Musicologia storica e musiche di consumo: polemiche ad una tavola rotonda.


Francesco Spampinato

25 Nov 2002 - Commenti live!

Ieri pomeriggio (24.11.2002, ndr) ho assistito alla tavola rotonda “Musicologia storica e musiche di consumo” nell'ambito del colloquio del Saggiatore Musicale.
La La Face e due suoi collaboratori (Paolo Cecchi e Paolo Somigli) hanno messo in piedi uno spettacolo penoso e irritante. Erano ospiti:
Roberto Agostini, Mario Baroni, Gianmario Borio, Richard Middleton, Raffaele Pozzi, Veniero Rizzardi.
Ha cominciato Baroni, con la sua solita franchezza è venuto subito al dunque: “chiedo agli organizzatori di spiegarmi il senso del titolo di questo colloquio, che non condivido assolutamente”.
Middleton aveva preparato un interevento molto interessante, peccato che sia stato affiancato da una traduttrice totalmente incompetente e vistosamente imbranata. Risultato: frasi amputate, terminologia fraintesa, imbarazzanti pause di silenzio nella traduzione. Gli organizzatori seguivano su una copia del testo integrale ma non l'hanno distribuita. La traduttrice aveva il testo da 4 giorni, ma si è ostinata nel tradurre in modo semisimultaneo prendendo appunti. Nessuno ha capito niente.
Marconi e Fabbri erano nel pubblico, sempre più irritati.
Borio e Rizzardi hanno fatto degli interventi da musicologi tradizionali: interferenze fra musica colta e musica di consumo nel 1900.
<b<Agostini è stato presentato come contrattista dell'Università di Pisa, senza il minino accenno alla Iaspm. Il suo intervento era una voce nel deserto: molto teorico, ribaltava i termini del problema, occorre parlare di Esperienza (e non di Oggetti d'Arte) e di vari modi di fare esperienza di un oggetto musicale, non trascurando il fatto che vi è un soggetto (con le sue motivazioni e le sue competenze) che contribuisce a determinare l'esprienza. Era un po' nervoso, ha letto in fretta il suo testo.
Subito dopo hanno fatto intervenire Pozzi, e si è caduti veramente nel ridicolo. Un intervento assolutamente delirante, pieno di termini incomprensibili e citazioni in tedesco, letto con un senso di forte disprezzo nei confronti di tutto quello che aveva sentito. Nel contenuto ribaltava totalmente tutto quello che aveva appena detto Roberto, punto per punto, sostenuto dai sacri filosofi chiamati in causa ad ogni piè sospinto. Il succo è questo: “occorre relativizzare il relativismo culturale! nell'esprimere giudizi estetici bisogna fondarsi sul valore oggettivo di un'opera d'arte. La musica di consumo è fatta di prodotti da supermercato non degni di essere studiati da una musicologia, ma solo da una sociologia, che non può esprimere giudizi di valore”. Il culmine del delirio è arrivato alla fine del suo intervento: ha mostrato la foto della “venere degli stracci” opera di arte povera del Pistoletto, dicendo: “la venere non è sommersa dagli stracci, li affronta. guardiamoci bene dal non confondere la venere con gli stracci”.
Alla fine sono rimasti solo 5 minuti per il dibattito, ma si è andati avanti lo stesso per 50 minuti. Fabbri è intervenuto subito, ha scritto una sua relazione di 3 pagine, infuocata. Ha rilevato tutti gli errori presenti nella relazione introduttiva di Cecchi e Somigli, errori storici e metodologici. Ha sparato a zero contro il sabotaggio subito da Middleton e contro i vaneggiamenti di Pozzi, ha sottolineato le competenze di Agostini, le pubblicazioni e i suoi lavori, ha ironizzato nei confronti dell'organizzazione e del dipartimento. Il clima si è acceso e Pozzi ha perso la testa. Sono intervenuti Bianconi e la La Face, la quale, candidamente, ha affermato: “dicono che gli accademici non si occupano di musiche di consumo, noi abbiamo organizzato questa tavola rotonda proprio perchè non lo si potesse dire di noi. Infatti questo è il risultato di ben tre anni di lavoro fatto da Somigli con il suo seminario sulle musiche di consumo”. Risposta di Fabbri: ci sono persone, anche a Bologna che studiano la popular music da più di 20 anni, complimenti al dipartimento di musica e spettacolo di Bologna!

(Francesco Spampinato )


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