Ritorna il Lohengrin a Torino ed è successo


Luca Rossetto Casel

21 Mag 2001 - Commenti classica

Torino Teatro Regio 10-29 Aprile 2001.
Nel 1872, la messa in scena di Lohengrin a Bologna diede concretezza anche in Italia alle polemiche sviluppatesi intorno all'opera di Wagner, che, fino ad allora, limitata la conoscenza diretta del maestro tedesco ad alcune esecuzioni di estratti sinfonici, erano rimaste nel campo teorico. Non che non fossero già ben accese; ma erano destinate a divampare con la prima rappresentazione dell'ultima opera della cosiddetta trilogia romantica: Lohengrin, per l'appunto.
Già : Lohengrin è da considerarsi ancora un'opera di tipo tradizionale, mentre la querelle in suolo italico investiva già i problemi legati allo stadio successivo della produzione wagneriana, il Wort-Ton-Drama del Tristano, del ciclo dell'Anello, del Parsifal; ma è anche un'opera la cui partitura appare fortemente presaga dei procedimenti che saranno dei futuri drammi musicali.
Di questa natura di composizione intermedia, anzi: di composizione nuova (in buona parte nuovo è, per esempio, il modo con cui vengono qui trattati i timbri; per questo aspetto rimando all'interessante contributo di Jà rgen Maehder al libretto) il direttore Pinchas Steinberg è ben consapevole. Sotto la sua bacchetta, l'Orchestra del Teatro Regio disvela una meravigliosa, lussureggiante varietà di timbri (gli ottoni, nella buca e in scena, sono splendidi, capaci di passare dal suono più cupo a quello più smagliante); e ogni frase, ogni idea musicale risulta chiaramente concatenata nel dipanarsi di un tessuto musicale che prelude alla musica infinita del Wagner a venire.
I cantanti formano una compagnia equilibrata. Raimo Sirkià , nel ruolo dell'eroe eponimo, ne privilegia i tratti più sentimentali, più umani, trovando così nel terzo atto il suo spazio espressivo ideale: a partire dallo slancio amoroso del grande duetto con Elsa il personaggio si arricchisce di sfumature, fino a giungere alla consapevolezza tragica del finale. Elizabeth Withehouse mostra nel suo personaggio la vittima di un decadimento: se al principio dell'opera Elsa viene presentata come una figura idealizzata, quasi posta in una dimensione onirica, sotto il crescente influsso di Ortrud alla cui malvagità e alle cui arti di attrice consumata rende bene giustizia Mariana Pentcheva- i suoi toni si fanno sempre più allucinati, fino alla lacerazione della domanda fatale; per divenire, infine, la donna svuotata dell'ultima scena. Nel Friedrich di Pavlo Hunka non c'è posto per le mezze misure: appare, tutto sommato, irrimediabilmente cattivo, e trova nella violenza e nella minaccia la sua dimensione privilegiata (si potrebbe vedere, in questa impostazione, la volontà di sottolineare la presenza dell'idea di destino in Lohengrin; il concetto, certo tutt'altro che assente, qui appare tuttavia privo della centralità che lo contraddistingue nel resto della produzione wagneriana). Ronnie Johansen, nel ruolo di Enrico I, pone il colore scuro della sua voce e la nobiltà del fraseggio al servizio del re di Germania. Il Coro del Teatro Regio, sotto la guida di Bruno Casoni, non manca di colpire per le raffinatezze timbriche con cui asseconda la scrittura, prima fra tutte l'elegante impalpabilità esibita nella celebre marcia nuziale del terzo atto.
La regia è di Luca Ronconi. La vicenda, originariamente ambientata nella Germania del decimo secolo, appare qui trasportata in una dimensione sostanzialmente astratta che mescola elementi appartenenti alla contemporaneità ad altri privi di una precisa connotazione storica, nella volontà di segnalare il valore di eterna attualità della nostra opera. Un'operazione, questa, che mi è parsa ricca di intuizioni suggestive (la caratterizzazione di Elsa, per esempio, il cui tratto essenziale è qui la condizione di alterità , elemento costante pur nell'evoluzione del personaggio di cui ho avuto modo di scrivere sopra) che, però, portate alle estreme conseguenze, risultano non prive di qualche asprezza (il pannello su cui vengono proiettate le scene magiche del terzo atto mi è sembrato un'insistenza sull'elemento astratto tutto sommato fine a sè stessa).
Il ritorno di Lohengrin a Torino l'ultimo allestimento, al Teatro Nuovo, risale al 1973, mentre dal Regio l'opera mancava dal 1933- ha confermato la fama di città wagneriana del capoluogo piemontese: il pubblico, numerosissimo, ha accolto l'opera con entusiasmo, riservando all'arte direttoriale del maestro Steinberg gli applausi più scroscianti.

Indirizzi correlati:

www.teatroregio.torino.it
Il sito del Teatro Regio di Torino.

www.rwagner.net/
Questo sito, invece, contiene le traduzioni in italiano dei libretti di Wagner e i Leitmotiv in notazione musicale e in formato MIDI. Ottimo!

www.zazz.com/wagner/index.shtml
Immancabile per i wagneriani ad oltranza…

www.naxos.com
L'indirizzo della casa discografica per cui Pinchas Steinberg ha diretto una premiata incisione de L'Olandese volante

La scheda: LOHENGRIN
Opera romantica in tre atti
Libretto di Richard Wagner
Musica di Richard Wagner
Versione in lingua tedesca con sopratitoli in italiano
PERSONAGGI E INTERPRETI:
Enrico I “L'uccellatore”, re di Germania basso: Ronnie Johansen / Andrea Silvestrelli (11, 13, 21, 27)
Lohengrin tenore: Raimo Sirkià / Reiner Goldberg (11, 13)Viktor Lutsiuk (21, 27)
Elsa di Brabante soprano: Elizabeth Whitehouse /Elisabeth Meyer-Topsà e (11, 13, 21, 27)
Friedrich von Telramund, conte brabantino baritono: Pavlo Hunka / Claudio Otelli (11, 13, 21, 27)
Ortrud, sua sposa mezzosoprano: Mariana Pentcheva /Anna Maria Chiuri (11, 13, 21, 27)
L'araldo del re baritono: Angel Odena /Paolo Rumetz (11, 13, 21, 27)
Primo nobile brabantino tenore :Aldo Bertolo
Secondo nobile brabantino tenore: Saverio Bambi
Terzo nobile brabantino baritono: Andrea Snarski
Quarto nobile brabantino basso: Danilo Serraiocco
Primo paggio soprano: Simonetta Pucci
Secondo paggio soprano: Maria Palmitesta
Terzo paggio mezzosoprano: Clara Giangaspero
Quarto paggio mezzosoprano: Masako Tadeo
Direttore d'orchestra: Pinchas Steinberg
Regia: Luca Ronconi
Regista collaboratore: Ugo Tessitore
Scene: Margherita Palli
Costumi: Vera Marzot
Luci: Guido Levi
Assistente scenografa: Guia Buzzi
Maestro del coro: Bruno Casoni
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO
Allestimento in coproduzione con Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

(Luca Rossetto Casel )


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