Luciano Verzola espone ad Ascoli Piceno
di Flavia Orsati
1 Ago 2024 - Arti Visive
“Realismo Magico. Le creazioni di Luciano Verzola” è il titolo della Mostra di Luciano Verzola al Forte Malatesta di Ascoli Piceno, cura di Stefano Papetti, Cristina Peroni e Cristiano Massari.
Se si pretende di tener conto soltanto del ragionamento, si restringe il campo d’azione del nostro spirito. Nella filosofia dei razionalisti vi è un oscurantismo che essi non osano neppure immaginare. O. Wirth, I Tarocchi
Il 25 luglio è stata inaugurata ad Ascoli Piceno, nei suggestivi spazi del Forte Malatesta, la mostra “Realismo Magico. Le creazioni di Luciano Verzola”, visitabile fino al prossimo 8 dicembre, a cura di Stefano Papetti, Cristina Peroni e Cristiano Massari.
Luciano Verzola, costumista di origini ascolane ma di fama internazionale, inscrive stavolta le sue opere all’interno di un suggestivo percorso, quello di un viandante che ricorda Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino, il quale, attraversando il Ponte del Diavolo, secondo la leggenda costruito in una notte dal filosofo ed alchimista Cecco d’Ascoli con l’aiuto del diavolo, fino al Forte edificato da Antonio da Sangallo ed adibito a carcere fino al secolo scorso, si trova proiettato in un mondo sospeso, senza tempo, le cui installazioni fanno saltare i riferimenti consueti e attingono ad un materiale ontologico latente in ognuno di noi.
La mostra si basa su di una rivisitazione dell’immaginario iconologico ed iconografico delle 22 lame degli Arcani Maggiori dei Tarocchi, una storia dall’antico simbolismo e dalla genesi misteriosa, ma che sicuramente affonda i suoi stilemi figurativi nel periodo medievale.
Chi conosce l’immaginario tarologico ed ha avuto modo di scandagliarne anche il lato esoterico, sa che la loro padronanza e pratica è un’incessante tenzone filosofica fra predestinazione e libero arbitrio, e che il ricreare un mazzo – se ciò avvenga su tela, stoffa o supporto fotografico poco importa – è uno sforzo immaginifico inconscio, che riattiva potenti forze sopite in noi, immagini eterne ed immortali che l’uomo si tramanda da secoli nel dna e che lo precorrono, scatenando tutta la potenza vivificatrice dell’archetipo. Gli accostamenti proposti da Verzola, infatti, divengono, consciamente o meno, tappe di un iter iniziatico che viene posto sotto gli occhi del visitatore, che diviene tale alla sola ed unica condizione che venga introiettato e sublimato da chi vi entra in contatto.
I Tarocchi, nella forma che noi siamo abituati a conoscere, sono figli dell’ambiente culturale che li concepisce, cioè quello italiano ed europeo che, dal Medioevo, si era visto mutare in Rinascimento, sebbene molti studiosi ipotizzino una loro genesi più antica e, per certi versi, misterico-iniziatica. Certo è che la loro grande riscoperta in Occidente avviene nel XIX secolo, momento in cui fioriscono numerose fratellanze massoniche e scuole occulte, magiche ed esoteriche, che si occupano di alchimia, ermetismo, astrologia. Nati dunque inizialmente come gioco di carte per allietare le fredde sere invernali nelle corti rinascimentali, la loro destinazione d’uso cambia nel corso dei secoli, e i mazzi vengono studiati, perfezionati, ridisegnati, da occultisti e da artisti.
Sembrerebbe una contraddizione in termini, quindi, che un antico mazzo da gioco venga usato a scopo divinatorio, essendo la vittoria o la perdita, nel caso di un simile passatempo, eminentemente frutto di strategia, fortuna e casualità; al contrario, la lettura e lo studio dei Tarocchi si basa su di un principio di nessi a-causali, teorizzato da Carl Gustav Jung con il termine di “sincronicità”.
Il percorso espositivo comprende costumi che interpretano i personaggi degli Arcani, mettendoli “in scena” in fotografie, impersonificati da diafane ed algide modelle, che creano un mondo compiuto in sé, un microcosmo pregno di significato in cui lo spazio-tempo si annulla, veri e propri tableaux vivants che riflettono sulla capacità dell’estro artistico, da considerarsi sempre contemporaneo, di vivificare gli archetipi. Ad accompagnare il cammino del visitatore in chiave immersiva ci sono dei video, delle evocative installazioni, delle audioguide e dei momenti interattivi in cui, davanti alle carte dei Tarocchi, ciascuno sarà chiamato ad estrarne e a “divinare” il proprio percorso individuale, fissandolo su carta, guidato dal potere mitopoietico della scrittura. Sei dei ventidue Arcani non realizzati da Verzola (La Giustizia, La Forza, L’Appeso, La Torre, Il Sole, Il Giudizio) verranno ricreati con l’intelligenza artificiale, come esperimento per scandagliare i limiti e le potenzialità di questo strumento.