Ottima edizione de “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini a Jesi


di Roberta Rocchetti

5 Nov 2022 - Commenti classica

Al Teatro Pergolesi di Jesi, per la 55esima stagione lirica, è andata in scena l’opera di Vincenzo Bellini I Capuleti e i Montecchi. Successo di pubblico. Messa in scena impeccabile, insieme all’ottimo comparto musicale. Il Romeo di Paola Gardina una delle due punte di diamante vocali della serata insieme alla Giulietta di Francesca Pia Vitale.

(Foto di Stefano Binci)

Abramo Rosalen CAPELLIO – Francesca Pia Vitale GIULIETTA

La storia di Romeo e Giulietta è la vicenda che forse più di ogni altra forse impone di pensare alle “sliding doors”, al “cosa sarebbe successo se” invece di fare una cosa ne avessimo fatta un’altra o la avessimo fatta in un altro momento, a quanto la vita possa cambiare non soltanto rivoluzionandola ma soltanto anticipando o ritardando un’azione abituale, voluta o casuale di una manciata di secondi, a volte in meglio a volte in peggio, come quando, girando l’angolo urtiamo contro l’amore della vita o alla cassa dell’autogrill manchiamo il biglietto vincente della lotteria che sarà acquistato da chi è in fila immediatamente dietro di noi.

In parte crediamo risieda in questa sua componente fatale il successo planetario toccato in sorte a questa vicenda che da Shakespeare genitore ha dato la luce a centinaia di figli.

Uno dei figli è il raffinatissimo libretto di Felice Romani I Capuleti e i Montecchi musicato prima dal marchigiano Nicola Vaccaj poi da Vincenzo Bellini.

Il genio catanese la compose per la Fenice di Venezia nel 1830 a soli 29 anni, in parte rimaneggiando composizioni precedenti destinate ad altre opere, come era uso frequente allora, in parte mettendo la sua creatività al servizio di nuove melodie e ciò che ne risultò ebbe immediatamente successo.

Protagonisti un soprano e un mezzosoprano (il primo Romeo fu nientemeno che Giuditta Grisi), a sottolineare l’innocenza che permea l’amore dei due protagonisti, quell’elegiaca assenza di virilità selvaggia confacente all’idea di amore puro o di eroismo di natura nobile nella quale la componente spirituale ha il dominio su quella animale o di adolescenza già intrisa di bramosia amorosa ma non ancora in pieno possesso dei caratteri distintivi di “maschio” come il Cherubino mozartiano.

Un espediente del teatro musicale usato fin dai tempi del barocco che sostanzialmente scomparirà negli anni a seguire, se consideriamo eccezionale parentesi l’Hansel di Humperdinck, ma eccezione fino ad un certo punto dal momento che il personaggio in questo caso è diversamente dalle altre volte proprio un bambino e quindi necessariamente totalmente privo di caratteri distintivi sessuati.

Il Teatro Pergolesi di Jesi ha deciso di mettere in cartellone come secondo titolo della 55esima stagione lirica proprio l’opera di Bellini che segue a ruota il Trovatore andato in scena a fine ottobre e precede Delitto all’isola delle capre di Ugo Betti che sarà in scena il 25 e il 27 novembre, per finire con la Tosca che seguirà 16 e 18 Dicembre.

Il sipario della prima si è dunque aperto nella serata di venerdì 4 novembre sulla cornice spezzata che Filippo Tonon che ha curato scene e costumi ha deciso di far troneggiare sulla scena, una cornice a disposizione della regia asciutta ed essenziale di Stefano Trespidi, che in certi momenti ha avuto il ruolo di racchiudere quasi dei tableau vivant narrativi, altri di farsi porta e permettere alla frattura alla base di far incontrare i protagonisti, il tutto ha assunto a volte ispirazione caravaggesca grazie alle luci di Bruno Ciulli.

I costumi semplici ma eleganti e curati, evocativi del ruolo anche simbolico di chi li ha indossati.

Il comparto musicale si è distinto per rigore, cura dei dettagli e capacità espressiva, in un’opera che pur narrando una vicenda particolarmente commovente ha necessità che ogni nota, ogni parola vengano evidenziate nel modo giusto per sviluppare appieno il proprio potenziale e Tiziano Severini che ha diretto la FORM (Orchestra Filarmonica Marchigiana) ha saputo sfruttare e far sfruttare dalle voci questo potenziale. Il Romeo di Paola Gardina è stato una delle due punte di diamante vocali della serata, un canto senza sbavature, brillante, agile, amoroso e sfrontato, straziato da un amore che è quasi ossessione, sorretto da una tecnica ineccepibile, si è accompagnato all’apprezzatissima Giulietta di Francesca Pia Vitale, una delle voci che ha trionfato alla 50esima edizione del Concorso Internazionale Toti Dal Monte, e che ha reso una Giulietta tormentata e disperata esibendo acuti affilati e precisi, agilità eleganti dove per “eleganti” si intende apparentemente emesse con fluida facilità e dando loro un valore espressivo, espressività che è stata la stella polare di tutta la sua interpretazione mai piatta, monocorde o banale.

Altro vincitore del Concorso Toti Dal Monte è Davide Tuscano che ha rivestito il ruolo di Tebaldo, ottimo tenore, voce che corre, brillante, piena e sonora ha costituito la terza parte della triade portante.

Buoni anche il Lorenzo di William Corrò e il freddo Capellio di Abramo Rosalen.

Marina Malavasi ha diretto l’Iris Ensamble, coro di grande professionalità.

Grande successo di pubblico soprattutto per gli interpreti dei due sfortunati innamorati traditi da una millimetrica frattura del tempo, dalle loro esistenze inciampate sui minuti, scivolati attraverso la frattura della cornice nel buio. Si replica domenica 6 novembre.

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