La stagione lirica della Scala si apre con un grande concerto/spettacolo


di Alberto Pellegrino

16 Dic 2020 - Commenti classica

Al Teatro alla Scala di Milano apertura della stagione stagione 2020/2021 con un grande concerto/spettacolo “A riveder le stelle” trasmesso in diretta dalla RAI.

Fotografie Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala. Le due fotografie di Roberto Bolle (Waves) sono di Andrej Uspenski

Una durata di 2 ore e 45 minuti, una ripresa della Radiotelevisione Italiana che ha trasmesso in diretta su RAI 1, RAI 1 HD e su RAI Play con due milioni e 600 mila spettatori (14,7% di shere): questo è il bilancio di A riveder le stelle,lo spettacolo con cui è stata inaugurata il 7 dicembre 2020 la stagione 2020/2021 del Teatro alla Scala, che successivamente è stato trasmesso in differita in Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Svezia, Slovenia, Russia, Ungheria, Serbia, Repubblica Ceca, Albania, Turchia, le Americhe, Australia, Africa, Cina e Giappone. Un successo della cultura italiana che è rappresentata nel mondo principalmente dal melodramma con l’apporto determinante della Orchestra del Teatro alla Scala diretta Dal M° Riccardo Chailly e del Coro diretto dal M° Bruno Casoni. Allo spettacolo ha preso parte un cast internazionale di affermati cantanti lirici che hanno interpretato 24 brani d’opera di Verdi, Rossini, Donizetti, Bellini, Bizet, Massenet, Wagner e Puccini, una sintesi del grande repertorio melodrammatico europeo. Hanno inoltre fatto parte dello spettacolo Roberto Bolle e i giovani danzatori della Scala, eseguendo coreografie di Manuel Legris, Rudolf Nureyev e Massimiliano Volpini. La regia e le scene sono state affidate a Davide Livermore, i costumi sono stati disegnati da Gianluca Falaschi, le scenografie digitali sono state realizzate da D-Wok e le luci sono state progettate da Marco Filibeck.

Nonostante l’assenza del pubblico, si è assistito a uno straordinario evento musicale come ha tenuto a sottolineare il maestro Riccardo Chailly: “È un evento senza pubblico e senza contestazioni, un momento importante per tutta la cultura musicale. Il pubblico ci mancherà, è la prima volta che ci esibiamo in queste condizioni. Gli artisti hanno dovuto affrontare quindici autori in quindici stili differenti. Un’orchestra con meno esperienza avrebbe faticato a realizzare un’impresa come questa. È un’esperienza straordinaria dal punto di vista acustico, suonare senza pubblico, con l’orchestra al centro della grande volta, ma quando si arriva all’ultima nota e c’è il silenzio assoluto, i palchi vuoti, c’è sì una grande emozione da un lato ma dall’altro un senso di grande mancanza”. A sua volta il Sovrintendente Dominique Meyer ha dichiarato: “Volevamo dare un segnale positivo, con tante voci, tutte in grande forma. Anche l’orchestra ha suonato meravigliosamente, hanno fatto un grande lavoro in modo molto concentrato, è stato bello vederli lavorare, danno forza ed energia. La Scala c’è, è in piedi e ha grande voglia di andare avanti, è uno spettacolo che dimostra la volontà di tutti i lavoratori del teatro di andare avanti”.

Lo spettacolo si è aperto con la voce registrata di Mirella Freni che ha cantato “Io son l’umile ancella” dalla Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, poi è apparsa sul palco Maria Grazia Solano che ha recitato a cappella le prime strofe dell’Inno nazionale con  la sua voce è risuonata nella sala vuota e con lei vestita come un’addetta alle pulizie, con una scopa in mano, per rappresentare ogni lavoratore del prestigioso teatro, quindi l’orchestra, il coro e gli attrezzisti, le maschere, i tecnici di palcoscenico hanno completato l’esecuzione del Canto degli Italiani.

Per dare inizio alla serata Caterina Murino ha recitato un brano da Il re si diverte di Victor Hugo seguito da arie del Rigoletto: “La donna è mobile” interpretata da Vittorio Grigolo circondato da elegantissime e bellissime dame; “Cortigiani vil razza dannata” con tre uomini mascherati, armati di pistola, hanno camminato attorno al baritono Lucio Salsi che ha cantato su una piattaforma circondata dall’acqua; al suo fianco giaceva a terra, dietro una transenna una donna (Gilda) con il viso sporco di rossetto, sconvolta dal dolore e dalla paura per la violenza subita: una prima e una bellissima scena altamente drammatica.

È stata poi la volta del Don Carlo collocato in una suggestiva scenografia costituita dalla carrozza di un treno di fine Ottocento, un Orient Express che corre tra cavalli di frisia, reticolati e soldati in divisa mitteleuropea, mentre sullo sfondo alberi bianchi sfilano come gelidi fantasmi; in questo paesaggio innevato. Sono stati eseguiti i celebri brani “Ella giammai m’amò” e “Dormirò sol nel manto mio regal” di Filippo II, “O Don fatale” della Principessa d’Eboli e “Per me giunto è il dì supremo” di Rodrigo, che cade ucciso da un colpo di fucile dinanzi a un addolorato Don Carlo.

La lettura di brani significativi come Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Cesare Pavese, Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale di Eugenio Montale, la Fedra di Racine, hanno introdotto altre scene particolarmente suggestive di “Regnava nel silenzio” dalla Lucia di Lammermoor, “Tu, tu piccolo Iddio” che ha preceduto il suicidio di Butterfly raffigurato attraverso un gioco di ombre cinesi. Molto intensa e drammatica è stata l’esecuzione delle arie “Morro, ma prima in grazia”, “Eri tu che macchiavi quell’anima”, “Ma se m’è forza perderti” tratte dal Ballo in Maschera, mentre sullo schermo apparivano file di corvi neri appollaiati sui fili dell’energia elettrica per poi alzarsi in un frenetico volo, una citazione da Gli uccelli di Hitchcook. Un omaggio al rapporto tra cinema e melodramma è stato celebrato con la raffigurazione di Cinecittà, un ricordo del Fellini della Strada e delle Notti di Cabiria, una citazione dal Sorpasso di Dino Risi, mentre Juan Diego Flórez ha cantato “Una furtiva lacrima” dall’ Elisir d’amore e Rosa Feola ha interpretato “So anch’io la virtù magica” dal Don Pasquale

Massimo Pepolizio ha recitato Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci per introdurre il tema dell’ambiguità e della crudeltà del potere simboleggiato dal “Credo” dall’Otello cantato da Jago dinanzi a una Casa Bianca in fiamme e semidistrutta dai bombardamenti. È stato poi il momento di “Nemico della patria” dall’Andrea Chenier di Giordano, la celebre aria è stata interpretata da Placido Domingo mentre sullo schermo scorrevano i volti di grandi uomini del passato (Aldo Moro, Gandhi, Mandela, Giovanni XXIII, Falcone e Borsellino, San Francesco).

Si è arrivati quindi all’invito ad avere speranza con l’interpretazione di “E lucevan le stelle” dalla Tosca, mentre passavano le immagini di una Roma notturna con al centro Castel Sant’Angelo; è seguito il brano “Nessun dorma” dalla Turandot accompagnato da un video che ha mostrato una ripresa dall’alto di Piazza della Scala e di Piazza Duomo deserte e avvolte nel silenzio della notte.

Ha concluso la serata un’esecuzione corale di “Tutto cangia” dal Guglielmo Tell di Rossini con Eleonora Buratto, Rosa Feola, Marianne Crebassa, Juan Diego Flórez, Luca Salsi e Mirko Palazzi. È così terminato il grandioso spettacolo A riveder le stelle, che ha voluto trasmettere un appello alla speranza anche attraverso quelle celebri parole dantesche.

È doveroso ricordare l’apporto dato allo spettacolo dai giovani danzatori del Corpo di Ballo della Scala che hanno eseguito l’Adagio dal Grand pas de deux, Atto II dallo Schiaccianoci (Nicoletta Manni e Timofej Adrijashenko), i ballabili da I Vespri siciliani, Jérusalem e Il trovatore (Martina Arduino, Virna Toppi, Claudio Coviello, Marco Agostino e Nicola Del Freo). Infine un grande Roberto Bolle ha duettato con le luci-laser, ballando sulle note di Waves (“Onde”), una coreografia che ha messo insieme tecnologia e tradizione sulle onde sonore di uno spettacolo inedito che è arrivato ai telespettatori attraverso la musica elettronica del gruppo torinese I Subsonica, che hanno suonato dal vivo negli stadi e nei palazzetti di tutta Italia. “Sono felice e privilegiato perché un po’ della mia musica risuonerà tra le mura della Scala, brutto anatroccolo in mezzo a nomi di una bellezza incredibile”, ha dichiarato Davide ‘Boosta’ Dileo, compositore e fondatore dei Subsonica.

La scrittrice Michela Murgia, al centro dello spettacolo, ha parlato dell’importanza del melodramma nel quadro della cultura nazionale e in particolare e per l’influsso esercitato sulle classi sociali più emarginate dal momento che l’opera ha dato voce a chi voce non aveva. La Murgia ha poi sottolineato il ruolo fondamentale che hanno avuto nell’opera lirica le figure femminili, eroine spesso vittime della condizione di sottomissione e di sfruttamento della donna, ma anche un esempio di voglia di dignità, di riscatto e di libertà pur essendo spesso vittime di tragici eventi: Butterfly la fragile, Lucia la pazza, Liù la sacrificata, Violetta la generosa, Carmen la passionale.

Donne forti, coraggiose, per molti aspetti sfortunate: figure delicate eppure decise a battersi contro il fato contrario; spesso accumunate da una triste fine, quella di morire sole e disperate, stroncate dalla tisi o spinte fino al suicidio. A sottolineare l’importanza della donna nell’opera lirica hanno contribuito i meravigliosi abiti di scena indossati dalle interpreti femminili e appositamente disegnati da celebre stilisti come Armani, Valentino, Dolce e Gabbana, che con le loro creazioni hanno reso la moda una delle protagoniste della serata. Non si è trattato del solito evento mondano con le indossatrici che sono sfilate in passerella, ma è stato un omaggio reso alla donna attraverso il segno di una creatività unica al mondo: tra gli altri, hanno brillato un abito rosso con bustino interamente ricamato in paillettes e cristalli e gonna a balze in tulle e crinolina;  un abito da sera in velluto di seta nero e dettagli ricamati tono su tono con maniche in frange ricamate; un vestito da sera in tulle nero a pois lamé, interamente ricamato con perle e cristalli; un completo in velluto di seta nero con profondo scollo a cuore decorato da cristalli tono su tono, completato da una cappa in tulle interamente ricamata. Giorgio Armani, nel commentare la serata, ha detto: “Ritengo questo spettacolo un appuntamento irrinunciabile, al quale ho partecipato seduto sul divano ma con l’attenzione e la gioia di sempre per il meraviglioso mondo musicale nel quale ci invita e ci fa immergere”.

Le “arie” eseguite nel corso della serata

Giuseppe Verdi: Rigoletto, “Preludio”, “Cortigiani vil razza dannata” (Luca Salsi), “La donna è mobile” (Vittorio Grigolo); Don Carlo, “Ella giammai m’amò” (Ildar Abdrazakov), “Per me giunto” (Ludovic Tézier), “O don fatale” (Elīna Garanča); Un ballo in maschera, “Morrò, ma prima in grazia” (Eleonora Buratto), “Eri tu” da Un ballo in maschera (George Petean), “Ma se m’è forza perderti” (Francesco Meli); Otello, “Credo” (Carlos Álvarez).

Gaetano Donizetti: Lucia di Lammermoor, “Regnava nel silenzio” (Lisette Oropesa); Don Pasquale, “So anch’io la virtù magica” (Rosa Feola); Elisir d’amore, “Una furtiva lacrima” (Juan Diego Flórez).

Giacomo Puccini: Madama Butterfly, “Tu, tu piccolo Iddio” (Kristine Opolais), “Un bel dì vedremo” (Marina Rebeka); Tosca, “E lucevan le stelle” (Roberto Alagna); Turandot, “Signore ascolta” (Aleksandra Kurzak), “Nessun dorma” (Piotr Beczala). Bizet: Carmen: “Preludio”, “Habanera” (Marianne Crebassa), “La fleur que tu m’avais jetée” (Piotr Beczala).

Richard Wagner: Walküre, “Winterstürme” (Camilla Nylund, Andreas Schager).

J. Massenet: Werther, “Pourquoi me réveiller” (Benjamin Bernheim).

Umberto Giordano: Andrea Chénier, “Nemico della patria” (Plácido Domingo), “La mamma morta” (Sonya Yoncheva). Gioacchino Rossini: Guglielmo Tell, “Tutto cangia” (Eleonora Buratto, Rosa Feola, Marianne Crebassa, Juan Diego Flórez, Luca Salsi, Carlos Álvarez, Mirco Palazzi).

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