“FANDANGO JAZZ FESTIVAL” al La Palma Club


19 Mag 2004 - News live

Il fandango jazz festival, che si svolgerà nella suggestiva arena estiva de La Palma Club dal 1 giugno al 29 luglio 2004, nasce dall'incontro di due importanti realtà nel settore della produzione culturale, La Palma Club e Fandango.
La prima dichiara sin dalle origini la propria passione per la musica in generale e per il jazz in particolare, tanto da diventare negli ultimi anni uno dei luoghi culto della capitale e un punto di riferimento per un certo tipo di eventi/produzioni. L'altra approda alla musica attraverso un percorso diverso che parte nel 1989 con la nascita della ormai storica casa di produzione cinematografica di Domenico Procacci, poi della casa editrice Fandango Libri, fondata nel 1999, per finire con l'ultima nata, l'etichetta discografica Radio Fandango, che oltre a realizzare le colonne sonore dei film, ha prodotto il nuovo disco di Massimo Zamboni (“chitarra pensante” di CCCP e CSI) e il lavoro di esordio del gruppo rock Zoo di Venere.
Tra i successi musicali collezionati quest'anno da Fandango, vanno ricordati l'Orso d'argento al 54 Festival Internazionale di Berlino e il David di Donatello 2004 alla Banda Osiris per la colonna sonora del film Primo amore di Matteo Garrone.
Le due consolidate realtà , quest'anno sposano un progetto di ampio respiro e di straordinario prestigio, che oltre a ripercorrere le milestones dei protagonisti indiscussi del jazz mondiale, volentieri si azzarda verso linguaggi apparentemente diversi e lontani ma che il jazz stesso di fatto nelle sue origini richiama. Il palco de La Palma Club durante la rassegna diverrà un crocevia unico di suoni, sperimentazioni e tendenze.
Il matrimonio artistico fra La Palma e Fandango esprime e sottolinea anche un altro importante elemento del festival: il sodalizio fra suoni e immagini. I suoni che tante volte hanno evocato le storie raccontate per immagini dal cinema e che stavolta ascolteremo dal palco de La Palma Club direttamente dai loro autori/interpreti: Terence Blanchard autore delle musiche della 25 ora, She hate me di Spike Lee; la Bollywood Brass Band, con il loro inconfondibile stile Asian Beat, un misto di ritmi Bhangra e arrangiamenti da brass band con influenze jazz, world music e danza scenica inglese, tipico del cinema indiano di Bombay e dintorni; e ancora la Banda Osiris pluripremiata per la colonna sonora di Primo amore di Garrone. Infine Phillip Johnston eseguirà dal vivo l'appassionata colonna sonora per il Faust di Murnau del 1926, pietra miliare della storia del cinema: così musica e narrazione cinematografica si completano e si integrano a vicenda.
Veramente una prospettiva diversa quella del fandango jazz festival, un caleidoscopio emotivo, sonoro, un universo difforme e al tempo stesso armonico, il tentativo di comprendere e fruire l'evoluzione di un linguaggio altro e il delicato incrocio delle diverse culture che qui lo rappresentano. Un esempio unico di quella che noi chiamiamo possibilità , e che nella musica sovente si realizza. Un invito dunque per tutti a un'esperienza che speriamo possa affrancarci, almeno per qualche istante, da questi inammissibili e drammatici momenti di guerra, che più di noi altri in questo momento stanno vivendo sulla propria pelle, in una parte remota del pianeta ma molto, molto più vicina a noi di quanto pensiamo.

INFO:
LA PALMA CLUB
06.43566581 – 06.43599029
www.lapalmaclub.it
ORARIO DI INIZIO DEI CONCERTI: ORE 21.30
BIGLIETTI:
Abbonamento a tutti i concerti 59
Abbonamento a sette concerti consecutivi 13
Supplemento eventi speciali 7
RIDUZIONI SUGLI ABBONAMENTI SETTIMANALI:
Possessori Go card
Studenti
Iscritti alle scuole popolari di musica di Roma
Associazioni Culturali (accordo in via di definizione)
Tesserati Jazzit
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GLI ARTISTI

GIUGNO

1 giugno
BANDA OSIRIS & QUARTETTO EUPHORIA

Sandro Berti, mandolino, trombone
Gianluigi Carlone, voce, sax, flauto
Roberto Carlone, trombone, tastiere
Giancarlo Macrì, percussioni, basso-tuba

Marna Fumarola, violino
Alessia Massaini, violino
Chie Yoshida, viola
Michela Munari, violoncello

Un concerto che è la testimonianza dell'eclettismo di questo ensemble vercellese nato più di vent'anni fa e conosciuto ai più per le atmosfere festose, l'ironia, il divertimento che caratterizza i loro spettacoli, ma che ultimamente si è imposto all'attenzione di critica e pubblico anche per composizioni musicali ricche di suggestioni romantiche e di atmosfere rarefatte.
Due anime che convivono, due mondi che si incontrano: brani tratti dalle colonne sonore dei film di Matteo Garrone, musiche per documentari o per spettacoli teatrali, principalmente da ascoltare, viaggeranno parallelamente ai numeri classici del repertorio della Banda dove invece l'elemento visivo e la teatralità carica di umorismo surreale sono elementi imprescindibili.
Accompagnata in questo storico viaggio dal Quartetto Euphoria, dedito con impagabile bravura a disegnare melodie in spoglie architetture di suoni, la Banda Osiris vuole dimostrare di essere capace di regalare tra poesia e comicità , gioco e lirismo, le stesse intense e profonde emozioni.

2 giugno
MIROSLAV VITOUS QUARTET

Miroslav Vitous, contrabbasso
Danny Gottlieb, batteria
Maurizio Gianmarco, sax
Ramberto Giammarughi, pianoforte

Dopo alcuni anni di attività live ridotta dovuta all'enorme lavoro di creazione della sua ormai famosa library musicale, Miroslav Vitous è ritornato sui palchi con una intensa attività concertistica e con la pubblicazione del eccellente album Universal Syncopations (ECM Vitous, Corea, Garbarek, de Johnette, Mc Laughlin).
La formazione vede la stupenda collaborazione iniziata l'inverno scorso con il grande batterista Danny Gottlieb nell'occasione di un Special Project insieme Jeff Berlin, a Roma.
Da quella collaborazione è nata un nucleo stabile intorno al quale ruotano alcuni musicisti, in particolare, nelle prime date dell'estate, gli ottimi musicisti italiani Maurizio Giammarco e Ramberto Giamarughi.
Il mini-tour inizia a Roma proprio dal Fandango Jazz festival per proseguire in tutta Europa.

3 giugno
GIORGIO LI CALZI Tech-Set

Giorgio Li Calzi, tromba, elettronica
Roberto Cecchetto, chitarra
Alessandro Maiorino, basso
Enzo Zirilli, batteria
Phomazero visuals

Punto di incontro tra jazz e elettronica, TECH-SET è un mix tra i campionamenti e gli strumenti suonati in tempo reale. TECH-SET mixa il suono elettrico del gruppo, con la ricerca sul campionamento che Li Calzi porta avanti nel suo studio dal 1986: durante il live-set del gruppo, si materializzano i suoni e le voci rubate da films, dischi, e dalla finestra di casa.
TECH-SET è uno spettacolo audio-visuale: la presenza di voci virtuali , che non possono essere fisicamente sul palco, è commentata dalle immagini di Pascal del collettivo vj PHORMAZERO, che proietta le immagini elaborate dalle fonti campionate, alternate alle riprese dei musicisti, che suonano dietro allo schermo, posto davanti al palco.
Un concerto che esce dai generi nella libertà più totale

4 giugno
HIGH FIVE 5TET

Daniele Scannapieco – sax tenore
Fabrizio Bosso tromba & flicorno
Luca Mannutza piano
Pietro Ciancaglini – contrabbasso
Lorenzo Tucci – batteria

Formazione straordinaria composta da giovani talenti affermati nell'ambito della nuova scena jazz. Il gruppo si pone in modo attento verso la tradizione con uno stile ed un linguaggio ispirati dall'Hard-bop degli anni '60, ma elaborato con grande attualità e collocato nell'ambito del contemporay jazz . Il jazz degli High Five è una musica fresca, potente, piena di energia. Comunque swing e la melodia sono elementi dominanti del loro sound.
La front-line del gruppo è composta dal trombettista Fabrizio Bosso, vincitore di importanti trofei nella categoria giovane talento Italiano (Django d'Or 2002 e Top Jazz 1999) e dal tenorista Daniele Scannapieco, vincitore del Django d'Or 2003, affermato nel panorama del jazz internazionale grazie alle sue collaborazioni con Dee Dee Bridgewater ed Henri Salvador.
Luca Mannutza, Pietro Ciancaglini e Lorenzo Tucci, rispettivamente al pianoforte, contrabbasso e batteria, costituiscono una ritmica solida e compatta, capace di creare geometrie articolate e raffinati tappeti sonori dove i due solisti possono esprimere al meglio le loro potenzialità . Il gruppo si è esibito nell'ambito di importanti festival di livello internazionale come Paris Jazz Festival 2003 (Parigi), Umbria Jazz 2003, Clusone Jazz Festival 2003, Teano Jazz 2003, ecc.
Il repertorio presentato è tratto dal nuovo disco Jazz desire (Via Veneto Jazz / distribuzione EMI) uscito lo scorso marzo ed è costituito da composizioni originali firmate da Scannapieco, Bosso, Ciancaglini e Mannutza.

5 giugno
NED ROTHENBERG DOUBLE BAND

Ned Rothenberg, sax
Marty Ehrlich, sax,
Jerome Harris, chitarra elettrica & basso
Stomu Takeishi, basso elettrico
Mike Sarin batteria
Satoshi Takeishi, batteria

Nato nel 1956 a Boston, Ned Rothenberg compone e suona su sassofoni, clarinetto basso, flauto e shakuhachi (un flauto giapponese dl bambù aperto in fondo). E' apprezzato per la sua musica in solo e per la ricerca sulle possibilità inesplorate degli strumenti a fiato attraverso la respirazione circolare e il controllo degli armonici superiori. Oltre ai gruppi di cui è interamente responsabile, la Double Band e il nonetto Powers Lines, ha co-fondato i gruppi cooperativi New Winds (con Robert Dick e J.D. Parran) e Semantics (con Samm Bennett e Elliott Sharp). Negli ultimi anni Ned Rothenberg è stato applaudito in vari paesi per i suoi concerti da solista ed ha avuto, per altri progetti, collaboratori come Paul Dresher, Yuji Takahashi, Sainkho Namchylak, Elliott Sharp, Samm Bennet, John Zorn e Fred Frith. Dal 1978 vive e lavora a New York. Fra tutti i suoi viaggi quelli in Giappone sono stati i più significativi perchè hanno visto un soggiorno di studio di 6 mesi, durante il quale Rothenberg ha approfondito lo studio del flauto shakuhachi (un flauto giapponese in bambù), con due dei più importanti maestri dello strumento, Goro Yamaguchi e Katsuya Yokoyama.

6 giugno
JAZZ IN TRIO

Giovanni Mazzarino, pianoforte
Steve Swallow, basso
Adam Nussbaum, batteria

Il trio propone brani originali di Swallow e Mazzarino.
Steve Swallow ad oggi è sicuramente il bassista più richiesto al mondo oltre che per la sua bravura anche per il suo particolare suono.Le sue collaborazioni vanno da Paul Bley a Keith Jarret, da Carla Bley a John Scofield, Tom Harrell, Joe Lovano e tanti altri ancora.
Giovanni Mazzarino pianista siciliano di grande gusto e musicalità , ha al suo attivo collaborazioni ed incisioni con importanti musicisti d'oltreoceano: Tom Harrell, Mark Murphy,Randy Brecker, Kurt Rosenwinkell, Lester Bowie, Eddie Henderson, Eliot Zigmund. Steve Grossmann, Jimmy Cobb, Reggie Johnson, Carl Allen ed altri ancora.
Nel 2002 Mazzarino è vincitore del TOP JAZZ come MIGLIOR NUOVO TALENTO ITALIANO(Referendum Musica Jazz).
Adam Nussbaum è uno dei più ricercati batteristi per il suo sapiente drumming ,per il suo gusto, per i suoi interventi sempre pertinenti ed opportuni. Le sue collaborazioni: Sonny Rollins, Jerry Bergonzi, John Scofield, Joe Lovano, Mulgrew Miller e tanti altri ancora

7 giugno
BIONDINI- GIROTTO

Javier Girotto, sax soprano e baritono
Luciano Biondini, fisarmonica

E' arduo definire il suono del sax dell'italo-argentino Javier Girotto, satiro danzante, dalla potenza magica e oscura, che sa riconciliare in un'unità i principi opposti su cui sembra reggersi la natura, attraverso una forza legata alle potenze del male e del bene, un canto capace di procurare piacere, ma un piacere di natura così particolare da tramutarsi in incantesimo, che alla lunga costringe chi ascolta a seguirlo, come invasati da una potenza superiore, quella della musica d'autore.
Girotto, farà coppia con Luciano Biondini e la sua fisarmonica cromatica, in una mescolanza simbolica del nuovo jazz, dove l'etnico è parte predominante. Un danzare in musica, promettono i due, a cominciare dal tango per arrivare ad un suono universale, capace di colpire i sensi, grazie ad un ritmo che batte, reversibile, in lotta contro un tempo irreversibile.
E' la ricerca, il voler esprimere una pronuncia tutta personale, che rende stilisticamente inconfondibili, il duo Biondini-Girotto, quel gioco di mutazioni e il voler a tutti i costi incarnare in uno stilema, che è parte integrante dell'estetica stessa della musica di matrice afroamericana. Dove l'idea di suono, è intesa come la voce personale degli artisti riflettenti quella dialettica voce-strumento, strumento-voce. Suono nel senso di “voce interiore”, trasformantesi in canto d'amore, nostalgico o di protesta, come nel Cacerolazo, da cui i due prendono il nome della band. Una definizione che viene da lontano e precisamente dal griot guaranì, il popolo indigeno del Mato Grosso, in cui Girotto si identifica, assorbendone e sintetizzandone attraverso il sax tutta l'energia.
Ad incastro e ad addolcire il tutto, la fisarmonica di Biondini, nel duplice ruolo di poeta e di performer dalla voce limpidissima, che trova la sua piena dignità jazzistica nella libertà del flusso ritmico, nella modulazione del fraseggio, nella varietà di accenti ed espressione, nella profondità del gioco dialettico con il suo compare di palco, il guacho Javier.

8 giugno Evento speciale
AIRES TANGO

Javier Girotto, sax soprano e baritono, clarinetto basso,flauti andini
Alessandro Gwis, pianoforte
Michele Rabbia Percussioni
Marco Siniscalco Basso

Il gruppo nasce nel 94 da un idea del sassofonista e compositore argentino Javier Girotto, che ispirandosi alle proprie radici musicali e fondendole con le modalità espressive tipiche del Jazz crea un terreno musicale nuovo. Facendo esplicito riferimento alla musica del grande Astor Piazzolla, gli Aires Tango arrivano ad un repertorio di musica originale in progressiva evoluzione, sia per la natura improvvisativa che per il continuo ricambio del materiale musicale. Dal 98 in poi gli Aires Tango partecipano a un grande numero di Festival musicali in tutta la penisola e cominciano una serie di collaborazioni dal vivo con vari solisti, tra cui Paolo Fresu, Enrico Rava, Gianni Coscia, Antonello Salis e Peppe Servillo degli Avion Travel. Molto ricca la loro produzione discografica. Nel settembre 2002 è uscito il loro settimo CD “Aniversario”, registrato in Sofia (Bulgaria) con la Bulgarian Symphony Orchestra, che marca il traguardo di 8 anni di vita di Aires Tango.
La musica degli Aires Tango rispecchia fedelmente i tratti della melodia tangueira e dell' improvvisazione jazzistica. Il risultato è una sorta di Tango trattato, dalle caratteristiche spiccatamente latine per le melodie ed i ritmi che lo animano, ma meno vincolato dai canoni del Tango tradizionale e perciò terreno fertile per un improvvisazione d'ispirazione Jazz; in questo modo gli Aires giungono a una musica di notevole libertà espressiva e di grande fascino, nella quale gli echi del passato si fondono con le istanze del linguaggio musicale più moderno.

9 giugno a cura di CIAC School of Music
M-PACT

Jake Moulton,baritone/vocal percussion
Britt Quentin, power alto, hooty soprano
Rudy Cardenas, alto/tenor,
Marco Cassone, tenor
Trist Ethan Curless, bass

Da Los Angeles il gruppo vocale a cappella che con la sola voce riesce a ricreare il suono di una vera Big Band (percussioni comprese!) mescolando lo swing e lo stile dei Manhattan Transfer, il jazz dei Take 6, il potere percussivo di Stomp, il funk degli Earth, Wind & Fire e il soul della motown di Stevie Wonder!
Definiti dal San Francisco Chronicles Uno dei migliori ensembles pop-jazz del mondo , m-pact ha prodotto 4 album e condiviso il palcoscenico con artisti del calibro di Ray Charles, Natalie Cole, Sheryl Crow, Liza Minnelli e la Woody Herman Orchestra.
Tra i molti premi ricevuti negli otto anni di attività , quello del Billboard Magazine come Migliore Band Indipendente (1999), che insieme ad altri riconoscimenti prestigiosi ha contribuito a fare di m-pact un gruppo stimatissimo nell'ambiente musicale statunitense.
Il repertorio della band offre molti brani originali ed alcune cover (spesso con arrangiamenti di colleghi illustri, come Cedric Dent dei Take 6 o Darmon Meader dei New York Voices) tra le quali una splendida Fantasy degli Earth, Wind & Fire, una sofisticata versione in 5/4 del classico My Favorite Things , un divertente medley dedicato a Prince e una travolgente On Broadway con tanto di assoli strumentali di sola voce!

10 giugno
QUARTESSENCE

Pietro Tonolo, sax
Francesco Sotgiu, batteria
Salvatore Bonafede, piano
Paolino Dalla Porta, contrabbasso

Quattro musicisti che si incontrano nel pieno della maturità artistica essendosi scoperti affini per idee musicali e per un rigore artistico, manifestato nei rispettivi percorsi artistici da una instancabile ricerca di originalità che li ha sempre posti lontano da clichets di ogni tipo.
La direzione collettiva del quartetto è evidenziata dal repertorio del gruppo che si avvale di composizioni originali un po' equamente distribuite tra i quattro, che in linea con l'evoluzione degli stilemi musicali degli ultimi 20-30 anni, sono orientate a creare una interazione tra jazz e musica contemporanea.

11 giugno
FLAVIO BOLTRO Quartet

Flavio Boltro, tromba
Eric Legnini, pianoforte
Diego Ambert , contrabbasso
Franck Agulhon, batteria

Dopo più di due anni, Flavio Boltro torna in Italia con un progetto a suo nome.
Flavio presenterà il nuovo repertorio di brani contenuti nel suo ultimo disco, il secondo da “leader” per la storica BLUE NOTE, uscito a Marzo 2003.
Trombettista di fama mondiale da ormai più di 15 anni, ha accompagnato musicisti di grandissima levatura come Cedar Walton, Bob Berg, Don Cherry, ecc.
Ha partecipato a numeorsi festival e tournèe in veste di sideman di Freddie Hubbard e Jimmy Cobb. Ex componente del sestetto di Michel Petrucciani, collabora stabilmente con Stefano Di Battista e Michel Portal.
Nel '98 viene citato da Wynton Marsalis, come uno dei migliori trombettisti del panorama jazzistico mondiale. Nell'intervista rilasciata a “Down Beat” (Novembre '98) Marsalis cita: John Faddis, Terence Blanchard, Wallace Roney, Nicholas Payton, Marcus Printup, Roy Hargrove, Russel Gunn, Ryan Kisor, Tomonao Hara, Flavio Boltro, Tom Harrell, Wendell Brunious e Leroy Jones.
Nel 99 ha inciso il primo album a suo nome per la Blue Note, dal titolo Road Runner, realizzato con la collaborazione di Eric Legnini, Pippo Matino, Stèphane Hutchard , Paco Sery, Stefano Di Battista , Louis Winsberg , Daniele Scannapieco , Nantha Kumar , Marcelo Giuliani.

12 giugno
TRIO TRE

Oliver Lake, sax alto, soprano, flauto
Reggie Workman, contrabbasso
Andrew Cyrille, batteria

La stagione del jazz d'avanguardia è tutt'altro che esaurita: almeno è questa l'impressione che si ricava dall'ascolto del Trio 3, ovvero tre maestri del proprio strumento che hanno scritto la storia del jazz contemporaneo.
Il mirabile interplay che sottende ogni performance, in un'esemplare alternanza dei ruoli solistici permette di apprezzare in pieno le forti individualità degli stessi Lake, Workman e Cyrille, autentici fuoriclasse dei rispettivi strumenti e improvvisatori dalla fervida immaginazione.
Dei tre musicisti il più anziano è Workman (è nato a Filadelfia il 26 giugno del 1937), del quale si ricordano in primo luogo le storiche imprese agli albori degli anni Sessanta accanto a John Coltrane e quelle di poco successive con i Jazz Messengers di Art Blakey. Ma nel palmares del contrabbassista ci sono anche collaborazioni con il polistrumentista Yusef Lateef, con Archie Shepp, Max Roach, Mal Waldron, David Murray.
Di due anni più giovane è Andrew Cyrille, uno dei capostipiti della batteria free, insieme a Milford Graves e Sunny Murray. Di lui è impossibile dimenticare il cruciale periodo trascorso al fianco di Cecil Taylor, con il quale ha condiviso numerose quanto avvincenti avventure musicali, seguite a collaborazioni con Mary Lou Williams, Roland Kirk, Coleman Hawkins, Roland Hanna, Junior Mance, Davis S. Ware e il trombettista Ted Daniel.
Tra i principali animatori del Black Artists Group di St. Louis, unitamente al collega di strumento Julius Hemphill e al batterista Charles Bobo Shaw, Oliver Lake (Marianna, Arkansas, 1942) è uno più autorevoli esponenti della generazione post-free. Componente sin dalla sua fondazione del World Saxophone Quartet, Lake si è anche avventurato nei territori del reggae e del funk con i Jump Up, per poi tornare al jazz acustico rendendo tra l'altro sentito omaggio a una delle sue primarie fonti di ispirazione, Eric Dolphy.

13 giugno
PHILLIP JOHNSTON's Faust Project

Phillip Johnston, sassofoni, pianoforte
Kate Sullivan, voce
Guy Klucevsek, fisarmonica
Thomas Ulrich, violoncello

Non è la prima volta che Phillip Johnston sperimenta il piacere di fondere musica e cinema. Non si tratta semplicemente di accompagnare le immagini: musica e narrazione cinematografica si completano, si integrano a vicenda. La tensione cresce nei momenti più drammatici anche grazie alla passione e alla limpidezza della voce di Kate Sullivan, all'incupirsi dei toni al violoncello di Thomas Ulrich.
Questa musica, composta su misura per una pietra miliare della storia del cinema qual è il “Faust” di Murnau, ne diventa il perfetto completamento.
Il film è del 1926. Il dramma di un uomo di scienza che cade nel tranello del demonio, viene magistralmente reso da Murnau. L'espressività di Emil Jannings nei panni di Mephisto è imperdibile. La musica dell'ensemble accentua le sensazioni evocate dalla proiezione, e in molti casi amplifica l'effetto sorpresa nei cambi d'atmosfera. Ad esempio, nella sequenza che precede il primo incontro di Faust con Mephisto, si vedono una danzatrice, il pubblico assiepato sotto il palco, ebbro e festante: il commento musicale è allegro, giocoso, non privo d'una certa piacevole ironia, e rende l'atmosfera di caciara ancora più intensa, per cambiare improvvisamente all'apparire di Mephisto in un gigantesco primo piano. Mephisto manderà una pestilenza a seminare morte e terrore sulla cittadinanza, e la musica si farà cupa, drammatica, terrifica.
La letteratura interseca musica e immagini: il canto segue la partitura, con ampi spazi di improvvisazione, e Johnston introduce un elemento insolito per accompagnare un film: la canzone, con testi scritti dalla librettista Hilary Bell.

14 giugno Evento speciale
FANà , DERVISCI ROTEANTI HAQQANI MEVLEVI & SABRI MAHMOOD

Dyck Hassan, cello d'amore, voce
Sabri Mahmood, harmonium, leader vocalist
Burhanuddin Herrman, chitarre, voce
Rumi Fragassi, basso, voce
Alessandro Gandola Iskandar, sax soprano, percussioni
Raoul Sengupta, tabla, percussioni
Gino Carravieri, batteria
Robin Matuck, tastiere
Sheikh Ahmad Dede, Maestro dei dervisci della Tariqa “Haqqani-Mevlevi”
Ali Ali, derviscio danzante
Sharif Pattisahusiwa, derviscio danzante
Il gruppo musicale Fanà è costituito da Dervisci appartenenti alla Via Sufi Naqshbandi che definiscono il loro genere musica Sufi contemporanea , e da Dervisci danzanti che hanno sviluppato il loro stile dalla tradizione Mevlevi, fondata dal poeta mistico Jalaluddin Rumi nell'XI secolo.
I Fana sono diretti da Sheikh Hassan Dyck, che è il maestro della Derga di Colonia (Germania).
Nella musica Sufi ed in particolare nel canto tradizionale Qawwali, si trovano le robuste radici del lavoro di Fanà . Così come il suono della band, saldamente piantato nei suoni mediorientali dell'antica tradizione Sufi, Qawwali , si combina con i suoni mediterranei ed i suoni contemporanei del continente europeo, dando vita ad una straordinaria miscela sonora, il cui già forte impatto, viene ulteriormente rafforzato durante le performances, dalla presenza mistica dei Dervishi rotanti. La musica di Fanà nasce dalla sapiente alchimia tra voce, strumenti acustici e strumenti elettronici, che vengono usati non solo per creare suggestive armonie di sottofondo alle Danze ma soprattutto per intrattenere con successo un pubblico occidentale eterogeneo, molto più avvezzo ai concerti di musica classica e leggera che non ai rituali estatici e meditativi.
Fanà significa estinguersi , dissolversi nell'Uno, nel Divino. Il Sufismo, via spirituale che coglie e raccoglie l'essenza mistica di tutte le rivelazioni fino a quella Coranica, è la Via del Cuore per eccellenza che mira a condurre ogni individuo oltre l'illusione della separazione dal Divino. Il gruppo Fanà , con lo spettacolo Mahabbat Caravan , porta al pubblico un messaggio d'amore e d'unità , offrendo agli spettatori l'opportunità di condividere un'esperienza autentica che conduce oltre i limiti e i confini d'ogni credo , riaprendo alla magia della vita.

15 giugno
FRANCO D'ANDREA RIFF TRIO

Franco D'Andrea, pianoforte
Fabrizio Bosso, tromba
Gianluca Petrella, trombone

Il pianista Franco D'Andrea spiega con parole sue il progetto Riff Trio: Nella musica di questo gruppo il “riff”, materializzandosi alternativamente nel suono dei tre strumenti nel corso dell'esecuzione, ha la funzione di una cellula tematica ritmico-melodica che dà propulsione e assicura la coerenza formale dei brani.
Al tempo stesso la sua presenza costante e flessibile nel cuore del discorso musicale stimola i musicisti ad avventurarsi in idee di contrasto che arricchiscono la trama dell'”interplay”.
Il tutto col soffio caldo della tradizione del jazz che, anche nelle ricerche più astratte, illumina la strada

16 giugno
PAINTINGMUSIC -Ascoltando Immagini in Paesaggi Sonori

Gabriele Amadori, pittore
Stefano Battaglia, pianista
Michele Rabbia, percussioni
La performance pittorico/musicale di Gabriele Amadori e il mondo della sperimentazione dei suoni della musica Contemporanea e Jazz, si ricollega storicamente all'esperienza del Teatro Totale o della Interdisciplinarietà , dove il movimento del Gesto, del Suono e del Colore all'interno dello Spazio contribuiscono unitariamente alla produzione di un Evento, in cui la complementarietà di discipline diverse trova percorsi e risultati comuni.
L'attività creatrice del tempo deriva dal suo farsi sonoro e dalla sua rappresentazione gestuale, che trasforma il tempo puro in “durata vissuta”, cioè in disegno che prefigura il moto all'interno dello spazio; dove per “durata vissuta” si può intendere una continuità indivisibile e indistruttibile della rappresentazione, in cui il passato prossimo entra nel presente e forma con esso un tutto indiviso.
La costruzione musicale che viene a crearsi è ottenuta da una stratificazione progressiva delle sonorità e delle melodie che interagiscono con il gesto pittorico, con colori e timbri che, oltre a costruire progressivamente l'aspetto più strettamente musicale, così come traggono spunti ed energie dall' immagine che si sta formando e trasformando : un continuo scambio reciproco porta all'opera pittorica finale .

17 giugno
JOHN TAYLOR E KENNY WHEELER
Presentazione dell'ultimo lavoro discografico Where do we go from here? in uscita a fine maggio 2004.

18 giugno
MARIA PIA DE VITO E RITA MARCOTULLI

Maria Pia de Vito e Rita Marcotulli si conoscono personalmente e musicalmente da una ventina d'anni, ma solo nel 94, con la co-direzione del progetto Nauplia, iniziano a concretizzare dei progetti comuni.
Con Nauplia, esplorano insieme le possibilità di sintesi tra elementi della cultura musicale napoletana e l'improvvisazione, attraverso rielaborazioni di alcuni brani (dal rinascimento ad oggi) e la composizione di brani originali, di concezione quindi moderna su cui far risuonare il suono antico, liquido e musicalissimo della lingua napoletana.
Seguirà Fore paese lavoro monografico sulla musica del drammaturgo Raffaele Viviani, commissionato a Maria Pia De Vito dall'istituto Universitario S. Orsola Benincasa di Napoli, e Triboh, altro lavoro di spaesamenti musicali, con l'incontro con il percussionista armeno Arto Tuncboyaciyan .
Dopo qualche anno, dunque, l'incontro artistico si rinnova, per allontanarsi questa volta dal campo di ricerca specifica sulle musiche etniche.
Questa volta l'intenzione è quella di accostare il vasto patrimonio comune sul piano dell'interplay e del gusto per la ricerca compositiva alle possibilità sonore offerte dalle nuove tecnologie, utilizzando per questo progetto anche sequenze, suoni composti da sovrapposizioni di campionature, stratificazioni ritmiche ed anche vocali, grazie all'utilizzo di loops creati estemporaneamente dalla sola voce. Forte valenza improvvisativa, quindi, ma anche grandi spazi lirici, dinamiche ai confini del silenzio, da sempre ambiente ideale per il pianismo personale e lirico della Marcotulli, e per la ricerca sul suono della voce della De Vito. Al centro rimane sempre il comune gusto per la melodia, per la ricerca armonica e la ricerca di forme compositive trasversali ma rigorose. Le tecnologie sono infatti in questo progetto al servizio della composizione, colori a disposizione di un disegno il cui tratto è inconfondibilmente impregnato di jazz e della sua pratica.

19 giugno
AZIZA MUSTAFA ZADEH solo piano & voce

Aziza Mustafa Zadeh è la stella del Jazz più esotica e seducente emersa dall'Europa dell'est. “Musica di un altro mondo”, l'ha definita Dizzy Gillespie. “E' come se Liszt si fosse fuso con una Sarah Vaughan islamica”, incalza il critico Chris Ingham (“Mojo”). Grande comunicatività e vero virtuosismo caratterizzano i concerti di questa pianista prodigio (a soli 16 anni vinse il premio Thelonious Monk), dove elementi classici si sommano alla cultura più raffinata del Jazz contemporaneo, fino alle sonorità popolari, di cui la bellissima voce si fa profonda interprete. Aziza è nativa dell'Azerbaijan, figlia d'arte, si è avvicinata giovanissima alla musica classica della quale mantiene tutt'ora l'impostazione e con il tempo in poco più di 10 anni ha compiuto un cammino che l'ha portata prima a contaminare, poi a fondere la musica tradizionale del Azerbaigian, il mugam (un canto di improvvisazione caratterizzato da voci acute, quasi in falsetto) con il jazz e la classica in uno stile particolare maturato grazie ad album completamente differenti l'uno dall'altro, costruiti anche attraverso musicisti e l'uso strumenti sempre diversi che l'hanno portata a realizzare Shamans grazie solo al suo piano ed alla sua splendida voce.
Questo lavoro uscito per la Decca, è un ideale viaggio spirituale dalle origini all'attualizzazione di Bach o Chopin il tutto con l'ausilio di una straordinaria voce e della sua tecnica pianistica.

20 giugno Evento speciale
BOLLANI RAVA

Desiderio di dar vita ad una ricerca musicale aperta, voglia di creare una musica capace di avventurarsi lungo i binari dell'espressione più profonda e della comunicazione più autentica: questi sono gli elementi base che scaturiscono dall'incontro dei due musicisti. Il risultato è un dialogo dove eleganza, gusto, emotività e ironia sembrano vivere magicamente ed altrettanto magicamente convivere.

ENRICO RAVA è sicuramente il jazzista italiano più conosciuto e ricercato a livello internazionale. Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, è apparso sulla scena jazzistica a metà degli anni sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti solisti del jazz europeo. La sua schiettezza umana ed artistica lo pone al di fuori di ogni schema e ne fa un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni. La sua poetica immediatamente riconoscibile, la sua sonorità lirica e struggente sempre sorretta da una stupefacente freschezza d'ispirazione, risaltano fortemente in questa sua nuova avventura musicale. Durante la sua carriera Rava ha inciso circa novanta dischi, collaborando con innumerevoli musicisti tra cui: Gato Barbieri, Cecil Taylor, Jack de Johnette, Dollar Brand, Miroslav Vitous, John Abercrombie, Richard Galliano, Steve Lacy, Joe Henderson, Michel Petrucciani……….. E' stato eletto musicista dell'anno nei referendum TOP JAZZ 93, 94, 95, 96, 97, 99 indetti dalla rivista Musica Jazz. Ha suonato più volte nei festival più importanti del mondo: Chicago, Bombay, Houston, Berlino, Parigi, Istanbul, Umbria Jazz. Nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere dal Ministro della Cultura Francese, recentemente ha anche ricevuto il prestigioso Jazzpar Prize a Copenhagen.
STEFANO BOLLANI. Giovane pianista, eletto nuovo talento del jazz italiano 1998 dalla rivista specializzata MUSICA JAZZ, ha iniziato a lavorare giovanissimo nell'ambito della musica pop-rock (Raf, Irene Grandi, Jovanotti, Elio e Le Storie Tese…). Assiduo collaboratore di Enrico Rava e Roberto Gatto, ha diviso le scene concertistiche con musicisti come Richard Galliano, Aldo Romano, Han Bennink Gato Barbieri, Kenny Wheeler, Greg Osby, Lee Konitz, Paolo Fresu….. Attualmente guida un proprio quintetto L'Orchestra del Titanic, comprendente tra gli altri Antonello Salis (alla fisarmonica). Ha messo in musica le poesie di Fosco Maraini, dando alle stampe il CD La Gnosi delle fanfole realizzato insieme al cantante Massimo Altomare. Imperdibile il suo ultimo CD Les Fleurs Bleues inciso con Scott Colley e Clarence Penn per Label Bleu. Nel gennaio 2003 gli è stato consegnato il New Star Award della rivista giapponese “Swing Journal”, riservato ai musicisti internazionali. A novembre 2003 è uscito il suo ultimo splendido CD di piano solo Smà t Smà t per la Label Bleu.

21 giugno
ANOTHER KIND OF BLUE THE LATIN SIDE OF MILES DAVIS

Conrad Herwig Trombone
Brian Lynch Trumpet
Mario Rivera Baritone Sax
Hector Martignon Piano
Rueben Rodriguez Bass
Robbie Ameen Drums
Paoli Mejias Congas
Dave Valentin Flute/Special Guest

Classe 1959, una solida formazione alle spalle acquisita negli anni ottanta a New York, Conrad Herwig è un affidabilissimo sideman, molto richiesto come lo sono in genere tutti i trombonisti di un buon livello. Ciò non gli ha impedito di svolgere parallelamente una buona attività per suo conto, con cinque lavori registrati negli ultimi anni. Herwig ha una notevolissima tecnica musicale ed è un musicista che ama attaccare il brano con un approccio ritmico elevato e che adora incondizionatamente la musica di John Coltrane al quale ha dedicato un disco con cui si è guadagnato la nomination al Grammy.
Al fandango jazz festival in anteprima italiana presenterà il nuovo progetto dedicato a Miles Davis.

22 giugno
PAOLO FRESU QUINTETTO

Paolo Fresu: Tromba e Flicorno
Tino Tracanna: Sax Tenore e Soprano
Roberto Cipelli: Pianoforte
Attilio Zanchi: Contrabbasso
Ettore Fioravanti: Batteria

Il quintetto di PAOLO FRESU nasce nel 1984 per volontà di Paolo Fresu e Roberto Cipelli. Dopo varie forme diviene gruppo odierno nel 1985 con la registrazione di 'Ostinato' per la Splasc(h) Records, e si consacra come uno dei gruppi di punta del jazz italiano con il disco 'Inner Voices' assieme al sassofonista americano Dave Liebman (1986). Da allora svolge una intensa attività concertistica e discografica oltre che didattica. Infatti il gruppo si propone spesso come 'Gruppo docente' che da forma a Seminari interattivi sugli stili e le strutture del jazz viste dall'interno dell'esperienza di gruppo (Seminari di Nuoro, Victoria School of Arts di Melbourne, Matera). Diversi progetti inoltre lo hanno visto partecipe ad esperienze multimediali tra il jazz e le altre arti (Teatro, Cinema, Poesia e Danza).
Nel 1990 il gruppo vince il premio Top jazz della rivista specializzata 'Musica jazz' come miglior gruppo del jazz italiano e come miglior disco ( Premio Arrigo Polillo disco 'Live in Montpellier'), e ogni anno è ai primi posti con le proprie produzioni discografiche. Da segnalare una menzione della rivista americana 'Cadence' che, nel 1985 indicò 'Ostinato' come uno dei più interessanti dischi dell'anno.
Quasi a festeggiare il XX anno di attività , il 2004 sarà un anno importante per il quintetto: una serie di incisioni per la Blue Note (che usciranno poi scadenzate nei prossimi tre anni) ne celebreranno l'importanza e la longevità .

23 giugno
BEBO FERRA

Bebo Ferra, chitarre
Javier Girotto, sax bar/sop. flauti
Paolino Dalla Porta, contrabbasso
Roberto Dani , percussioni

La formazione nasce da un' idea del chitarrista cagliaritano Bebo Ferra che per l'occasione ha riunito alcuni tra i più interessanti musicisti del panorama jazzistico italiano. La musica proposta dal quartetto attinge al materiale sonoro tipico dell'area mediterranea in cui la melodia e l'aspetto ritmico costituiscono gli elementi portanti e ,attraverso l'utilizzo di linguaggi molto diversi tra di loro, fusi con le modalità espressive tipiche del jazz, mira a creare un contesto sonoro composito e originale.
Bebo Ferra, chitarrista tra i più richiesti nell'ambito nazionale, vanta collaborazioni con diversi artisti di importanza sia in Italia sia all'estero tra cui Paul Mc Candless, Billy Cobham, Enrico Rava, Franco D'Andrea, Pietro Tonolo, Mauro Negri, J.P Ceccarelli, Carol Welsman, Paolo Fresu e Gianni Coscia. Da qualche anno a questa parte è riconosciuto quale uno dei migliori compositori nazionali.
Ha suonato nei più importanti festival e rassegne nazionali e in Europa e ha all'attivo più di venti dischi, di cui tre come leader, fra cui il recente, fortunato, Mari Pintau . Collabora alla creazione di musiche per il cinema e il teatro, incidendo con l'Orchestra della Scala di Milano musiche di scena scritte e dirette da Carlo Boccadoro.

24 giugno a cura di CIAC School of Music
FELICIANO ZACCHIA TRIO

Feliciano Zacchia, pianoforte
Stefano Cantarano, contrabbasso
Ettore Fioravanti, batteria

Il Feliciano Zacchia Trio è attivo da febbraio 2003.
Esprime un linguaggio moderno e accativante che tiene conto della personale esperienza musicale del suo fondatore. Feliciano Zacchia infatti, pur prediligendo la propria radice jazzistica, volge la sua attenzione ad un panorama musicale multistilistico, che valicando i confini del jazz, riesce ad esplorare territori diversi come il rock, il pop.
Il sensibile contributo artistico e tecnico di Stefano Cantarano al contrabbasso e di Ettore Fioravanti alla batteria valorizzano il pianismo di Feliciano Zacchia creando un'atmosfera musicale di forte impatto emozionale.

GIOVANNI PALOMBO ACOUSTIC TRIO

Giovanni Palombo, chitarra acustica
Francesco Lo Cascio, vibrafono
Feliciano Zacchia, fisarmonica, pianoforte

La scelta acustica dei suoni segna la dimensione del trio guidato dal chitarrista Giovanni Palombo, jazz contaminato da melodie mediterranee, reminescenze folk e improvvisazione in una miscela sonora originale realizzata con chitarra acustica, vibrafono, fisarmonica e pianoforte.
All'attivo i CD Rosa dei Venti (CiacMultimediaVillage, 2001) e Duos Trios Guitar Dialogues (Acoustic Music Records, 2003).

25 giugno Evento speciale
RABIH ABOU-KHALIL GROUP

Rabih Abou-Khalil oud,
Luciano Biondini fisarmonica,
Michel Godard tuba,
Jarrod Cagwin batteria,
Gavino Murgia – voce

Nel dicembre 2002 il libanese Rabih Abou-Khalil ha vinto il premio della critica tedesca, l'equivalente di un “Grammy” in Germania. La giuria ha scritto: “la musica di Rabih Abou-Khalil rispecchia la ricchissima esperienza di un viaggiatore tra le culture. Uno dei più grandi interpreti del Oud, il liuto arabo, ha creato – anche in quanto compositore – un universo unico di suoni. Lontano dalle mode e dalle tendenze della musica detta “etnica”, Rabih Abou-Khalil convince l'ascoltatore con il suo modo di unire diverse tradizioni a forme musicali più contemporanee.” Dopo una serie di progetti particolari – la melanconica colonna sonora del film “Yara” (1998), il grandissimo lavoro orchestrale “”The Cactus Of Knowledge” (2000) e il suo primo album in solo “Il Sospiro” (2002) – il suo nuovo CD “Morton's Foot” rappresenta finalmente il lavoro con il suo gruppo attuale che ha fatto un grande tour in centro Europa nella primavera del 2003. Il disco ci offre un impressionante suite di nuove composizioni che uniscono affascinante complessità e impressionante virtuosismo.Per la prima volta Rabih Abou-Khalil coinvolge Gavino Murgia grandissimo interprete vocale della tradizione sarda. L'americano Jarrod Cagwin, porta i ritmi africani, turchi o indonesiani da lui studiati in questi anni di lavoro con Khalil. La “voce” leader della musica di Rabih Abou-Khalil è il brillante clarinettista Gabriele Mirabassi, da 4 anni presente nel gruppo. Un altro italiano, vincitore di numerosi premi, Luciano Biondini, suona la fisarmonica con enorme classe e personalità . La spina dorsale del gruppo da un decina d'anni è il tubista francese Michel Godard, che continua a portare idee spontanee e innovative. E' l'intesa perfetta tra tutti questi musicisti unita ad un scintillante virtuosismo che rende così unico e spettacolare il progetto musicale di Rabih Abou-Khalil

26 giugno
ANTONIO FORCIONE

Antonio Forcione chitarra,
Jenny Adejayan violoncello,
Adriano Pinto percussioni,
Giorgio Serci chitarra

Considerato il Jimi Hendrix della chitarra acustica, Forcione è uno degli artisti europei più carismatici ed inventivi degli ultimi anni, conosciuto ed apprezzato come solista e leader del gruppo Antonio Forcione Quartet, non solo in Europa ma persino in Australia, ad Hong Kong, nei Caraibi, in Indonesia, negli Stati Uniti.
Il suo repertorio prettamente originale, include 13 album, con brani ai vertici delle classifiche jazz , ha registrato i suoi lavori con etichette quali Naim, Virgin Venture e Jazzpoint. Forcione ha anche scritto, diretto e interpretato commedie comico – musicali di successo in produzioni quali Ole! e Acoustik Maniaks e ha partecipato in vari festivals Internazionali e programmi radio (BBC Radio4) con il grande scrittore e comico Boothby Graffoe.
Antonio va oltre i comuni canoni del chitarrista jazz dando vita ad un sound evocativo e vivace che la rivista Jazz FM ha definito intriso di sonorità Africane, flamenche, braziliane con un cenno alla Bagal indiana.
La sua notevole originalità proviene dal tentativo di utilizzare ogni minima parte della chitarra acustica senza perdere di vista, neanche per un attimo, il senso raffinato della musica. Il suo è un sound di rara delicatezza, umor e passione.

27 giugno
FAR FLY MUSIC COMUNITY Progetto Luca Flores

SASSOFONI:Paolo Porta, Gianni Virone, Piero Delle Monache, Francesco Bigoni
TROMBE: Marie Anne Standaert, Duccio De Rossi
TROMBONI: Federico Nalesso, Francesco Leone
CLARINETTO BASSO: Carmelo Coglitore
PIANO: Aisha Ruggirei
CONTRABBASSO: Silvia Bolognesi
BATTERIA: Alessandro Di Puccio
Guest: Piero Odorici sassofoni
DIREZIONE: Salvatore Bonafede, Alessandro Di Puccio
Nel febbraio 2004 nasce la prima, unica e ufficiale big Band dedicata a Luca Flores ” Far Fly Music Comunity”.
Il grande progetto nasce dall'esigenza di dar voce all'ultimo grande desiderio di Luca Flores di registrare in big band, cosa che non gli fu possibile a causa di problemi organizzativi e di costi.
La Big Band, nasce dal Laboratorio di approfondimento su Flores organizzata dal Modena Jazz Club e il repertorio è composto da brani di Luca arrangiati da Di Puccio e brani di S. Bonafede tratti dalla sua LODE AL SILENZIO composti appositamente come tributo al grande pianista scomparso prematuramente.
Il progetto,messo in piedi con non poche difficoltà , ha prodotto fin da subito grande musica, che ha trovato una sua immediata direzione nelle chiare idee espositive dei due direttori.
Il suono ricercato non è il tipico suono da Big Band, ma la ricerca di un sound che possa rispettare ed esaltare la concezione di Luca; ed ecco che quindi differenti aspetti convergono nel repertorio di questa formazione formata da alcuni fra i migliori giovani jazzisti italiani.
Tutto il repertorio di questo ensemble è estremamente imprevedibile e si muove in una costante oscillazione fra tradizione e modernità , fra jazz e musica classica, sfruttando tutti quegli aspetti della musica che hanno reso celebre li grande artista Luca Flores.

28 giugno
NILS PETTER MOLVAER

Nils P Molvaer, tromba
DJ Strangefruit (Paal Nyhus), turntables
Jan Bang, samples
Staale Storlokken tastiere
Rune Arnesen batteria

Definito il “Miles Davis” della nuova scena elettronica nord europea, il trombettista norvegese filtra rock, pop, funky e modern jazz e coltivando uno stile che lo ha messo in condizioni di collaborare con grandi jazzisti quali Elvin Jones, George Russell, Gary Peacock. Il suo disco “Khmer” del 1997 è diventato un successo vendendo oltre 100.000 copie. La formazione che accompagna Molvaer a Roma comprende, oltre a strumentisti, uno dei più apprezzati dj in circolazione, dj Strangefruit.

29 giugno
FANFARA TIRANA

Ahmet Caushi (Usta Berati) – fisarmonica, bass tuba
Xhemali Murraj – tromba,
Agim Sako – sax tenore,
Pellumb Xhepi – flic baritono,
Mark Luca – flic baritono,
Fatbardh Capi – clarinetto, sax alto
Roland Shaqja – sax baritono,
Gezim Haxhia – clarinetto,
Ali Logu – daulle o tapan (gran cassa)
Kujtim Hoxha – rullante,
ospite: Hysni (Niko) Zela – voce

Fanfara Tirana è una novità assoluta nella compagine delle fanfare balcaniche.
A renderla diversa e nuova rispetto alle fanfare slave, è il linguaggio musicale ben articolato basato essenzialmente su un percorso melodico molto trascinante sul quale gravitano gli altri strumenti. Il mezzo melodico è affidato al sax alto, clarinetto, tromba e sax tenore che si esprimono con i tipici chiaro-scuri di pura improvvisazione chiamati “kaba” (presenti nella musica albanese del sud) e i “gazel” (tipici del''Albania centrale). Diretta magistralmente da Usta Berati, (fisarmonica e basso-tuba) che è anche arrangiatore dei brani, la fanfara si muove con estrema leggerezza nel panorama balcanico e in quello internazionale. Con il suo repertorio travolgente, dove i temi tradizionali delle feste nuziali si sovrappongono ad atmosfere balcaniche e orientali, la formazione ha già conquistato il pubblico di mezza Europa.
Sfrenati sul palco conquistano e “…fanno ballare anche i morti ” come amano dire i loro appassionati a Tirana. Accompagnati dalla straordinaria voce di Hysni (Niko) Zela.

30 giugno Evento speciale
OMAR SOSA

Omar Sosa è il volto nuovo della musica cubana, o per meglio dire, è l'espressione più avanzata delle capacità di rinnovamento della musica latina. In lui troviamo una prospettiva quanto mai ampia, che lega le forme tradizionali caraibiche con le varie e multiformi espressioni della musica afro-americana, sia del Sud che del Nord.
L'arte di Omar Sosa è un'eccitante e variopinta fusione di jazz, musica cubana, espressioni popolari metropolitane come il rap e forme etniche che rimandano al folklore ecuadoriano o direttamente all'Africa: alcuni suoi dischi s'ispirano anche alla “trance music” Gnawa del Marocco o alle tradizioni spirituali Yoruba.
Negli ultimi quattro anni gli interessi di Sosa si ampliano verso molteplici riferimenti folk, a cavallo tra continente africano e tradizione latino-americana. E' una fusione ampiamente originale di armonie jazz, ritmi cubani, motivi etnici che coinvolge per la trascinante esuberanza del pianoforte di Sosa e del suo tessuto percussivo.
LUGLIO

1 luglio
GIUSEPPE CEDERNA con MARCO DI GENNARO: Di Cosa Parliamo Quando Parliamo d'Amore – Un viaggio nel mondo di Raymond Carver

Continua la collaborazione del pianista e compositore Marco di Gennaro con personaggi del mondo del teatro, e con la casa editrice minimum fax.
L'incontro con Giuseppe Cederna avviene nel segno di Raymond Carver. Dall'opera del grande narratore americano, di cui la minimum fax cura l'edizione completa, nasce questo spettacolo in forma di reading-concerto, in cui la voce dell'attore si fonde con l'improvvisazione istantanea del pianista, in una sorta di dialogo musicale, in cui la voce è strumento, come il pianoforte. Si supera quindi il concetto di accompagnamento del pianoforte, per arrivare ad un vero e proprio concerto per duo. L'operazione artistica è di assoluto impatto emotivo, e la parola di Cederna, si scontra e si fonde con l'invenzione estemporanea del pianista in un rincorrersi serrato di suggestioni. La comunicazione che intercorre tra i due musicisti è veramente straordinaria.

2 luglio
KORA JAZZ TRIO

Abdoulaye Diabate, piano,
Diejli Moussa Diawara, kora,
Moussa Cissoko, percussioni

Da casa Melodiè, finalmente una proposta di world music diversa che coinvolge tre virtuosi della musica africana del calibro di Abdoulaye Diabate, piano, Diejli Moussa Diawara, kora, e Moussa Cissoko, percussioni. Un inusuale e decisamente Afro piano trio che coinvolge la tradizione e i suoni di questa terra con il jazz così come lo intendiamo noi occidentali. Un progetto affascinante e più che mai intrigante che coniuga Charlie Parker e le musiche di Senegal, Malì e dell'Africa occidentale.

3 luglio
MIKE STERN BAND
Mike Stern, chitarra
Bob Franceschini, sax
Da confermare, basso el.
Lionel Cordew , batteria

Stern ha costruito la sua carriera negli anni 70 e nei primi anni 80 suonando con Blood, Sweat & Tears, Billy Cobham e in particolare con Miles Davis ed ha dimostrato di essere un innovatore oltre che un musicista apprezzato dai colleghi e dai fan. Come ha affermato Guitar World: Uno dei veri grandi chitarristi della sua generazione.
Nato nel 1953, Mike Stern ha cominciato a suonare la chitarra a 12 anni sotto l'influenza blues e rock di B B King, Clapton e Hendrix. Ha frequentato il Berklee College of Music di Boston all'inizio degli anni 70 e frequentando gli ambienti jazz di Wes Montgomery e Jim Hall ha acquisito il suo stile distintivo.
Studia con Pat Metheny e collabora con Blood, Sweat & Tears (registrando due album), Billy Cobham, partecipa ad una tournèe con Miles Davis nel 1981 e a tre album tra cui quello live We Want Miles.
Dopo quest'esperienza Mike si è unito nuovamente a Davis nell'85 dopo un periodo di tour con il gruppo ' Word Of Mouth di Jaco Pastorius, quindi lavora con David Sanborn e, più tardi, con il vibrafonista Mike Mainieri e Michael Brecker.
Nel 1986 incide il suo primo album Upside Downside, con Sanborn, Pastorius e Dave Weckl.
Forma un gruppo itinerante con Bob Berg, Dennis Chambers e Lincoln Goines, e nel 1992 si unisce alla Brecker Brothers Band. Nel frattempo il successo di Stern con il suo album gli fa guadagnare il premio come miglior chitarrista Jazz dell'anno e la nomination per IWhat It Is e Between The Lines.
Play nel 1999 e Voices nel 2001 sono ampiamente riconosciuti come i suoi lavori più corposi: il primo è un lavoro “a sei corde” con gli amici John Scofield e Bill Frisell, il secondo è caratterizzato da uno stile lirico e melodico con influenze musicali da tutto il mondo.

4 luglio
Roberto SPADONI six – Mingus, Cuernavaca

Sandro Satta alto sax
Daniele Scannapieco tenor and soprano sax
Roberto Rossi trombone, shells
Roberto Spadoni guitar
Dario Rosciglione double bass
Ettore Fioravanti drums

Ammalato di sclerosi laterale amiotropica, bloccato su una sedia a rotelle, imprigionato tra infinite difficoltà motorie e verbali, Charles Mingus fu invitato alla Casa Bianca per una memorabile giornata dedicata da Jimmy Carter al jazz. Tra le tante emozioni di quella giornata, ci fu un incontro con Gerry Mulligan che raccontò di una guaritrice messicana. Di fronte all'impotenza della medicina ufficiale, Charles e Sue Mingus si aggrapparono alla remota speranza di un miracolo a Cuernavaca.
Il diario reale di quel soggiorno fu scandito da esaltazioni, delusioni, dolore, frustrazione, stanchezza, fino alla morte avvenuta il 5 gennaio 1979. Quel giorno, 56 balene si adagiarono sulle coste della California, lì dove Mingus era cresciuto 56 anni prima. Il diario immaginario fu invece stilato dallo scrittore francese Enzo Cormann: nel suo testo Mingus, Cuernavaca, pubblicato nel 1991, nelle ultime ore di vita il contrabbassista ripercorre tutta la sua esperienza umana e artistica con improvvisi scarti di rabbia e dolcezza.
Nel 2001 La Fondazione Teatro Metastasio di Prato, nella persona del direttore artistico di Metastasio Jazz Stefano Zenni, ha commissionato a Roberto Spadoni una partitura strumentale intorno al testo di Cormann, affidato ad una voce recitante. Il progetto Mingus, Cuernavaca, ha girato l'Italia, mutando in parte fisionomia, si è ampliato ed è divenuto una narrazione autonoma senza la voce recitante. Una continua trasformazione che sarebbe piaciuta a Mingus, la cui vita e la cui arte sono percepibili quale altissima ispirazione per Cormann, Spadoni e i suoi musicisti

5 luglio Evento speciale
TERENCE BLANCHARD Sextet

Terence Blanchard, tromba
Aaron Parks piano,
Brice Winston sax,
Lionel Loueke chitarra,
Derrick Hodge basso,
Kendrick Scott batteria

Nato a New Orleans nel 1962, il trombettista Terence Blanchard si è imposto in soli vent'anni come uno dei musicisti e compositori più influenti della sua generazione.
Indirizzato agli studi pianistici all'età di cinque anni, li prosegue fino a diciotto. Terence scopre la tromba a quattordici anni, entrando nel New Orleans Center for The Creative Arts dove studia teoria e storia del jazz con Ellis Marsalis, il leggendario padre di Wynton e dei suoi fratelli. Scopre allora le opere di Miles Davis e di Clifford Brown dalle quali rimane profondamente influenzato. Sarà New York ad aprirgli gli orizzonti sconfinati del jazz grazie, soprattutto, al Direttore del Dipartimento Jazz della Rutgers University (dove Terence studia tromba classica), Paul Jeffrey, l'ultimo saxtenorista di Thelonious Monk. E' grazie a Jeffrey infatti che Terence entra nell'orchestra di Lionel Hampton all'inizio degli anni Ottanta, ma sarà grazie a Wynton Marsalis, suo amico d'infanzia, che gli si apriranno le porte dei Jazz Messengers di Art Blakey con i quali rimarrà fino al 1986. 'Il più brillante dei nuovi trombettisti' lo definisce, fin da allora, Miles Davis, impressionato dal suo approccio allo strumento, che richiama Kenny Dorham e Woody Shaw, e si basa su un fraseggio rilassato, dalle note scolpite e perfettamente modulate. Ne risulta un linguaggio ben calibrato, dalle sonorità degne di un Conservatorio. Tutti giudizi confermati, d'altronde, sia dalla sua personale produzione discografica, dal 'The Billie Holiday Songbook' o da 'Romantic Defiance', incisi per la Columbia, sia con il superbo 'Wendering Moon' con Branford Marsalis e Dave Holland nel giugno del '99. Per descrivere al meglio la carriera di Terence Blanchard, si deve senz'altro menzionare un grande nome della cinematografia, Spike Lee. Terence ha composto la colonna sonora di alcuni film del regista come Jungle Fever (1991) e Malcolm X (1992).

6 luglio
BOLLYWOOD BRASS BAND

Jasminder Daffu dhol e dholak,
Herinderpal Panesar dhol e tabla,
Sarha Moore sax soprano
Will Embliss tromba,
Kay Charlton tromba e flugelhorn,
Ros Davies trombone e flauto,
Dave Jago trombone,
Mark Allan sax baritono,
Alice Kinloch basso tuba e sassofono,
Philippe d'Amonville batteria,
Nick Cattermole percussioni e flauto

La B B B è una brass band da matrimonio. 10 musicisti che suonano sassofoni, trombe, tromboni, sasofono, dhol, dholak, tabla, snare & bass drums. la band si esibisce su palco, per strada con e senza microfoni e oviamente in matrimoni. Fondati nel 1992. anno in cui suonano assieme con I Shyam Brass Band da Jabalpura (India) al grande festival internazionale di musica da strada a Londra. Il loro repertorio include brani da film classici e nuovi, musiche popolari indiane della regione di Punjabi, canzoni del grande musicista qawwali Nusrat Fateh Ali Khan oltre che canzoni da matrimonio. La B.B.B. è una band unica che spazia dagli hits della cinematografia indiana, ai ritmi Bhangra agli arrangiamenti da brass band con influenze jazz, world music.
Il risultato è uno stile Asian Beat coinvolgente ed originale. La band include alcuni dei più versatili musicisti della scena londinese che collaborano con gruppi come Trans-global Underground, Fun^Da^Mental e Dhol Foundation. Bollywwod si presenta con uno spettacolo molto dinamico, indossando bellissimi costumi e accompagnandosi con movimenti, passi di danza e la videoproiezione di danze indiane tratte dai migliori film in sincronizzazione con la musica dal vivo.

7 luglio Evento speciale
ENRICO RAVA QUINTETTO

Enrico Rava, tromba
Andrea Pozza, pianoforte
Rosario Bonaccorso, contrabbasso
Gianluca Putrella, trombone
Roberto Gatto, batteria

Enrico Rava è sicuramente il jazzista italiano più conosciuto e ricercato a livello internazionale. Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, è apparso sulla scena jazzistica a metà degli anni sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti solisti del jazz europeo. La sua schiettezza umana ed artistica lo pone al di fuori di ogni schema e ne fa un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni. La sua poetica immediatamente riconoscibile, la sua sonorità lirica e struggente sempre sorretta da una stupefacente freschezza d'ispirazione, risaltano fortemente in questa sua nuova avventura musicale. Durante la sua carriera Rava ha inciso più di cento dischi, collaborando con innumerevoli musicisti tra cui: Gato Barbieri, Cecil Taylor, Jack DeJohnette, Pat Metheny, Miroslav Vitous, John Abercrombie, Richard Galliano, Steve Lacy, Joe Henderson, Michel Petrucciani à stato eletto musicista dell'anno nei referendum TOP JAZZ 93, 94, 95, 96, 97, 99 02 indetti dalla rivista Musica Jazz. Ha suonato più volte nei festival più importanti del mondo: Chicago, Bombay, Houston, Berlino, Parigi, Istanbul, Umbria Jazz. Nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere dal Ministro della Cultura Francese, lo scorso anno ha anche ricevuto il prestigioso Jazzpar Prize a Copenhagen. Nel gennaio 04 si è esibito per una settimana nel prestigioso Blue Note di New York. con il suo quintetto, con cui ha pubblicato il disco Easy Living per ECM nel Marzo 04.

8 luglio Evento speciale
DIANE SCHUUR

Diane Schuur, vocals, piano, synthesizer
Scott Steed, accoustic bass
Reggie Jackson, drums

Vincitrice di due Grammies, quale miglior vocalista jazz e del non meno prestigioso Ella Fitzgerald Award , Diane Schuur, cieca dalla nascita, è considerata la nuova First Lady del firmamento jazzistico internazionale.
Scoperta da Doc Severinsen e da Ed Shaughnessy, Diane Schuur ottenne la sua consacrazione nel 1979 al festival internazionale del jazz di Monterey ove, accompagnandosi da sola, riscosse un grosso successo personale. Tra i tanti che applaudirono la sua performance c'era anche Stan Getz, che la prese sotto la propria ala procurandogli diversi ingaggi, tra cui uno davvero prestigioso alla Casa Bianca , e facendola incidere con il suo quintetto. Un exploit che attirò l'attenzione di Larry Rosen, produttore della GRP che le propose di registrare l'album Deedles , con il quale dimostrò non solo le rilevanti capacità tecniche, ma soprattutto la sua notevole versatilità , una dote che le permette di passare con la massima disinvoltura dal pop al gospel; dal jazz al blues.
La voce della Schuur, tanto potente quanto estremamente flessibile, copre magistralmente tutta la gamma dei registri, con una particolare predisposizione agli acuti urlati nella più tipica tradizione dirty della musica popolare, con un forte vibrato di pretta matrice strumentale e con una davvero notevole fluidità melodica che risalta in modo particolare nell'interpretazione delle ballad. Una voce, com'è stato autorevolmente sostenuto da Philippe Carles, uno dei più autorevoli critici francesi, completa ed eclettica.
9 luglio Evento speciale
TUCK & PATTY

Nei primi anni Ottanta San Francisco e la Bay Area sono stati la palestra per memorabili e in qualche caso epocali esperimenti nell'area del canto jazzistico. Una particolare risonanza la fluida e brillante trama vocale-strumentale di Tuck & Patti, un duo dalla rara complementarità che ha rappresentato e continua a rappresentare in una chiave insieme ariosa e minimalista l'elegante eclettismo musicale della città nordcaliforniana.
Tuck Andress è un chitarrista radicato nel fertile terreno blues e country del Sud-Ovest (è originario di Tulsa, Oklahoma) che ha saputo però evolversi nel segno stilistico di Wes Montgomery, sino a giungere a una complessa dimensione armonico-ritmico-melodica: da solo, intrecciando linee di basso, accordi e controcanto, diventa una intera, articolatissima sezione ritmica. Patti Cathcart, creatura di San Mateo, nell'area del San Francisco, ha conosciuto esperienze formative tra rock'n'roll e Rhythm &Blues, in particolare alcuni mesi (gli ultimi di vita del grande bluesman) trascorsi con la band di T-Bone Walker. Il suo contralto vibrante e umorale, ombreggiato ma screziato da liquide tonalità di testa (quasi-folk), sobrio e insieme accorato nel suo abbandono lirico, conserva tuttavia la sensuale e elettrica comunicativa e la tensione descrittiva del gospel delle sue radici – in una luce prevalentemente serena e solare – anche a confronto di materiale jazz e pop
Nella primavera del 2004 è uscito il loro ultimo lavoro, il CD A GIFT OF LOVE per la T&P Records.

10 luglio Evento speciale – in collaborazione con rinascita dischi e video
ADRIANA CALCANHOTTO

Intrigante sperimentatrice della parola, Adriana Calcanhotto (Porto Alegre 1965) debutta discograficamente nel 1990 con Enguià o guadagnandosi il Premio Sharp come miglior eesordio femminile. Figlia dell'ideologia post-punk utilizza fin dagli inizi un linguaggio da contestatrice acustica innamorata della poesia. Seguendo le orme di Maria Bethania, la Calcanhotto, con voce degna di una Suzanne Vega tropicale, ha saputo riportare nel pop da classifica la densità del lessico poetico brasiliano, della sperimentazione verbale tropicalista di Waly Salomao e Caetano Veloso ( A Fabrica Do Poema , Maritmo ). Con la sua arguzia e l'elegante gioco di citazioni colte, la sua canzone ha saputo trasformarsi nella pappa reale della canzone brasiliana d'autore degli anni Novanta, giustamente molto frequentata dalle grandi interpreti femminili, a cominciare dalla grande Bethania ( Ambar , A Forà a que nunca seca , Maricotinha ). Il suo ultimo lavoro, Cantada (2002), miscela sapientemente elementi di elettronica e violoncello, accordeon, chitarra portoghese, percussioni, la poesia di antonio Cicero e Drummond de Andrade, la complicità di Moreno Veloso, Daniel Jobim, los Hermanos un piccolo miracolo

11 luglio
ACUSTIMANTICO

Raffaella Misiti – voce
Stefano Scatozza – chitarra, bouzouki, musiche
Marcello Duranti – fiati
Carlo Cossu – violino
Paolo Graziani – contrabbasso
Massimiliano Natale – batteria, percussioni

Gli Acustimantico, quintetto romano che presenta un'eccezionale attenzione alla canzone d'autore, al jazz e ai richiami tradizionali dell'intera area mediterranea, balcanici, andalusi, greci. Le musiche, firmate per lo più dal chitarrista Stefano Scamozza, sono caratterizzate da contaminazioni della musica popolare “colta” in un viaggio di ricerca che si muove dall'Italia attraverso i Balcani, fino all'India. Molto attivi on stage, con centinaia di concerti negli ultimi quattro anni, alla Fète de la Musique di Berlino, manifestazione internazionale con gruppi provenienti da tutto il mondo, sono stati per il secondo anno di seguito, l'unico gruppo italiano invitato ed hanno riscosso un grande successo. La “piccola orchestra” romana, nata nel 1999, presenta un concerto completamente acustico in assenza totale di amplificazione. I due album all'attivo, Acustimantico (1999) e La bella stagione (2002), entrambi autoprodotti, sono il frutto di un'accurata ricerca. Gli Acustimantico incarnano una concezione letteraria, colta della musica. Canzoni originali, musica mediterranea, connubio tra musica e testi, suggestioni sonore e narrazione letteraria, per superare le frontiere stilistiche e culturali, perchè l'arte accomuna, inventa e oltrepassa tutte le barriere. Canzoni in viaggio attraverso una musica corporea e sognante, ricercata ma al tempo stesso semplice, immediata, “popolare”.
Reduci dai riconoscimenti al Premio Recanati 2003, al MEI, al MantovaMusicaFestival gli Acustimantico presentano in anteprima assoluta il loro 3 CD.
Santa Isabel è un viaggio verso isole lontane, reali o immaginarie, in cui la nuova canzone d'autore italiana si apre alle sorprese, alle suggestioni e alla ricchezza del mondo.

12 luglio
BILL FRISELL & PETRA HADEN

Petra Haden e Bill Frisell: ecco una nuova coppia artistica al debutto discografico. Non si tratta, tuttavia, di un debutto qualsiasi: ogni album che reca la firma del chitarrista di Baltimora merita infatti doverosa, massima attenzione. E nel caso specifico la curiosità e l'interesse sono alimentati proprio dalla presenza di Petra Haden, cantante e violinista figlia del celebre contrabbassista Charlie Haden.
Un talento che si è messo in luce già nei primi anni Novanta, quando Petra ha costituito insieme alla sorella Rachel, basso, ad Anna Waronker, chitarra, e a Tony Maxwell, batteria il gruppo That Dog, divenuto in breve una delle band più interessanti e seguite della scena di Los Angeles. Nel frattempo, Petra ha avuto l'opportunità di esordire anche in qualità di solista, con Imaginaryland (1996). Più di recente ha collaborato con Sean Lennon, Yuka Honda e Victoria Williams. Il primo incontro con Bill Frisell risale al 1997, al termine di un concerto in un club di Seattle. Fra i due si è instaurato subito un dialogo, cementato dai medesimi interessi musicali. Da qui la promessa di realizzare qualcosa insieme. Promessa mantenuta con la registrazione dell'album per la storica etichetta canadese True North.
Petra Haden e Bill Frisell, presentano un repertorio che riunisce una manciata di toccanti melodie appartenenti ad ambiti musicali diversi, dal rock al country, alla classica canzone americana
Imbracciando chitarre elettriche ed acustiche, facendo altresì ricorso ad efficacissimi loops elettronici, Frisell elargisce quelle preziose pennellate sonore di cui è impagabile maestro e sulle quali si stagliano l'incisivo violino e la voce delicata ma al contempo fortemente espressiva di Petra Haden

13 luglio
JASON MORAN AND THE BANDWAGON

Jason Moran ,pianoforte
Tarus Mateen, contrabbasso
Nasheet Waits, batteria

Jason Moran nasce il 21 gennaio 1975 a Huston, Texas, in una famiglia che lo avvia presto allo studio del pianoforte classico. All'età di tredici anni abbandona il pianoforte, fin quando l'ascolto di Monk non lo riporta alla tastiera e alla musica jazz. Segue i primi studi jazzistici alla High School for Performing and Visual Arts di Huston, per poi spostarsi a New York, dove studia con Jacki Byard alla Manhattan School of Music. Altri suoi insegnanti e mentori sono Muhal Richard Abrams e Andrew Hill. Nel frattempo Eric Harland lo segnala a Greg Osby, che lo prende nel proprio gruppo per una serie di concerti. Da quel momento, Moran diviene una presenza imprescindibile nelle formazioni di Osby, sia dal vivo che per le registrazioni. La prima collaborazione discografica è Further Ado (1997, Blue Note) di Greg Osby. Partecipa poi ad altre quattro incisioni a nome di Osby, una con Osby e Lovano, una con Steve Coleman e a dischi di Stefon Harris, Lonnie Plaxico, Von Freeman, Ralph Alessi e il gruppo New Directions. Il suo esordio come leader è del 1999: Soundtrack to Human Motion (Blue Note). A esso seguono altri quattro album, tutti per la Blue Note: Facing Left (2000), Black Stars (2001), Modernistic (2002), The Band Wagon (Blue Note, 2003).

14 luglio
MARC RIBOT MYSTERY TRIO with guests Mutamassik & Morgan Kraft

Marc Ribot, chitarra
Don McKenzie, batteria
Dave Hofstra, basso acustico
DJ Mutamassik, turntables
Morgan Kraft, chitarra

Marc Ribot è uno dei chitarristi più acclamati degli ultimi 20 anni e la serie di dischi ed artisti con cui ha collaborato è impressionante: Lounge Lizards, Tom Waits (Frank's wild years, Rain Dogs, Big Time, Mule variations ) Elvis Costello, Marianne Faithfull, Rifus Thomas, Solomon Burke, Arto Lindsay, John Zorn, Allen Ginsberg .
Il suo stile personale ed innovativo di suonare la chitarra, definito un mix tra punk, jazz e blues ha ispirato migliaia di chitarristi in tutto il mondo, diventando così un vero e proprio marchio di fabbrica riconoscibilissimo.
Dopo il grande successo ottenuto anche in Italia con il suo Marc Ribot & Los Cubanos Postizos dove il chitarrista rileggeva secondo la sua personale visione musicale l'opera del grande musicista cubano Arsenio Rodriguez, Ribot torna a Roma con il suo nuovissimo progetto insieme al chitarrista Morgan Kraft e alla giovane DJ italo-egiziana, Mutamassik, cresciuta a Brooklyn in un universo sonoro molto colorato e appassionata di Drum'n'Bass, Hip Hop, Jungle e soprattutto delle dance floors underground della citta', già collaboratrice di Arto Lindsay, King Chango, Graham Haynes, Butch Morris

15 luglio – Evento speciale – in collaborazione con rinascita dischi e video
NANA VASCONCELOS – CONSOLMAGNO SALIS

Nana Vasconcelos – percussioni, voce,
Antonello Salis – piano, fisarmonica, voce,
Peppe Consolmagno – percussioni, voce, live sample

Sono passati quasi venti anni dall'incontro tra Nana Vasconcelos e Antonello Salis, incontro sfociato gloriosamente nel disco -Lester- uscito nel 1988 per la Soul Note, ancora oggi attuale. Il loro modo di suonare semplice ma sofisticato, comunica una forte sensibilità e stimola le emozioni umane. Comunione, comunità e comunicazione sono i poteri della loro musica. Oggi la formazione si è allargata in trio con Peppe Consolmagno. Trio che si fonda sulla duttilità , sulla notevole capacità di invenzione melodica e sulla naturalezza con la quale i suoi componenti sanno plasmare ogni frammento delle loro numerose esperienze musicali in forme sempre nuove e stimolanti. Un incontro che si preannuncia particolarmente intrigante, fra composizione e improvvisazione, fra tradizione e modernità .
Nana Vasconcelos è un innovatore che ha espanso i confini della percussione, allargandola a tutto ciò che emette un suono: la natura, l'elettronica, il corpo umano, sono i campi in cui Nana ha sperimentato, rimanendo però sempre ancorato alla tradizione musicale brasiliana, alle sue origini, alla musica.
Antonello Salis è un musicista estroso e creativo come pochi altri, una vera forza della natura ma anche un autentico poeta. Poliedrico, imprevedibile, schietto e innovativo; musicista per musicisti, ma soprattutto musicista totale che vive la musica come passione estrema, sogno ad occhi aperti da condividere con musicisti e spettatori.
Peppe Consolmagno, considerato da molti l'alter-ego italiano di Nana, si discosta da questo privilegiando più i rumori della nostra civiltà urbana, sviscerando le complesse riflessioni che nascono dal contrasto fra il desiderio di meditazione e la velocita' schizoide dell'uomo del XXI secolo. Peppe Consolmagno, un artista surreale, una sorta di De Chirico del pentagramma che trasforma il palco in una officina dei sogni.

16 luglio
EDDIE PALMIERI Orchestra Perfecta II

Eddie Palmieri, tastiere
Karen Joseph, flauto
Doug Beavers, trombone
Joe Santiago, basso
Johnny Rodriguez , bongos
Alejandro Eliot Cintron, sax
Jose Claussell, timbales
Richie Flores, congas
Herman Olivera, voce

La Clamorosa afro-cuban band vincitrice di ben 7 Grammy Awards presenta La perfecta II, riproposizione di quelli che furono i brani di un classico del genere, per l'appunto La perfecta, registrato negli anni '60. La freschezza, la piacevolezza, perfino i limiti di questa musica tornano tutti in questo concerto, ad opera di un compositore e pianista che sa davvero il fatto suo e l'ha dimostrato in anni di carriera.
Eddie Palmieri è uno dei padri della salsa nella scena NewYorkese e La Perfecta è un'orchestra che ha segnato la storia della salsa fin dall'inizio degli anni '60, l'orchestra in cui tanti sono passati, da Cheo Feliciano ad Andy Gonzalez e Manny Oquendo (futuri fondatori del Conjunto Libre), da Jimmy Bosh (che fu allievo dello stesso Barry Rogers) a Giovanni Hidalgo “Maà equito” alla conga, da David Sanchez (il sassofonista Portoricano, ora uno dei protagonisti della scena jazzistica di New York) a Lalo Rodriguez (che, staccatosi da Palmieri, divenne il cantante della Salsa Romantica), alla “India” lanciata da Palmieri stesso nel '92 con il disco “Llegò la India”.
Palmieri, dopo una fase in cui si è dedicato maggiormente al Jazz, soprattutto negli anni '90, è tornato ad incidere Salsa con i dischi “Masterpiece-Obra Mestra” del 2000, l'ottima produzione realizzata insieme a Tito Puente (l'ultimo lavoro discografico del Rey del Timbal, prima della sua scomparsa), e di seguito con “La Perfecta II” del 2002, che recupera una serie di temi che l'orchestra “La Perfecta”, quella originale, aveva resi famosi, riarrangiati e alternati ad altri temi di Latin Jazz.
Con la “Perfecta II”, Palmieri ha voluto rendere un tributo a due grandi musicisti (il Nordamericano Barry Rogers e il Brasiliano Josè Rodrigues), i trombonisti da lui definiti “geni” ormai scomparsi.

17 luglio
URI CAINE TRIO

Uri Caine, pianoforte
Drew Gress, contrabbasso
Ben Perowsky, batteria

E' il geniale alchimista capace di navigare sulle rotte dell'innovazione ripartendo dal passato prossimo del grande jazz come da quello più remoto della musica classica, attraversando generi, stili e epoche. La cifra artistica di si sviluppa intorno a una sorta di biosintesi tra passato e futuro che produce una nuova e rara linfa nuova per l'albero del jazz. Tra i capiscuola della generazione di musicisti bianchi che stanno rimescolando le carte un po' usurate del jazz, Caine si colloca in una dimensione stilistica di grande interesse per la vitalità creativa del jazz. Dopo le rivisitazioni di Mahler, Schumann e Bach, Uri Caine si presenta al fandango jazz festival con un classico trio jazz dallo swing effervescente.

18 luglio – Evento speciale
MC COY TYNER

McCoy Tyner, pianoforte
Charnett Moffett , contrabbasso
Eric Harland, batteria

19 luglio
DE VITO – FRESU – TOWNER

20 luglio
LOUIS SCLAVIS – NAPOLI'S WALLS
Louis Sclavis clarinetti, sax soprano
Mèdèric Collignon tromba, voce, effetti
Vincent Courtois violoncello
Hasse Pulsen chitarra

Louis Sclavis è nato a Lione nel 1953, clarinettista, sassofonista, compositore, suona dal 74 in diverse formazioni jazz e musiche improvvisate come musicista e come leader. Compone, oltre che per le sue formazioni, anche per il cinema, il teatro e la danza. Sicuramente uno dei più grandi clarinettisti al mondo, ama prima di tutto l'improvvisazione e il contatto umano: il suo universo musicale ricorda il “souk” di Fez o la sala d'attesa della stazione di Calcutta.
Napoli's walls, sua ultima creazione pubblicata per l'ECM è, come dice Sclavis stesso, “la cristallizzazione di un insieme di frammenti che si manifestano in differenti momenti e che conservo nella testa fino a quando non mi appaiono come un tutt'uno” e, a Sclavis, dei muri gli interessa “sapere cosa traspira da essi, cosa trasuda e del perchè ciò accada. Mi viene spesso di immaginare che sudino e parlino del passato e del presente”.

Trovare la musica sui muri di una città , camminando.
I muri rinchiudono, nascondono, trasudano.
Leggere gli strati, gli accumuli, la scrittura, le aggiunte.
Allora, perchè no, Napoli.
E il lavoro di Ernest Pignon-Ernest sui muri della città come un filo che si segue.
Napoli con il suo passato che si vive al presente.
L'improvvisazione, in tutto questo, trova un'organizzazione caotica perfetta che le assomiglia e, se non c'è futuro nella lingua napoletana, nell'improvvisazione neanche.
Non si tratta di folclore, ma di finzione. Il Vesuvio s'incaricherà di mantenere la tensione.
Estrapolare da questi muri una forma semplice e vivente.
Louis Sclavis

21 luglio – Evento speciale – in collaborazione con rinascita dischi e video
MARCOS VALLE

Marcos Valle voce, tastiere, chitarra,
Mauro Berman basso,
Paulo Renato Franco flauto, sax,
Patricia Alvi voce, percussioni,
Davide Giovannini batteria,
Trick tromba, trombone,
Cidinho Moreira percussioni

Marcos Valle è uno dei maggiori musicisti brasiliani padri della bossanova, ha scritto “Summer Samba”, una delle canzoni piu' interpretate della storia della musica, anche da Frank Sinatra e Bebel Gilberto.
Fine interprete e chitarrista, Valle ha lavorato con veri talenti come Joao Gilberto, Milton Nascimento, Eumir Deodato e Sergio Mendes, col quale intraprese negli anni sessanta un tour negli Stati Uniti, grazie al quale raggiunse una grande popolarità . Dopo aver registrato una serie di album importanti per la EMI tra il 1969 e il 1974 come 'Garra', 'Vento do sul' e 'Serie coletana', nel 1981 Marcos torna in Brasile per intraprendere lavori destimati al cinema e alla televisione.
Nel corso degli anni '90 Marcos Valle ottiene grandi consensi anche dalle piste da ballo, collaborando con i più famosi dj come Jilles Peterson, Joe Davis e Jazzanova, ma soprattutto grazie all'album “the Essential Marcos Valle” registrato nel 1995.
Tra i suoi ultimi lavori si ricordano l'ottimo “Escape” (2001) dove Valle miscela sapientamente ritmi brasiliani insieme a hip hop e a drum'n'bass, e “Contrasts” prodotto dalla Far Out Recordings nel 2003.

22 luglio
DAVE DOUGLAS “FREAK IN
Dave Douglas
Marcus Strickland, sax
Jamie Saft, tastiere
Brad Jones, contrabbasso
Gene Lake, batteria
Dj Olive

Una miriade di progetti paralleli, portati avanti con il medesimo grado d'abnegazione e contraddistinti ognuno da una propria specificità nell'ambito della musica creativa contemporanea, sono lo specchio in cui si riflette il genio artistico del trombettista e compositore Dave Douglas (Montclair, New Jersey, 1963). Formatosi alla corte di Horace Silver ed Anthony Braxton viene reclutato immediatamente da John Zorn per far parte del favoloso quartetto Masada, esperienza che nell'arco di pochi anni lo porterà alla ribalta internazionale. Agli inizi degli anni Novanta prende corpo una fitta serie di progetti personali e collaborazioni di alto rilievo (Don Byron, Myra Melford, Mark Dresser, Tim Berne, Uri Caine). Con New And Used si dedica ad una musica estroversa che manifesta già un grande temperamento esecutivo. Nel 1993 fonda lo String Quintet chiamando sotto di sè virtuosi del nuovo idioma jazzistico quali Mark Feldman, Erik Friedlander, Mark Dresser e Michael Sarin. Un progetto impegnativo inteso a coniugare musica colta da camera, improvvisazione e tradizione klezmer. Accanto questo ricercato discorso acustico si affianca quello più spavaldo ed elettrificato dell'ottetto Sanctuary e del Tiny Bell Trio, mentre con il gruppo Charms of the Night Sky si dedica ad un linguaggio tipicamente downtown dagli accenti suadenti e briosi.

23 luglio
YELLOWJACKETS

Russell Ferrante, tastiere
Jimmy Haslip, basso el
Bob Mintzer, sax
Marcus Baylor, batteria

La mitica band degli anni '70, nata su iniziativa di Robben Ford, del tastierista-pianista Russell Ferrante e del bassista Jimmy Haslip entrambi affermati turnisti e session-man ricercati, continua ad esplorare e sperimentare nel campo della poliritmia, mischiando e fondendo diversi generi musicali: blues, pop, R&B, jazz.
I primi lavori si sviluppano attorno all'esplosione della musica fusion che in quegli anni affascina molti artisti di estrazione jazzistica (Chick Corea, Miles Davis, Lee Ritenour, Dave Grusin, ecc) . Attorno ai leader ruotano via via una serie di strumentisti dell'area rock-fusion di quegli anni come il batterista Ricky Lawson (già con Michael Jackson e Al Jarreau) e il sassofonista James Russo. La formazione trova una certa stabilità con l'ingresso in formazione prima del batterista William Kennedy poi, dopo qualche anno, del sassofonista Bob Minzer quest'ultimo molto conosciuto negli ambienti jazz.
Con questa formazione, che rimarrà invariata fino al 2001, il suono degli Yellowjackets cambia sensibilmente rimanendo non più legato alla fusion nuda e cruda, ma inserito molto più a fondo in un contesto jazz, il tutto dovuto senza dubbio all'apporto di Minzer affascinato sì dalle sonorità Coltraniane ma anche dall'elettricità soft di Ferrante e Haslip.
Nomination nel 2003 per il Grammy per “Best Contemporary Jazz Album”.

24 luglio
THE KLEZMATICS

Lorin Sklamberg voce, fisarmonica, tastiere,
Franc London tromba, tastiere, voce,
Matt Darriau sax alto, clarino, voce,
Lisa Gutkin violino, voce,
Paul Morrissett basso, voce,
David Licht batteria

I Klezmatics, giovani musicisti del Lower East Side di New York, hanno studiato l'idioma della tradizionale musica delle feste ebraiche dell'Est Europa, conosciuta come klezmer, e se ne sono impadroniti, apportandovi sensibilità contemporanee, combinando identità e misticismo ebraico con lo spirito del nostro tempo.
Creatori quindi di un nuovo klezmer, in cui si mescolano avanguardia classica e pop, folk, rock, jazz, heavy metal, sin dall'esordio, datato 1986, i Klezmatics hanno registrato il tutto esaurito nei loro spettacoli nel Nord e Sud America, e in tutta Europa, comprese le apparizioni ai tanti festival, Womad di Peter Gabriel, Jazz di Montreal, Folk di Philadelphia o Klezmer di Safed, in Israele. Hanno raggiunto le case di milioni di telespettatori, tramite la CBS, la BBC, la MTV.
I loro progetti annoverano collaborazioni così varie quanto creative: dal virtuoso del violino Itzhak Perlman alla cantante israeliana Chava Alberstein, dal poeta Allen Ginsberg all'attore Robin Williams, dagli artisti della scena downtown newyorkese Elliot Sharp, John Zorn e lo stesso Marc Ribot agli ex Led Zeppelin Robert Plant e Jimmy Page, ai membri del Flying Karamazov Brothers. I Klezmatics hanno lavorato con la compagnia Los Angeles Modern Dance and Ballet, hanno scritto le musiche per piece di danza della coreografa Twyla Tharp, per i registi Jonathan Berman (The Shvitz) e Greg Bordowitz (Fast Trip, Long Drop), e per la produzione dell'Hartford Stage di Mark Lamos The Dybbuk , su adattamento del drammaturgo Tony Kushner, vincitore del Premio Pulitzer (Angels in America).
La loro è una rilettura di celebri pagine del repertorio yiddish in cui rivivono i versi di alcuni dei più grandi poeti yiddish del XX Secolo.

25 luglio
PIERRE FAVRE Ensemble

Pierre Favre – dr, perc
Philipp Schaufelberger – chit.
Hèlène Breschand arpa
Chris Biscoe – cl., sax alto
Michel Godard – tuba

Nato in Svizzera, muove i primi passi da autodidatta, appena quindicenne, fra piatti e tamburi, per poi arrivare ad accompagnare jazzisti del calibro di Bud Powel, Dexter Gordon e Chet Baker.
E' stato uno fra i maggiori protagonisti della scena free europea, prima di dedicarsi a quel personale stile che lo ha reso uno dei più sensibili e originali percussionisti del panorama musicale.
La sua ricerca si orienta verso l'approfondimento della valenza melodica delle percussioni, verso la loro elevazione al rango di strumento assoluto, completo, mentre il suo set si dilata inglobando ogni genere di gong, campane, percussioni “vere” e “occasionali”.
Questa nuova idea di centralità delle percussioni stimola in Pierre Favre l'esigenza di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze: la musica etnica da una parte e quella colta occidentale dall'altra entrano nel suo raggio di esplorazione, portandolo a immergersi nello studio delle percussioni di tutto il mondo, con una particolare attenzione per l'India, l'Africa e il Brasile.
Ha lavorato con coreografi, pittori, scultori, per il teatro e per il cinema; ha collaborato e registrato con Eje Thelin, Andrea Centazzo, John Surman, Barre Philips, con la cantante francese Tamia.
Un artista completo dunque, eclettico e assolutamente fuori del comune, in grado di regalare al suo pubblico intensità e passione, momenti musicali che portano la mente a paesi lontani, a quelle terre selvagge nelle quali si può ancora sentire il battito del cuore del mondo

26 luglio
LEE KONITZ-MARCO DI GENNARO 4TET

Lee Konitz , sax,
Marco Di Gennaro pianoforte,
Ares Tavolazzi contrabbasso,
Fabrizio Sferra batteria

Continua la collaborazione del pianista Marco di Gennaro con il grande Lee Konitz.
Dopo le fortunate tournèe del 2001, 2002 e 2003 con l'uscita del prestigioso CD live Listen Silent pubblicato dall'etichetta JazzLe, e dopo le due magiche serate del marzo scorso al Teatro Argentina in quintetto con Paolo Fresu, l'evoluzione dell'originalissimo suono di questo quartetto, quest'anno con una nuova sezione ritmica composta dal contrabbassista ferrarese Ares Tavolazzi, e dal batterista romano Fabrizio Sferra, si orienta nella direzione di colori sempre più raffinati e sfumature sempre più sottili. Con lo straordinario lirismo melodico di Konitz si combinano le diverse, forti personalità dei musicisti del trio: un eccezionale livello di interplay crea un suono sempre nuovo e sorprendente, imprevedibile per gli stessi musicisti.

27 luglio
BOLLANI DANISH TRIO

In questo concerto Stefano Bollani è componente di un trio paritario completato da due eccellenti musicisti scandinavi, suoi coetanei: il contrabbassista Jesper Bodilsen e il batterista Morten Lund, entrambi conosciuti da Bollani nel 2002, in occasione del tour effettuato in Danimarca insieme a Enrico Rava. Nel luglio del 2003 i tre registrano Mi ritorni in mente , lavoro discografico che poggia su un variegato repertorio che conferma ancora una volta l'ampiezza di vedute di Bollani, cui hanno aderito perfettamente i due partner nordici, considerati dalle loro parti gli eredi del leggendario tandem ritmico formato negli anni Sessanta e Settanta dal contrabbassista Niels Henning à rsted Pedersen e dal batterista Alex Riel.
In scaletta ci sono immortali standard del jazz (Nature Boy, How Deep Is The Ocean, il disneyano Someday My Prince Will Come, il parkeriano Billies Bounce e The Summer Knows di Michel Legrand), ma anche due temi leggeri italiani come l'antico successo di Gianni Morandi Se non avessi più te e, Mi ritorni in mente di Lucio Battisti.
Oltre che dalle qualità dei singoli musicisti, l'ascolto delle performance viene catturato dall'interplay che contrassegna il trio, come se alle spalle ci fossero anni e anni di concerti assieme e chissà quanti dischi. Ma nel jazz tutto è possibile e quando scocca la scintilla, la musica fluisce da sola.

28 luglio – Evento speciale – in collaborazione con rinascita dischi e video
TANIA MARIA QUARTET Viva Brazil –

Tania Maria voce, piano, synthesizer,
Marc Bertaux basso elettrico,
Mestre Carneiro percussioni
Luiz Augusto Cavani batteria

Tania Maria è internazionalmente nota per la sua frizzante vocalità ed il suo virtuosismo al pianoforte. Nel fondere il jazz con la musica popolare brasiliana, Tania ha creato un'eclettica combinazione che è più eccitante del puro jazz, trovando un suono unico capace di colpire e affascinare le platee più eterogenee di tutto il mondo.
In Viva Brazil Tania Maria esegue un repertorio di sue composizioni ( Encantu Meu , Amei Demais , Sangria ), e di classici come Sebastiana , One Note Samba e Mas que Nada , oltre alla rivisitazione di Petit Fleur di Sidney Bechet ( Florezinha ). In concerto, Tania non annuncia scalette: Non preparo mai una scaletta per i concerti: a Roma suonerò delle canzoni note e forse canterò dei nuovi pezzi che sto componendo, ma farò anche sicuramente delle “ballate” che il pubblico italiano gradirà . La mia musica ora è più semplice, più naturale. La fonte è il Brasile, mentre il jazz è una cosa che fa parte di me, mi viene naturale, come del resto la musica brasiliana, che sento nelle viscere: ecco, la musica brasiliana è necessaria, il jazz è la mia libertà d'espressione. La mia musica ruota intorno a queste due cose: è libera, e diversa
In ogni appuntamento dal vivo la Signora del Brazilian Jazz coinvolge il pubblico in un concerto solare, ricco di energia e di grande musica, in cui il virtuosismo pianistico e vocale fa da contrappunto ad una straordinaria carica di umanità , e desiderio di divertirsi con gli altri. Quando suono, ho la possibilità di essere veramente felice al 50%. L'altro 50%, sta al pubblico mettercelo!

29 luglio – Evento speciale
KOCANY Orkestar con P. FRESU & A. SALIS

Paolo Fresu, tromba, flicorno, effetti
Antonello Salis, pianoforte, fisarmonica
Durak Demirov , sassofono
Turan Gaberov, tromba
Sukri Kadriev, tromba
Nijazi Alimov, tuba baritono
Saban Jasarov, tapan (percussione)
Suad Asanov, basso tuba
Redzai Durmisev, tuba baritono
Sukri Zejnelov, tuba baritono
Dzeladin Demirov, clarinetto
Ajlur Azizov, voce

Produzione originale che vede interagire due dei più quotati jazzisti europei (il trombettista e compositore Paolo Fresu e il fisarmonicista/pianista Antonello Salis) con la tellurica brass band macedone Kocani Orkestar. Un incontro intrigante, tra ritmi irresistibili e inebranti profumi jazzistici, tra composizione e improvvisazione, fra tradizione e modernità
La prima volta che li ho sentiti è stato un colpo di fulmine. Eravamo ospiti del festival de La Villette a Parigi. Amore a prima vista. Un bel po' di anni dopo li ho invitati a Time in Jazz a Berchidda, dove hanno scorazzato in lungo e in largo per il paese per 4 giorni, travolgendo tutto e tutti. Perchè li amo? Beh, è facile: mi ricordano la banda di quando ero piccolo e mi danno un senso di gente che oggi è raro respirare. Quando la tradizione ha queste caratteristiche è difficile restare inermi. Antonello è sicuramente il complemento ideale per dividere questa follia sonora. Quando si vede e si ascolta suonare questa gente, l'aggettivo che resta dentro non può essere che uno solo: indimenticabili!
In queste parole di Paolo Fresu stanno tutte le ragioni dell'inedito incontro tra lo stesso trombettista sardo, la Kocani Orkestar, una delle più apprezzate e spettacolari fanfare balcaniche, e Antonello Salis. Un incontro che si preannuncia particolarmente intrigante, tra ritmi irresistibili e inebrianti profumi jazzistici, tra composizione e improvvisazione, fra tradizione e modernità .

INFO:
LA PALMA CLUB
06.43566581 – 06.43599029
www.lapalmaclub.it
ORARIO DI INIZIO DEI CONCERTI: ORE 21.30
BIGLIETTI:
Abbonamento a tutti i concerti 59
Abbonamento a sette concerti consecutivi 13
Supplemento eventi speciali 7
RIDUZIONI SUGLI ABBONAMENTI SETTIMANALI:
Possessori Go card
Studenti
Iscritti alle scuole popolari di musica di Roma
Associazioni Culturali (accordo in via di definizione)
Tesserati Jazzit


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