Il Théâtre du Châtelet di Parigi celebra Bizet


di Alma Torretta

29 Mag 2025 - Commenti classica

Allo Chatelet di Parigi si celebra Bizet riproponendo “Le Docteur Miracle” e “L’Arlésienne”, spettacolo prodotto dal Palazzetto Bru Zane.

(Foto © Thomas Amouroux)

D. Bawab (Laurette), T. Dolié (Le Podestat de Padoue), H. Mas (Véronique), M. Mauillon (Silvio), P. Lebon (L’assistant)

Nell’anno in cui ricorre il 150° anniversario della scomparsa di Georges Bizet (1838 –1875) il Palazzetto Bru Zane, centro dedicato alla musica romantica francese con sede a Parigi e a Venezia, ripropone nella capitale francese la prima operetta scritta dal compositore a soli 18 anni abbinandola alla celebre Arlesiana. La serata al Théâtre du Châtelet si è aperta con quest’ultima composizione, ma l’attesa era tutta per il Dottor Miracolo e la sua frittata avvelenata, stratagemma per far realizzare il sogno d’amore tra Laurette, la figlia del podestà di Padova, e Silvio, il capitano di cui è innamorata ma che il padre non vuole che sposi.

L’operetta è andata in scena per la prima volta nell’aprile 1857 al Théâtre des Bouffes-Parisiens allora diretto da Jacques Offenbach che aveva lanciato un concorso di composizione: il giovanissimo Bizet lo vinse, ex equo con Charles Lecocq, ed il suo atto unico Le Docteur Miracle ebbe tanto successo che la sera della prima fu addirittura bissato. Ma poi il lavoro è stato messo da parte e riscoperto solo a metà del Novecento.

Héloïse Mas (Véronique), Thomas Dolie (Le podestat de Padoue), Dima Bawab (Laurette) – Le Docteur Miracle

Per questa nuova produzione il Palazzetto Bru Zan si è affidato all’eclettico Pierre Lebon che ne ha curato la regia e creato le scene ed i costumi, riservandosi pure d’interpretarne un personaggio. E lo stesso Lebon cura regia, scene e costumi pure per L’Arlésienne che nacque invece nel 1872, quindi verso la fine della breve vita del compositore, come musica di scena dell’opera teatrale omonima d’Alphonse Daudet. Creato per il Théâtre du Vaudeville, Daudet si era ispirato al suicidio del nipote del poeta provenzale Frédéric Mistral, disperato per un giovane donna che gli aveva preferito un altro, l’Arlesiana appunto, una ragazza di Arles che viene spesso evocata ma non compare mai in scena. Il lavoro teatrale di Daudet fu un fiasco, ma le musiche di Bizet continueranno a vivere, con lo stesso compositore che le adatterà in suite perfezionandole.

L’Arlésienne

Lebon ne ha immaginato una nuova versione scenica basandosi sull’adattamento in forma di racconto musicale realizzato dal musicologo Hervé Lacombe, biografo di Bizet. C’è un narratore, e poi solo tre ballerini e quattro cantanti, alcuni che ricoprono più ruoli. Il narratore Balthazar, ottimamente interpretato da Eddie Chignara, entra in scena trascinandosi un apparato scenico in legno che si apre e diventa la casa-mulino, ma anche schermo per proiezioni di vecchie immagini delle terre della Camargue dove si svolge la storia. Semplice ma efficace, con un gusto d’antico che si combina perfettamente con la storia raccontata, le facce infarinate e le movenze da mimi. Un visuale che soprattutto si combina bene con la musica di Bizet che, come si sa, ne L’Arlesiana è molto descrittiva, di paesaggi e situazioni emotive, e con richiami a motivi popolari.

L’esecuzione musicale è affidata all’Orchestre de chambre de Paris diretta da Sora Elisabeth Lee che riesce bene a metterne in risalto tutta la bellezza.

L’Arlésienne

Tra gli interpreti si fanno notare i ballerini Aurélien Bednarek e Iris Florentiny, entrambi con doppi ruoli contrapposti, il primo è Frédéri, l’innamorato sfortunato, ma anche l’amante dell’Arlesiana; la seconda è sia la madre di Frédéri che la giovane innamorata di quest’ultimo, ed è riuscitissimo il costume double-face che in un solo momento gli consente di passare da un ruolo all’altro. E si fa notare poi il ruolo molto poetico dell’Innocente, il fratello minore un po’ ritardato di Frédéri, che è interpretato dallo stesso regista che ha pure voce di baritono, in alternanza con Morgan L’Hostis.

Il coro è poi composto dai quattro cantanti che dopo la pausa interpreteranno i Docteur Miracle.

Marc Mauillon (Silvio) – Le Docteur Miracle

Ci sono due cast, noi abbiamo assistito al primo che vede il regista Lebon interpretare anche l’assistente del dottore, qui in un ruolo quindi molto più piccolo rispetto all’Arlesiana.

Le scenografie sono nello stesso stile, una specie di palcoscenico in cui avviene tutto, ma meno efficaci che nel primo tempo a suggerire i diversi ambienti, ed anche i costumi, assai caricaturali e giocati sul colore rosso, tolgono un po’ di forza alla comicità per eccessiva buffoneria.

Pierre Lebon (L’Assistant du Docteur Miracle) – Le Docteur Miracle

Se il Podestà, pancia grossa e cappellino minuscolo, è il giovane, dall’aspetto troppo giovane per la parte, baritone Thomas Dolié; la parte del capitano Silvio che si traveste in Dottore Miracolo per poterne avvicinarne la figlia è affidata invece al bari-tenore Marc Mauillon, bravissimo e perfetto per la parte, dal timbro inconfondibile e che qui dimostra di essere a suo agio anche in situazioni molto comiche.

La dolce ma determinata Laurette è interpretata dal giovane talentuoso soprano Dima Bawab, mentre la pure assai divertente moglie del Podestà è il mezzosoprano Héloïse Mas.

Thomas Dolie (Le podestat de Padoue), Dima Bawab (Laurette), Héloïse Mas (Véronique) – Le Docteur Miracle

Tutti e quattro insieme danno vita a un delizioso quartetto, quello della frittata, addizionata d’erbe malefiche per estorcere in cambio del rimedio il consenso alle nozze.

Una trama semplice ma ben congegnata e supportata da soluzioni musicali pure facili ma piacevoli, con l’Orchestre de chambre de Paris che Sora Elisabeth Lee guida con efficacia nei giusti tempi richiesti dalle battute di un opéra comique.

Tante risate e calorosi applausi dalla sala.

Al Théâtre du Châtelet di Parigi sino al 3 giugno.

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