Paolo Cevoli prende spunto da Enea
di Elena Bartolucci
8 Apr 2025 - Commenti teatro
L’irriverente ironia del comico romagnolo Paolo Cevoli si mescola al racconto di un grande mito in “Figli di Troia”.
Corridonia (MC) – Giovedì 3 aprile si è chiusa la stagione in abbonamento del Teatro Velluti di Corridonia realizzata dal Comune e dall’AMAT con il contributo di MiC e Regione Marche. L’ultimo appuntamento ha visto come protagonista in scena il comico Paolo Cevoli con il nuovo spettacolo “Figli di Troia”, un racconto divertente con cui regalare al pubblico cenni di letteratura e storia conditi dalla sua irriverente e mordace ironia.
Il corpo centrale dello spettacolo, che prende il via sulle trascinanti note di Y.M.C.A. dei Village People, è legato soprattutto al mito di Enea e all’immagine rappresentata dal famoso gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Bernini, conservato nella Galleria Borghese a Roma: un eroe sconfitto che fugge da Troia in fiamme con le sue divinità in tasca, il padre Anchise sulle spalle e il figlioletto Ascanio per mano.
Questa immagine perfetta riassume tre generazioni in un unico simbolo, in cui le radici del passato tengono ben saldo il tronco di un tempo presente che si avvicina al cielo attraverso le foglie della chioma che simboleggia la speranza verso il futuro.
Enea diventa quindi un pretesto per parlare sia del mito raccontato dal poeta Virgilio nell’Eneide che dei viaggi rocamboleschi che segnano la storia sia di personaggi storici come Cristoforo Colombo ma anche della sua famiglia e in particolare di suo padre Luciano, emigrato in Australia negli anni ’50.
Cevoli si rivede più nei panni di Anchise, pensionato boomer nato nel periodo degli anni Sessanta, che riconosce nei figli millenial il vero sostegno della società contemporanea che, ormai alla deriva, deve capire che tipo di mondo lasciare a queste nuove generazioni alpha.


Servirebbero delle figure proprio come Enea, pronte ad assumersi le proprie responsabilità, combattere per costruire una nuova “città” e risollevare una civiltà decadente, troppo incentrata sull’egotismo tralasciando ai margini la realtà dei fatti.
In una scenografia quasi assente, se non per le luci a LED che contornano le scene e un paio di elementi decorativi che servono da supporto alle proprie storie, la simpatia innata del comico romagnolo non riesce a colmare un’evidente lacuna narrativa.
L’idea di parlare (in modo molto condensato) di miti e leggende attualizzandoli alle tematiche sociali dei giorni odierni è sicuramente vincente, molto meno lo è l’intreccio che viene intessuto in maniera che possa sembrare quasi casuale il modo in cui vengono messi in mezzo ricordi, aneddoti e barzellette.
Presi singolarmente come momenti a se stanti sarebbero di sicuro risultati vincenti, ma nell’insieme lo spettacolo non convince del tutto seppur in grado di regalare numerose e grasse risate. La produzione dello spettacolo, che ha comunque riscontrato un notevole responso positivo dal pubblico, è firmata da Diverto.