Pellegrino presenta le Muse3


27 Ott 2004 - News classica

di Alberto Pellegrino

Come è ormai tradizione la terza Stagione lirica del Teatro delle Muse di Ancona, firmata dal nuovo direttore artistico Alessio Vlad, si apre con un evento artistico di rilevante importanza artistica e culturale. Dopo due spettacoli mozartiani si è deciso di esplorare un Novecento musicale poco frequentato con la messa in scena di due opere di grandi autori contemporanei realizzate in collaborazione con Fondazione Arena di Verona, dove lo spettacolo arriverà nella prossima stagione estiva.
Il primo autore è Maurice Ravel (1875-1937), il cui nome è legato a celebri composizioni per pianoforte o per orchestra come Jeux d'eau (1901), i tre poemi per canto e orchestra Shèrazade (1903), Rapsodie espagnole (1907), Chants populaires (1910), Valses nobles et sentimentales (1911), il poema coreografico Le valse (1919), Chansons madècasses (1924). Nel 1928 Ravel compone quel Bolèro che gli assicura la piena notorietà internazionale e che rimane uno dei brani più popolari dell'intero Novecento, concludendo infine la sua prestigiosa carriera di compositore nel 1932 con le Trois Chansons de Don Quichotte à Dulcinèe.
L'opera L'enfant et les sortilèges viene composta nel 1919 e debutta a Montecarlo nel 1925 sotto la direzione di Victor De Sabata. Si tratta di una fantasia lirica in due parti su un testo teatrale di Colette, che ha incontrato molte difficoltà ad affermarsi proprio perchè la fantasia musicale di Ravel ha realizzato un'opera che esce dai canoni della tradizione teatrale. A questo bisogna aggiungere l'oggettiva difficoltà dell'allestimento scenico, a cominciare dalla scelta del protagonista che è un bambino necessariamente interpretato da un adulto con voce da mezzosoprano; un'altra difficoltà è costituita dall'elevato numero di personaggi umani (la mamma, la pastora, una pastorella e un pastore, la principessa, il vecchietto), di animali antropomorfizzati (l'usignolo, la gatta, la libellula, il pipistrello, la civetta, lo scoiattolo, il gatto, la rana) e di personaggi-oggetto (la tazza cinese, la poltrona, l'orologio, la teiera, un albero, il banco, il canapè, il pouf, la sedia impagliata), che sono presenti in scena in un continuo succedersi di veri e propri sketches ricchi di dettagli e di mutazioni sceniche. Nonostante sia ormai riconosciuto il valore di questa opera unica nel suo genere, sono state proprio le difficoltà di trovare delle soluzioni sceniche soddisfacenti a farla apparire raramente nei cartelloni lirici. Sotto il profilo musicale l'opera può essere considerata un'antologia di modelli raveliani che puntano sulla melodia, senza rinunciare all'ironia, con passaggi di sbalorditiva bravura, con aperture verso l'esaltazione dei sentimenti e della memoria, con grandi virtuosismi e disinvolte “citazioni” dal valzer al fox trot, con richiami a Massenet e a Puccini (come nel lamento dell'abbandonato “Toi, le coeur de la rose”, dove si avvertono gli echi della “gelida manina”).
Nel primo atto l'azione si svolge in un antico palazzo della Normandia, dove un bambino è costretto controvoglia a fare i compiti, mentre con la mente è impegnato a seguire le sue fantasie. Scoperto dalla mamma, per punizione è costretto a bere una tazza di tè senza zucchero e a mangiare un pezzo di pane secco. Rimasto solo il bambino si sfoga distruggendo tutto quello che si trova nella stanza. Quando si abbandona esausto su di una poltrona, inizia una serie di eventi fantastici: la poltrona e gli altri mobili si mettono a danzare e rimproverano il bambino che si rifugia impaurito vicino al caminetto, ma il fuoco lo minaccia e poi si spegne lasciando la stanza al buio. Allora dalla tappezzeria stracciata escono figure fantastiche di pastori e pastorelle che danzano e cantano “il dolore di non potersi più unire”. Il bambino si commuove e piange, mentre dalle pagine di un libro strappato esce una principessa che cerca di consolarlo con dolcezza senza risparmiargli i meritati rimproveri. Poi la principessa sparisce e al suo posto si materializza un vecchio con un pi greco sulla testa che propone tanti quesiti da risolvere (è l'aritmetica). Si alza infine la luna e un gatto si appresta ad incontrare una gatta con cui intrecciare un appassionato duetto amoroso.
Nel secondo atto l'azione si sposta nel giardino della casa. à notte ed alcuni animali rivolgono rimproveri e minacce al bambino, quindi si lanciano in strani dialoghi e danze sfrenate, ferendo un povero scoiattolo. Allora il bambino si prende cura del piccolo animale, gli fascia una zampetta e cerca di consolarlo. Gli altri animali, accortesi del gesto di bontà del bambino, restano stupiti per questo improvviso gesto gentile e cominciano a dubitare della sua “cattiveria”, per cui lo accompagnano in casa dalla mamma. I sortilegi sono terminati e il bambino ritorna nel mondo reale. L'opera si conclude con il bambino che rimane solo dinanzi alla madre (“dritto, luminoso e biondo in un alone di luna e d'alba, verso colei che le bestie hanno chiamato: mamma!”) e che scopre un rinnovato affetto verso colei che gli ha dato la vita.
Accanto all'opera di Ravel troviamo un rarissimo lavoro di Igor Stravinskij (1882-1971) intitolato The Flood. Il più celebre autore del Novecento ha lasciato, oltre a numerose composizioni di musica sinfonica e da camera, anche importanti lavori che appartengono al teatro in musica: i balletti L'uccello di fuoco, Petrouschka, La sagra della primavera, Le nozze, Pulcinella, Gioco di carte, Apollo Musagete, Il bacio della fata, Il gioco delle carte, Orpheus; le opere da camera Renard e L'histoire du soldat; la fiaba musicale Le rossignol e l'opera buffa Mavra; l'oratorio Oedipus rex e il suo capolavoro operistico Carriera di un libertino (1951), composto su libretto del grande poeta inglese W. H. Auden.
Nel panorama musicale di Stravinskij un posto a sè occupa The Flood (Il diluvio), trattandosi di una sacra rappresentazione composta nel 1961 per la televisione statunitense e andato in scena nel 1963 nello “Staatsoper” di Amburgo. Questo musical play in un atto, scritto da Robert Craft basandosi sul libro della Genesi e su alcune fonti del teatro religioso medievale, rappresenta un momento di alta ispirazione religiosa del compositore russo e costituisce un esempio di come la componente astratta dello “stile seriale” possa fondersi con un sentimento armonico vicino al naturalismo soprattutto nelle scene della creazione, della costruzione dell'arca e del diluvio. Gli autori sono riusciti a condensare la vasta materia in circa mezz'ora, fornendo un alto esempio di concisione espressiva: l'azione scenica ha inizio con un Te Deum affidato al coro e prosegue con la creazione del cielo e della terra, degli animali e dell'uomo. Ha quindi luogo la tentazione di Eva messa in atto da Lucifero attraverso il serpente, a cui segue la punizione dell'umanità corrotta dal peccato attuata da Dio attraverso un diluvio che distruggerà ogni forma di vita sulla terra. Soltanto Noè e la sua famiglia avranno il privilegio di sopravvivere al terribile flagello, provvedendo alla costruzione di un'arca all'interno della quale dovranno essere messe in salvo una coppia per ogni specie animale. L'arcobaleno annuncia a Noè la fine della punizione divina e l'inizio di una nuova era del genere umano, mentre il coro intona il Sanctus finale.
Questa nuovissima messa in scena delle due opere (5-7-9 novembre) è stata affidata alla regia di Daniele Abbado, che si è avvalso delle scene di Graziano Gregori e dei costumi di Carla Teti, mentre un direttore specializzato nella musica del Novecento come l'israeliano Yoram David è stato chiamato a guidare una compagnia di giovani interpreti, il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”, il Coro Voci Bianche “Artemusica” e l'Orchestra Filarmonica Marchigiana.
Il secondo appuntamento della stagione lirica anconetana è costituito dalla Norma di Vincenzo Bellini (1-4-7 dicembre), capolavoro assoluto del primo Ottocento scritto su libretto di Felice Romani, nel momento in cui il compositore siciliano ha raggiunto la piena maturità : Bellini, pur essendo poco incline ad accogliere le novità musicali di suo tempo, riesce ha padroneggiare lo spartito plasmandolo con la sua eccezionale creatività superando ogni forma di convenzionalità dalla sinfonia iniziale alla celebre “Casta Diva”, dall'inizio del secondo atto (“Dormono entrambi”) fino al brano conclusivo “Qual cor tradisti”. Al Teatro delle Muse arriva la grandiosa produzione del New National Theatre di Tokyo messa in scena da Hugo De Ana, uno dei più geniali registi lirici del momento, che ha curato anche le scene e i costumi, ispirandosi sia alla compostezza neoclassica di un David, sia ai primi fremiti romantici di un Delacroix. De Ana adatterà la sua regia al palcoscenico delle Muse, mentre la direzione dell'orchestra sarà affidata alla prestigiosa “bacchetta” di Bruno Bartoletti. Di assoluto valore si presenta il cast degli interpreti formato dal soprano Fiorenza Cedolins, una delle più grandi cantanti della nuova generazione, mentre al suo fianco vi saranno due interpreti di grande valore come il tenore Vincenzo La Scola e il soprano Carmela Remigio, a cui viene affidato il ruolo di Adalgisa secondo l'edizione originale dell'opera, abbandonando la tradizione che vuole l'assegnazione del personaggio ad un mezzosoprano.
Infine la stagione si conclude con La Boheme di Giacomo Puccini (20-21-22-23 gennaio 2005) che va in scena secondo l'allestimento del Teatro Massimo Bellini di Catania con la regia di Lamberto Puggelli, le scene e i costumi di Pierluigi Samaritani, con la direzione del M Paolo Arrivabeni. Per il cast si alterneranno nel ruolo di Mimì un soprano di grande rilievo lirico come Carmela Remigio e la giovane rivelazione greca Alexia Voulgaridou, mentre il ruolo di Rodolfo sarà affidato al quotato tenore venezuelano Aquiles Machado e al promettente tenore italiano Alessandro Liberatore. Il baritono Luca Grassi sarà Marcello, mentre il bass-baryton Andrea Concetti debutterà nel ruolo di Colline, infine il personaggio di Musetta sarà interpretato dal soprano Donata D'Annunzio Lombardi. Il capolavoro pucciniano è una delle opere più amate dal pubblico non solo per la vicenda di amore, gelosia, rimpianto e morte che ruota intorno allo straordinario personaggio di Mimì, ma anche per la straordinario valore musicale di questo melodramma che contiene non solo una grande carica melodica, ma una forza innovativa sia dal punto vocale sia strumentale rispetto alla tradizione che viene frantumata da un'ottica teatrale completamente diversa grazie anche all'apporto dell'ottimo libretto scritto da Giuseppe Giacosa e Luigi Illica.

(Alberto Pellegrino)


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