Successo per il tenore Blagoj Nacoski ed il pianista Andrea Scalzo a Martina Franca
di Gianluca Macovez
18 Ago 2025 - Commenti classica, Senza categoria
Al “Pianolab”, il festival diffuso del pianoforte di Martina Franca un raffinato concerto lirico con il tenore Blagoj Nacoski ed il pianista Andrea Scalzo.
Blagoj Nacoski, è un tenore molto interessante. Una voce ampia, con un timbro personale, acuti sicuri, fiati sontuosi sono alcune delle caratteristiche che gli hanno garantito una prestigiosa carriera dal respiro internazionale.
Va detto che secondo noi siamo davanti a molto di più: un artista autentico, che al brillante bagaglio vocale unisce una sontuosa fisicità, un notevole senso del teatro, un carisma magnetico. Doti che meriterebbero occasioni ancora più importanti di quelle avute; qualche rappresentazione realmente coraggiosa, nella quale possa mettere in campo tutte le sue potenzialità; delle performance multimediali che abbattano ogni divisione fra le categorie artistiche e che in pochi possono affrontare.
Ma ormai da tempo il mondo dell’opera è poco incline alla vera avanguardia, agli esperimenti non scontati, preferendo i finti scandali prefabbricati di registi che di fatto sono diventati di maniera o ritorni d’effetto ad allestimenti dal profumo archeologico.
Così vediamo nei cartelloni nostrani il tenore macedone, naturalizzato italiano, regalarci ottime prestazioni in ruoli non sempre di primo piano e rimaniamo sempre meravigliati che non si esaltino di più le sue potenzialità.
Considerazioni, le nostre, confermate anche dal fatto che molti musicisti compongono dei brani appositamente per lui, oppure gli affidano la prima esecuzione delle loro partiture.
Per questo il concerto del 12 agosto nel chiostro di San Domenico, a Martina Franca, inserito nella rassegna “Pianolab”, il festival diffuso del pianoforte, era una occasione preziosa.
Accompagnato dal pianista Andrea Scalzo, con cui è evidente l’affinità artistica, Nacoski affronta un programma con arie di Händel, Bellini, Tosti, Britten, Puccini, Massenet ed una gemma: la prima mondiale di un brano di Darija Andovska, compositrice macedone dalla fortissima personalità.
La struttura del concerto, inserito nella fitta sequenza di avvenimenti previsti dal festival, è piuttosto rigorosa: un’ora di tempo, senza bis e programma di grande qualità, che nel caso specifico prevedeva un excursus musicale di tre secoli, con brani che abbiamo sentito uniti dal tema del garbo, dell’eleganza, ma anche del bisogno di pace e di rispetto gli uni per gli altri.
Tutti i pezzi sono stati eseguiti con bravura, ma alcuni sono risultati particolarmente intensi.
‘Pastorello d’un povero armento’ di Handel apre la serata con grande eleganza. Troppo spesso il compositore tedesco è stato occasione di manierismi vocali, suoni ad effetto, gigionerie. Nulla di questo nell’esecuzione di Blagoj, che riesce a pulire dalla polvere dell’ovvietà ogni parola, a nobilitare il senso delle singole frasi. Emerge la narrazione del dramma, la condanna per l’accettazione passiva degli eventi, l’attualità del messaggio.
Magistrale il peso dato al termine ‘contento’, declinato in un caleidoscopio di colori nelle reiterazioni.
‘Dolente immagine di File mia’, fa parte della terna delle ariette di Bellini, tutte di grande suggestione.
Il canto è a fior di labbra, equilibratissimo nei pesi, suggestivo nei colori. Una lezione di stile.
Un vero evento la prima esecuzione mondiale di ‘More sokol pie’. Un pezzo potente, complesso da suonare e molto difficile da cantare, non solo per le richieste vocali, ma perché richiede una capacitò interpretativa da fuoriclasse.
Il brano prende allo stomaco dalle prime note con una scrittura potente, una tensione continua, che richiede grandi escursioni sul pentagramma, sonorità complesse ed una forte immedesimazione nel racconto, ricco di simboli desunti dalla tradizione macedone, proposti in un crescendo di grande impatto emozionale.
La Reve du Des Grieux, dalla Manon di Massenet, è cantata con un afflato ed una emozione fortissimi, che incatenano immediatamente il pubblico, cui Nacoski racconta che tre giorni prima è morto il soprano Mirella Parutto, la sua prima maestra, che gli aveva permesso di arrivare in Italia per studiare canto. Racconta che purtroppo delle incomprensioni avevano separato le loro strade, ma con quel brano voleva testimoniare tutto il suo affetto, la sua riconoscenza ed il dolore.
L’esecuzione è struggente, carica di sofferenza, trasporto e rimpianto. La voce è controllata con sicurezza ed il brano si conclude con una nota finale di commovente bellezza.
E lucean le stelle dalla Tosca chiude alla grande la serata. La voce è sicura, nonostante il programma impegnativo ed il brano è letto in chiave intimista, senza evitare nessuna delle difficoltà e regalando acuti solidi e sicuri. Una grande serata, di arte e suggestioni, chiusa da applausi meritati e convinti, ad entrambi gli interpreti.


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Chiostro di San Domenico, Martina Franca, 12 agosto 2025
PIANOFORTE E VOCE
Tenore Blagoj Nacoski, pianoforte Andrea Scalzo,
Georg Friedrich Handel, da Rodelinda:
Pastorello d’un povero armento
Vincenzo Bellini, Tre ariette
Il fervido desiderio
Dolente immagine di File
Mia Vaga luna che inargenti
Francesco Paolo Tosti
Ideale
‘A vucchella
Non t’amo più
Pulcinella è morto
Benjamin Britten
The Salley Gardens
The Ash Grove
The Foggy, Foggy Dew
Darija Andovska
More sokol pie (brano in prima assoluta)
Clara Schumann
Notturno
Giacomo Puccini
Storiella d’amore
Jules Massenet, Manon
Le Reve du Des Grieux
Giacomo Puccini
Foglio d’album
Tosca: E lucevan le stelle



