Successo per il “Faust” di Gounod all’Opéra Comique di Parigi


di Alma Torretta

3 Lug 2025 - Commenti classica

Parigi, “Faust” di Gounod all’Opéra Comique torna alla prima versione del 1859 con i dialoghi parlati. Energica direzione d’orchestra di Louis Langrée, messa in scena dal gusto un po’ retrò, bravi gli interpreti.

(Foto di Stefan Brion; le didascalie delle fotografie sono a fine articolo)

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Parigi – Nel 1859, il capolavoro di Goethe fu presentato a Parigi al Théâtre lyrique, oggi non più esistente, con la musica di Charles Gounod e libretto di Jules Barbier e Michel Carré nella forma di un’opéra comique, con i dialoghi parlati invece che con recitativi cantati. Fu un tale successo che, per consentirne la messa in scena in tutti i grandi teatri d’opera del mondo, Gounod la riformulò nel formato operistico preferito dalla maggior parte dei teatri lirici, quello con i recitativi musicati e cantati. Come succederà poi anche per Carmen di Bizet, nata come opéra comique, ma Bizet morì poco dopo e l’adattamento fu fatto da altri, invece per Faust se ne occuperà lo stesso Gounod. Prima dell’enorme successo di Carmen, era proprio Faust l’opera più rappresentata al mondo, e nella sua seconda versione è stata anche la prima opera francese trasmessa integralmente dalla radio e registrata.

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Si tratta di una produzione dell’Opéra di Lille, dove il nuovo allestimento è stato presentato in anteprima lo scorso maggio con grande successo, con la collaborazione del Palazzetto Bru Zane, centro per la musica romantica francese con sede a Parigi e Venezia. All’Opéra Comique, è arrivato il Coro dell’Opera di Lille e nella fossa c’è l’Orchestra Nazionale di Lille diretta da Louis Langrée, direttore musicale dell’Opéra Comique che ha fortemente voluto tale recupero della versione originale.

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Faust ha dunque ritrovato la sua prima versione, ma con libertà, con il recupero di brani poco noti e la soppressione di altri. Ci si è basati sull’edizione critica curata da Paul Prévost, con centinaia di pagine di allegati per la versione con dialoghi parlati, con numerose varianti e i tagli realizzati da Gounod stesso, su richiesta del Théâtre-Lyrique nel 1859, perché il lavoro durava oltre cinque ore, prima di riscriverla, dieci anni dopo, per l’Opéra di Parigi nella versione grand opéra in cinque atti, la versione che è diventata poi quella tradizionalmente messa in scena. Come per Carmen, la prima stesura di quest’opera corrisponde alle intenzioni originali di Gounod, prima di dovere scendere a compromessi con le esigenze della messa in scena, con i mezzi disponibili, e consente di comprenderne meglio le intenzioni originali.

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Non ci sono quindi alcune arie famose aggiunte in seguito: “la Ronde du veau d’or” di Mefistofele, l’aria di Valentin “Avant de quitter ces lieux” composta per Londra, il Coro dei Soldati “Gloire immortelle de nos aïeuxi”, il balletto della Notte di Valpurga richiesto dall’obbligo di utilizzo del corpo di ballo dell’Opéra di Parigi.

Pur essendo belli, questi brani non rispecchiano il progetto iniziale di Gounod che si è voluto ricreare. Invece, nel prologo, è stato aggiunto un terzetto di Faust, Siebel e Wagner mai andato in scena prima, analogamente mai eseguita prima in scena la Canzone del Numero Tredici di Mefistofele. E di conseguenza è stato reintrodotto, nel Coro delle Streghe del quarto atto un ricordo di quest’aria, “un, deux, et trois, comptons jusqu’à treize”. Un’altra scoperta importante: la cabaletta di Faust, che conclude la cavatina “Salut, demeure et chaste pure…” nell’Atto II, che il tenore Barbot, il creatore del ruolo nel 1859, si era rifiutato di cantare perché molto difficile. Scoperta di recente, è stata inclusa nell’ultima edizione critica e manifesta una significativa crisi di coscienza in Faust nonché, dal punto di vista musicale, mostra un’audace orchestrazione in stile Berlioz. E così via.

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La versione originale in quattro atti e un prologo, con una selezione tra il tanto materiale disponibile, era già stata eseguita in concerto nel 2019 al Théâtre des Champs-Elysées e registrata da Palazzetto Bru Zane, ed adesso è messa in scena con scelte diverse di brani ritenuti più efficaci dal punto di vista teatrale.

La regia è di Denis Podalydèsei, le scenografie di Éric Ruf e i costumi ben studiati di Christian Lacroix.

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Nei ruoli principali dell’ottimo cast, Faust è il tenore francese, astro nascente, Julien Dran; Marguerite è interpretata dal bravo soprano francese, d’origini russe e corse, Vannina Santoni; Méphistophélès è il giovane baritono Jérôme Boutillier; Valentin, il fratello di Margherita, ha come interprete di lusso il baritono belga Lionel Lhote.

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La direzione musicale di Louis Langrée è energica, potente, dai colori orchestrali vividissimi e s’impone come l’elemento caratterizzante lo spettacolo.

Meno d’impatto la messa in scena, giocata su una pedana rotante con pochi elementi d’arredo calati dall’alto o portati in scena da alcuni inservienti e dagli assistenti di Mefistofele qui in versione mimo, con sapore un po’ rétro, piacevole, ma anche con l’impressione del tutto già visto; più riuscite le scene del secondo tempo, con più idee nuove, ad esempio, funzionano molto bene gli infissi della porta piazzati al centro della pedana.

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Funzionalità e suggestione delle scene che devono molto alle luci di Bertrand Couderc, arricchite dalle coreografie non banali di Cécile Bon.

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Quanto agli interpreti, Julien Dran che all’inizio dovrebbe interpretare Faust vecchio lo fa con voce piena e gagliarda, lasciando un po’ perplessi, contraddizione che si risolve quando ringiovanisce ed allora il suo bel timbro squillante e potente si addice perfettamente al personaggio e regala pagine di intenso romanticismo soprattutto nei duetti con Marguerite.

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Quest’ultima ha nella Santoni un’interprete di indubbio talento, deve solo ancora un po’ approfondire il ruolo per essere ancora più toccante; con lei la celebre aria dei gioielli è ben eseguita ma non strappa gli applausi, convince di più nella seconda parte più drammatica.

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Lionel Lhote è invece sempre perfetto per la parte di Valentin, da tutti i punti di vista, tecnico ed interpretativo, nobilita il ruolo, gli dà spessore; avrebbe meritato anche più applausi di quelli ricevuti. Boutillier è un Méphistophélès sornione, ironico, che ben caratterizza il personaggio in linea con la messa in scena, anche se avremmo preferito un baritono dalla voce più scura e bassa per la parte.

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Il ruolo en travesti di Siebel, il giovane innamorato di Margherita, è affidato al giovane mezzosoprano Juliette Mey. Dame Marthe, la vicina di casa, è molto ben interpretata dal mezzo Marie Lenormand. Il soldato Wagner è il buon baritono Anas Séguin.

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Quasi quattro ore di spettacolo per un prologo e quattro atti, divisi in sole due parti, quindi di circa due ore ciascuna, con il teatro tutto esaurito malgrado il grande caldo anche a Parigi in questi giorni per questa importante operazione artistica di recupero.

Didascalie delle fotografie:

1/ Julien Dran (Dr Faust), Jérôme Boutillier (Méphistophélès)
2/ Julie Dariosecq, Elsa Tagawa (danseuses), chœur de l’Opéra de Lille
3/ Jérôme Boutillier (Méphistophélès), Lionel Lhote (Valentin), chœur de l’Opéra de Lille
4/ Vannina Santoni (Marguerite), Julien Dran (Dr Faust)
5/ Juliette Mey (Siebel), Alexis Debieuvre, Léo Reynaud (comédiens)
6/ Vannina Santoni (Marguerite), Alexis Debieuvre (comédien)
7/ Julien Dran (Dr Faust), Vannina Santoni (Marguerite), Jérôme Boutillier (Méphistophélès), Marie Lenormand (Dame Marthe), Alexis Debieuvre, Léo Reynaud (comédiens)
8/ Juliette Mey (Siebel), Lionel Lhote (Valentin), chœur de l’Opéra de Lille
9/ Jérôme Boutillier (Méphistophélès), Lionel Lhote (Valentin), Alexis Debieuvre, Léo Reynaud (comédiens)
10/ Julien Dran (Dr Faust), Jérôme Boutillier (Méphistophélès), chœur de l’Opéra de Lille
11/ Alexis Debieuvre, Léo Reynaud (comédiens), chœur de l’Opéra de Lille
12/ Julien Dran (Dr Faust), Vannina Santoni (Marguerite)
13/ Inès Rousseau, chœur de l’Opéra de Lille
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