Successo per “Cavalleria Rusticana” e “Pagliacci” al Teatro Galli di Rimini
di Roberta Rocchetti
14 Apr 2025 - Commenti classica
Al Teatro Amintore Galli di Rimini sono andate in scena le due opere veriste “Cavalleria Rusticana” e “Pagliacci”. Molto bene tutti i comparti; grande prova del mezzo soprano Teresa Romano.
(Foto di Rolando Paolo Guerzoni)
Prendiamo due coordinate operistiche, una temporale: la Domenica delle Palme, l’altra spaziale: Rimini e i suoi felliniani afflati circensi, unendole si ottiene l’ormai tradizionale binomio Cavalleria Rusticana e Pagliacci che nella settimana che precede la Pasqua hanno preso vita sul palcoscenico del Teatro Amintore Galli della città romagnola fondendosi in una intersezione ideale.
L’opera di Pietro Mascagni ha come sempre dato il via alle narrazioni, la scenografia di Giacomo Andrico classica ma essenziale che verrà poi usata anche per l’opera “sorella” di Ruggero Leoncavallo. Una piazza di paese, i colori sabbiosi dei borghi italiani, qualche rovina, un tavolo due sedie, la luna accesa dalle luci di Stefano Mazzanti.
La regia di Plamen Kartaloff non si nota, si muove discreta e timida tra le indicazioni del libretto, forse seguendo le indicazioni di Coco Chanel, la quale asseriva che la vera eleganza è nel non farsi notare.
Anche i costumi di Nella Amil Dimitrova- Stoyanova scelgono la stessa linea assestandosi su una classicità senza protagonismi, forse abbiamo visto balenare un omaggio a Giulietta Masina nei costumi di scena di Colombina e uno al di Pennywise di Stephen King in quello di Pagliaccio, chissà.
Siamo rimasti davvero colpiti dalla Santuzza di Teresa Romano, il mezzosoprano campano ha esibito dei superpoteri eccezionali, raramente abbiamo sentito una tale palette di sfumature vocali gestite con tale maestria, la voce non si perde un solo accento interpretativo e corre con esibita facilità sulle montagne russe delle emozioni della povera ragazza sedotta e abbandonata con angelici suoni sospesi sul fiato e abissi infernali, i suoi accenti parlano di amore, rancore, disperazione e vendetta, finalmente un “recitar cantando” e cantando davvero bene, con una canna potente e un controllo perfetti che non sempre si ha la ventura di incrociare.
Ottimo anche il Turiddu di Sung-Kyu Park, la voce corre e lui si fa possedere dallo spirito verista senza risparmiarsi anche a livello attoriale.
Il compar Alfio di Fabiàn Veloz è misurato e intimamente crudele e incarna bene lo spietato deus ex machina del dramma che di minuto in minuto accresce il livello di minaccia fino alla tragedia finale.
La bella Lola è stata portata sul palco da una fresca e seducente Francesca Cucuzza, chiude il cast vocale la dolente Mamma Lucia di Shai Bloch.
Dopo l’intervallo il sipario si riapre, il corpo esanime di Turiddu sul quale Santuzza si è gettata distrutta da dolore e rimorso è stato portato via e sulla piazzetta la vita continua, chi muore giace e chi vive si dà pace, ed ecco arrivare una compagnia di teatranti di strada guidata da Canio interpretato ancora una volta da Sung-Kyu Park, il generoso tenore coreano non dà segni di stanchezza e porta a casa un’ottima interpretazione che a chiusura sipario gli vale l’ovazione del pubblico, torna anche Fabiàn Veloz nei panni del viscido Taddeo e mostra di saper incarnare il male sotto i suoi molteplici aspetti.
Giovane, seduttiva, bionda e purtroppo per lei sprovveduta e indifesa, la povera Nedda è stata portata in scena dalla brava Daniela Schillaci, ottimo registro acuto, fluidità di emissione, credibilità.
Molto piacevole l’adamantino Arlecchino di Giuseppe Infantino, che durante la serenata a Colombina ha riversato e fatto rotolare una bella manciata di note brillanti sulla platea.
Buono il passionale Silvio del giovane Hae Kang, che bene ha incarnato gli impossibili sogni dell’amante di Nedda nella sua virile ingenuità.
La direzione di Aldo Sisillo ha supportato le voci senza rinunciare al pathos drammatico che queste due composizioni richiedono, eleganza sì ma Cavalleria Rusticana e Pagliacci sono anche sangue, amore, sesso, umanità, che Sisillo ha diligentemente messo in scena avvalendosi dell’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, il Coro Lirico di Modena è stato guidato da Corrado Casati che insieme alle Voci Bianche del Teatro Comunale di Modena dirette da Paolo Gattolin hanno offerto un ottimo supporto alla resa drammaturgica.
Inneggiam, il Signor non è morto e anche il Teatro ci sembra godere ottima salute.
Applausi per tutti in chiusura di sipario.
La recensione si riferisce alla recita di domenica 13 aprile 2025