive e muore sulla scena per rinascere il giorno La-Dodicesima-notte-Cecchi-Verona[1] Musiculturaonlinedopo e riprendere il suo cammino attraverso i secoli.
Lo spettacolo, che ha debuttato in prima nazionale il 16 luglio 2014 nel Teatro Romano di Verona nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese, è stato ripreso dal 19 al 22 febbraio 2015 nel Teatro delle Muse di Ancona per poi intraprendere una lunga tournée che toccherà diverse piazze italiane per concludersi il 31 maggio nel Teatro Carignano di Torino.

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