Pat Metheny, “Dream Box”
a cura di Giovanni Longo
26 Giu 2023 - Dischi
Lo scrigno dei sogni di Pat Metheny. Recensione dell’ultimo album, “Dream Box”, uscito il 16 giugno (Metheny Group Productions – Modern Recordings – BMG).
Non hanno sicuramente da annoiarsi scontando lunghe attese i fans di Pat Metheny; con Dream Box, uscito lo scorso 16 giugno, siamo al quarto lavoro edito in poco più di tre anni, dopo From this Place del febbraio del 2020 (che avrà sicuramente rappresentato per molti un modo per esorcizzare l’angoscia da isolamento da pandemia), Road tho the Sun e Side Eye (V1.IV), entrambi del 2021. In più nel 2022, Metheny ha finalmente potuto recuperare, appunto, il Side Eye Word Tour, originariamente previsto proprio in quel 2020 poi rivelatosi infausto.
Una generosità, quella dell’ormai leggendario chitarrista e compositore americano, cui non saranno estranee, al netto della proverbiale prolificità d’ispirazione, le strategie di marketing sapientemente elaborate dal suo management. Sia chiaro, tuttavia, che tale “sovraesposizione” non va a detrimento della qualità delle proposte, che nel loro complesso continuano ad offrire pagine di ottima musica.
È il caso anche di Dream Box, disco solo per chitarra elettrica e chitarra baritona, dalla genesi particolare, originatosi da decine di composizioni che Metheny conservava, quasi dimenticate, nel suo archivio e che ha riscoperto proprio nei periodi di tour. Il titolo del lavoro riveste più significati. Box è il soprannome della chitarra hollow body utilizzata da Metheny per eseguire i brani in questione, ma allude anche all’atmosfera “onirico-malinconica” che ha accompagnato il nascere e lo svilupparsi di queste trame musicali e che ne connota la cifra stilistica ed espressiva.
Nove brani in tutto, di cui sei composizioni di Metheny, e tre riproposizioni di brani di altri musicisti: Never was love (Russ Long), I Fall in Love Too Easily (Styne/Cahn) e Morning of the Carnival (tit. orig. Manha de Carnaval) di Bonfà/Maria, quest’ultima a testimoniare una volta di più il profondo legame tra sensibilità del musicista del Missouri e cuore espressivo della migliore tradizione brasiliana.
Si apprezzano, oltre a quella “politezza” di suono tipica del Metheny strumentista, certi rarefatti, toccanti passaggi melodici (specie in tracce come The Waves are not the Ocean e From the Mountains) che non dovrebbero lasciare insensibili nemmeno gli ascoltatori digiuni dell’artista.
Ci si muove, in qualche modo, nel solco di altri lavori, specie in solitario di Metheny (si pensi a One quiet night e a What’s it all about) ma approccio, feeling e atmosfere ricordano soprattutto Beyond the Missouri Sky, disco in duo con Charlie Haden: suggestivi ripiegamenti malinconici, che da sempre rappresentano l’altra faccia dell’indole umana e musicale di Metheny.
Track list
- The waves are not the ocean
- From the Mountains
- Ole & Gard
- Trust your angels
- Never was love
- I fall in love too easily
- P.C. of Belgium
- Morning of the Carnival
- Clouds can’t change the sky