“Rodney Smith tra reale e surreale”, mostra fotografica a Rovigo


di Alberto Pellegrino

1 Ott 2025 - Arti Visive

La prima mostra italiana dedicata a Rodney Smith. Nel Palazzo Roverella di Rovigo è stata allestita una grande mostra intitolata “Rodney Smith Fotografia tra reale e surreale” a cura di Anne Morin, che sarà inaugurata il 4 ottobre 2025 e resterà aperta fino al 1° febbraio 2026. La mostra, e comprende oltre 100 fotografie suddivise in sei sezioni tematiche: La divina proporzione, Gravità e Spazi eterei, Attraverso lo specchio, Il tempo e la permanenza e Passaggi, le quali rappresentano tutti i modi di vedere con cui questo artista ha concepito la narrazione per immagini.

(Le foto sono state messe a disposizione dall’ufficio stampa della mostra)

Skyline, Hudson River, New York, 1995 © Rodney Smith

“Rodney Smith Fotografia tra reale e surreale”a cura di Anne Morin è la prima retrospettiva dedicata in Italia all’americano Rodney Smith (1947-2016), considerato il maestro della fotografia surrealista, autore di opere da uno stile inconfondibile fatto di eleganza e ironia, caratterizzato dall’uso impeccabile dell’inquadratura, attraversato da una raffinata poesia visiva. Si tratta d’immagini che permettono all’osservatore d’intraprendere un viaggio che, partendo dalla realtà, gli consentono di entrare in un mondo onirico fatto di leggerezza e bellezza.

La maggior parte di queste immagini sono in bianco e nero, perché questo è il linguaggio che l’autore ha privilegiato per esprimere una propria forma di pensiero e solo dal 2002 Smith ha cominciato a usare il colore con risultati sempre di altissimo livello. Tuttavia, le sue opere migliori e più significative rimangono le fotografie comprese tra il 1976 e il 2001, scattate con l’uso della pellicola, con l’impiego della luce naturale e senza alcun ritocco. Sono immagini che hanno un rigore compositivo che rivela la genialità di un autore che ha sempre lavorato con cura artigianale per raggiungere una sorprendente perfezione formale, riuscendo nello stesso tempo a proporre qualcosa di sorprendente: un dettaglio, una posa bizzarra, un gesto improvviso che interrompe l’armonia dell’insieme, un particolare suggestivo, ironico e vivace. Nelle sue opere sono evidenti e dichiarati i richiami a Magritte, le citazioni dal cinema muto dei grandi comici come Chaplin e Buster Keaton, le suggestioni di maestri come Cartier-Bresson e Walker Evans, i collegamenti con il “teatro di figura” come quello praticato dal grande mimo Ives Lebreton.  

Rodney Smith è stato un fotografo originale, ma anche un attento osservatore dell’umanità, un uomo colto che si è dedicato allo studio della filosofia e della teologia, che ha cercato di rappresentare un mondo ideale capace di proiettarsi al di fuori della piatta quotidianità con immagini fantasiose e delicate, capaci di far sorridere e di far riflettere, in grado di cogliere frammenti di bellezza e di umanità che possono sfuggire a una osservazione superficiale.   

Caroline at the Top of Circular Staircase, Charleston, South Carolina, 2000 © Rodney Smith

Nato a New York, Rodney Smith scopre un interesse per la fotografia durante l’infanzia, ma i suoi genitori non approvano questa sua passione, per cui deve coltivare altri interessi. Studia letteratura inglese e teologia quando frequenta il college, ma durante l’ultimo anno, visitando la collezione di fotografia del Museo di Arte Moderna di New York (MoMA), sente riaccendersi la sua passione originaria e, dopo aver terminato gli studi universitari, si laurea in fotografia sotto la guida del grande Walker Evans.

Il giovane Smith, che per sua natura è un solitario, cerca di dare un significato alla propria esistenza usando la fotografia come un mezzo di espressione personale che gli permetta di “conciliare il banale con l’ideale”, di non essere un osservatore passivo della realtà, ma di agire come una persona capace d’interpretare la società circostante attraverso la sua sensibilità artistica.

Self-Portrait with Leslie, Siena, Italy, 1990 © Rodney Smith

Nel 1976 compie un viaggio a Gerusalemme, ad Haiti e nel Galles, tre luoghi completamente diversi ma che gli consentono di scattare penetranti ritratti e interessanti paesaggi. Inizia così a mettere a punto uno stile personale nel segno della originalità e della fantasia; intraprende una sperimentazione su fotocamere, pellicole, sviluppatori e carte per trovare quegli strumenti che gli avrebbero consentito di esprimere le proprie idee; trascorre molto tempo in camera oscura per studiare l’impiego della luce e le diverse tonalità delle fotografie.

Negli anni Ottanta i suoi lavori cominciato a richiamare l’attenzione di clienti commerciali e riviste. Tuttavia, sarà l’uscita del libri The Hat Book, dedicato all’uso dei cappelli come espressioni di identità e moda, a proporre le sue immagini all’attenzione globale, per cui arrivano commissioni editoriali dalle principali riviste di moda e lifestyle (The New York Times, W Magazine, Vanity Fair, New York Magazin).

Durante questo periodo Smith produce alcuni dei suoi lavori più importanti, caratterizzati da ritratti sorprendenti e surreali, ambientati in luoghi della vita reale ripresi e “stravolti” con arguzia, stravaganza e ironia. Riesce a creare immagini che a prima vista possono apparire assurde, perché impiegano in modo del tutto personale oggetti e ambienti di scena utilizzati in un lavoro di tipo commerciale, mentre riescono a sprigionare un fascino del tutto particolare.

Woman with Hat between Hedges, Parc de Sceaux, France, 2004 © Rodney Smith

Smith, per realizzare le sue fotografie, mette a punto una meticolosa pianificazione (scelta delle tematiche e dei soggetti, oggettistica, ambientazione, tipo di macchina e di pellicola, studio della luce), ma si affida anche all’intuito: “Confido nel mio istinto per arrivare al nocciolo della questione”. Ogni sua composizione nasce pertanto da un progetto intellettuale collegato a un processo emotivo, riuscendo a conferire ad ognuna quello che Smith chiama il “ritmo nella musica”, per cui tutti gli elementi all’interno della inquadratura sono caratterizzati da una grande armonia che rasenta una perfezione ed è originata da una continua sfida tra la realtà e il costante superamento dell’esperienza quotidiana. Per questo insieme di caratteristiche le opere di Rodney Smith costituiscono un corpus unico e straordinario, formato da immagini che sono giustamente presenti nelle collezioni fotografiche dei più prestigiosi musei.

L’universo visivo di questo artista visionario trascende la realtà e invita l’osservatore a entrare in uno straordinario mondo di purezza e bellezza, il quale attrae per la sua inconfondibile poetica visiva che “illumina” personaggi surreali, paesaggi metafisici, corpi sospesi nell’aria in voli tracciarti dalla pura fantasia. La stessa impeccabile eleganza delle sue figure nasce da un continuo e raffinato conflitto tra ordine e disordine.

Danielle in Boat, Beaufort, South Carolina, 1996 © Rodney Smith

L’influenza di Magritte è evidente e dichiarata, ma nelle fotografie di Rodney Smith c’è un simbolismo del tutto particolare, perché è strettamente connesso a una scenografia costruita e progettata secondo una regia che non concede nulla all’improvvisazione e al caso, per questo ogni scatto è il risultato straordinario di una lunga elaborazione, dove tutto è calibrato per rappresentare un mondo onirico nel quale persino “l’assurdo” trova una sua giustificazione.

Il bianco e nero di Smith, esaltato da un continuo studio della luce, diventa un linguaggio così personale che riflette la sua concezione di una fotografia che nasce come atto mentale prima che visivo, che attraverso l’astrazione visiva vuole suggerire profondità di significati e provocare stimoli emotivi.

Don Jumping over Hay Roll No. 1, Monkton, Maryland, 1999 © Rodney Smith

Per questo le sue composizioni metafisiche e ironiche sfuggono a qualsiasi categoria o genere, perché contengono una tensione interiore assolutamente originale. Nelle sue immagini la fotografia di moda si carica di significati concettuali, il ritratto assume aspetti metafisici, il paesaggio acquista una funzione narrativa: in fondo si tratta del segreto abbastanza “decifrabile” di un’arte che supera i confini del tempo per conservare una propria attualità, proprio perché queste fotografie non vogliono suscitare il consenso, ma vogliono richiamare e “provocare” l’attenzione dello spettatore.

James in Inner Tube with Duck, Lake Placid, New York, 2006 © Rodney Smith

Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana Editoriale, curato da Anne Morin e corredato dai testi delle curatrici internazionali Anne Morin e Susan Bright e di Leslie Smolan, Executive Director presso Estate of Rodney Smith.

ANNE MORIN (curatrice della mostra)

Diplomatasi presso la National School of Photography di Arles e la École Supérieure des Beaux-Arts di Montpellier, è la direttrice di di Chroma photography, società specializzata in esposizioni internazionali itineranti dedicate alla fotografia, nonché nello sviluppo e nella realizzazione di progetti culturali in collaborazione con musei e istituzioni prestigiosi, tra cui Fundación Canal (Madrid), Martin-Gropius-Bau (Berlino), Pushkin National Museum of Fine Arts (Mosca), Musée du Luxembourg, Jeu de Paume (Parigi), Palazzo Ducale (Genova). Mossa da grande passione ed entusiasmo, Anne Morin lavora alla riscoperta di artisti e fotografi. Ha curato numerose mostre di fotografi e artisti prestigiosi, tra cui Berenice Abbott, Antonio Lopez, Vivian Maier, Robert Doisneau, Jessica Lange, Jacques Henri Lartigue, Sandro Miller, Pentti Sammallahti e Margaret Watkins. Nel 2022 ha ricevuto il premio Photo Curator of the Year dei Lucie Awards (Carnegie Hall, New York) per il suo lavoro sulla mostra dedicata a Vivian Maier, Unseen, allestita al Musée du Luxembourg.

INFO SULLA MOSTRA

Tag: , , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *