Maurizio Galimberti e “L’illusione Di Una Storia Senza Futuro”


a cura di Alberto Pellegrino

28 Apr 2022 - Libri

Presentiamo il libro fotografico L’Illusione Di Una Storia Senza Futuro di Maurizio Galimberti, arricchito da un testo di Gianni Canova, e nato da un’idea del coautore Paolo Ludovici.

Maurizio Galimberti e Paolo Ludovici sono gli autori del volume L’Illusione Di Una Storia Senza Futuro (2021), edito da Skira e nato da un’idea di Paolo Ludovici e arricchito da un testo di Gianni Canova, con il quale essi proseguono la riflessione sul senso della storia e del tempo iniziata nel 2020 con la loro opera precedente Uno Sguardo Nel Labirinto Della Storia. Maurizio Galimberti (Como, 1956), è un fotografo e un artista di fama internazionale divenuto celebre per lavorare quasi esclusivamente con la Polaroid, per mezzo della quale ha sviluppato un personalissimo linguaggio fotografico. Presente sulla scena artistica internazionale da oltre 30 anni, egli è conosciuto in tutto il mondo non solo per il valore poetico dei suoi progetti, ma anche per i suoi ritratti di personaggi celebri come Robert De Nito, Johnny Depp, Umberto Eco e Lady Gaga. Autore di molte pubblicazioni, ha tenuto mostre personali a Roma, Milano, Venezia, Parigi e New York. È stato testimonial mondiale della Polaroid International ed è attualmente considerato dalla critica uno dei più importanti instant artist

Con questo libro di grande formato (cm. 30 X 38), Galimberti vuole rappresentare alcuni avvenimenti e personaggi tra i più significativi del secondo dopoguerra, raffigurati attraverso la sua personalissima tecnica di manipolazione con la quale scompone e ricompone una fotografia, rendendola una nuova immagine di grande impatto visivo. Al di là di una prima “lettura” che porta a una valutazione estetica dell’opera, ci si accorge che Galimberti con i suoi “pezzi unici” riesce a coniare un nuovo linguaggio che, oltre a conferire nuova dignità alla fotografia, fornisce una stupefacente e prodigiosa interpretazione della realtà, partendo da una singola polaroid per arrivare a un “racconto” capace di provocare intime emozioni e a trasmettere una forte energia che impone all’osservatore una concentrazione sui dettagli per poi rimandare all’unità complessiva dell’opera.

Per realizzare i suoi progetti Galimberti tiene ben presente il rapporto immagine-commozione come lo ha definito Susan Sontag: “Le immagini del dolore degli altri in genere producono in chi le vede commozione e compassione: sentimenti nobili, non c’è dubbio, ma anche autoassolutori. Nel momento in cui io sento di provare compassione, di compatire, di patire e soffrire con coloro che sono ritratti nell’immagine, di fatto mi illudo di condividere il loro dolore e così facendo mi assolvo a priori dal dovere di interrogarmi sulla mia eventuale responsabilità – anche inconsapevole – nella produzione di quel dolore che mi sta facendo commuovere”. Per mezzo dei suoi interventi Galimberti, infatti, toglie alle sue immagini ogni forma di compassione, perché in esse non è presente la rappresentazione della vita reale né una simbolica raffigurazione del Male, ma c’è un’interpretazione del Male e del dolore che da esso trae origine, dato che l’autore vuole sottolineare che siamo sempre noi a dare un senso a quei brandelli di umanità o di realtà senza farci dimenticare che esiste sempre un contesto mondiale in cui quelle immagini hanno preso forma.

Le fotografie di Galimberti possono essere definite a prima vista delle immagini-mosaico, ma si tratta di una classificazione non troppo pertinente, perché il mosaico parte da un frammento che viene accostato ad altri frammenti fino a formare un’immagine completa. Maurizio compie invece un’operazione opposta, perché parte da una “matrice fotografica”, sua o di altri autori, per scomporla fino a farla esplodere in tanti frammenti che alterano, espandono, rafforzano il significato della fotografia originaria che non è più una rappresentazione del reale, ma diventa un artificio, una interpretazione personale capace di suscitare uno shock e di spingere alla meditazione attraverso un “terremoto iconico” destinato a provocare una decodificazione della nuova immagine e a spingere l’osservatore verso la contemplazione e la ricostruzione mentale del visibile.

Maurizio Galimberti e da Paolo Ludovici hanno preferito selezionare soprattutto delle immagini drammatiche e spesso dimenticate per farle riemergere dal labirinto della Storia, dove altrimenti rimarrebbero sommerse nelle macerie in quel grande mare delle informazioni iconiche che caratterizza la nostra epoca. Sono molto poche le immagini che ritraggono personaggi celebri con Nelson Mandela e Muhammad Ali, Papa Wojtyla e Madre Teresa di Calcutta; come è ridotta al minimo la presenza dei potenti della Terra e del mondo dello spettacolo. I protagonisti assoluti diventano per primi i bambini dolorosamente coinvolti in eventi destinati a sconvolgere la loro vita come l’esilio delle famiglie, il dramma dei conflitti locali e della emigrazione (si pensi alla tragica foto del bambino naufragato morto su una delle tante spiagge del mediterraneo o al bambino smarrito sul confine Messico/Usa). Sono poi rappresentate le manifestazioni civili contro la guerra del Vietnam e quelle degli afroamericani; la protesta delle madri argentine dei desaparecidos; la violenza degli scontri del G8 a Genova; le lacrime, le sofferenze, le morti legate all’emigrazione; gli esodi forzati e dolorosi dai campi di concentramento; i disastri causati dall’uomo sull’ambiente o provocati dalla natura come il terremoto dell’Irpinia del 1980 o lo tsunami del 2004 in Thailandia. L’autore dà ampio spazio alle immagini di guerra, dal Kuwait all’Afghanistan; dall’attacco chimico a Halabja perpetrato dall’esercito iracheno contro la popolazione curda nel 1988, al massacro di Srebrenica del 1995; dagli attentati di Nassiriya del 2003 alle strazianti immagini che documentano i tentativi di fuga da Kabul riconquistata dai Talebani nell’agosto del 2021.A chiusura di questo libro vanno segnalate le fotografie riguardanti la disinfestazione di Wuhan nel 2020, seguita all’esplosione pandemica del COVID-19. Nella rielaborazione di Galimberti questo evento appare quasi un’immagine di fantascienza con quella figura umana in mascherina e tuta blu che, al centro della composizione, svanisce ai bordi nel biancore accecante dei fumi e delle sostanze disinfestanti spruzzate dagli operatori sanitari.

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