“Servo per due” ritorna con successo nelle Marche


di Alberto Pellegrino

15 Gen 2016 - Commenti teatro

Filippo-Manzini-_616_copyright-2013-869x580[1] MusiculturaonlineIl Teatro delle Muse di Ancona ha aperto il nuovo anno con uno spettacolo dal successo ormai consolidato essendo arrivato alla terza stagione. Si tratta di Servo per due, la commedia che Richard Bean ha tratto dal classico goldoniano Il servitore di due padroni, che è stata riallestita nel Teatro Lauro Rossi di Macerata ed è andata in scena il 5/6 gennaio. Pierfrancesco Favino, Paolo Sassinelli, Marit Nissen e Simonetta Solder ci hanno messo del loro nell’adattare questo  spettacolo all’ambiente italiano e precisamente nella Rimini del 1936. La messa in scena ha richiesto un grosso sforzo produttivo con un lungo periodo di prove e un costante impegno sulla scena di oltre venti persone tra attori e tecnici e questo costituisce giàFilippo-Manzini-_1146_copyright-2013-869x580[1] Musiculturaonline un evento a sé in un periodo di “vacche magre” per il teatro di prosa italiano. Il coraggio soprattutto di Pierfrancesco Favino, che ha fortemente voluto portare sulla scena questa commedia, è stato ripagato con uno straordinario successo di pubblico che ha affollato numerosi teatri italiani come del resto è accaduto per il Teatro delle Muse, dato che dal 7 all’11 gennaio gli spettatori di Ancona e provincia hanno gremito la sala, tributando un’ovazione finale alla rappresentazione.
Del resto lo spettacolo, che mescola con sapiente intelligenza recitazione, musica, canto, azione Giannini e Favino Musiculturaonlinemimica e danza, risulta divertente, ironico ed elegante, ben sorretto dalla bravura di tutti gli interpreti, dalle belle scene mobili di Luigi Ferrigno, dagli spiritosi costumi di Alessandro Lai, dalle luci di Cesare Accetta e dalle coreografie di Fabrizio Angelini. La vera sorpresa è costituita, tuttavia, da Pierfrancesco Favino impegnato a recitare, cantare e danzare nei panni del servitore di due padroni Pippo, da lui interpretato con la leggerezza e il brio di un consumato attore della Commedia dell’Arte.
Lo stesso Pierfrancesco Favino e Paolo Sassinelli, che hanno firmato la regia, hanno scelto una lettura del testo secondo una chiave interpretativa comica, forzando le azioni mimiche e acrobatiche, accelerando il ritmo dei movimenti di scena, introducendo batture a doppio senso in stile avanspettacolo, interagendo con il pubblico in un continuo gioco di gag e di equivoci. I personaggi sono stati trasformati in malavitosi alquanto sprovveduti che vivono in una societàservoperdue23a[1] Musiculturaonline dove si avverte sullo sfondo la presenza del regime fascista, ma dove le donne iniziano a rivendicare la propria indipendenza. Fondamentale per eleganza, bravura e autoironia è la costante presenza in scena del complesso Musica da ripostiglio, formato da Luca Pirozzi (chitarra e canto), Luca Giacomelli (chitarre), Raffaele Toninelli (contrabbasso), Emanuele Pellegrini (batteria) che, racchiusi nei loro candidi smoking, hanno eseguito con grande brio e ironia i maggiori successi canori degli anni Trenta, sfoggiando uno swing e una tecnica musical-servoperdue24a[1] Musiculturaonlinecanora di alto livello. Alle loro performance si aggiungono gli interventi canori degli attori e delle tre attrici che si rifanno al Trio Lescano. La complicatissima vicenda, tutta basata sugli scambi di persona, i travestimenti, gli amori contrastati ma destinati all’immancabile lieto fine, tocca il suo culmine di comicità durante il pranzo d’albergo, quando Pippo è costretto a servire i suoi due padroni con l’ausilio di due impresentabili e catastrofici camerieri in un vero e proprio fuoco d’artificio di effetti comici.
Pierfrancesco Favino è stato inoltre impegnato nelle Marche per girare il “corto” Sarà un’altra volta della durata di 15 minuti, nel quale si fa riferimento al periodo del paleolitico per parlare del divario maschio-femmina, della paura, della diversità e della solitudine. Il corto è statoservoperdue36a[1] Musiculturaonline ambientato all’interno della Riserva naturale del Monte San Vicino e alcune scene sono state girate tra i secolari faggi di Canfaito nel territorio del Comune di San Severino Marche. Si tratta di uno dei tre brevi docufilm affidati alla regia di Adriano Giannini e prodotti con il Fondo cinematografico per il paesaggio delle Marche (Marche Landscape Fund), istituito attraverso una convenzione con Marche Film Commission-Fondazione Marche Cinema.

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