Dal 6 settembre “Transart”, il festival di cultura contemporanea a Bolzano


a cura di Vincenzo Pasquali

30 Ago 2018 - Altre Arti, Eventi e..., Festival, Musica live, News live, News teatro

Dal 6 al 30 settembre 2018 fa il suo ritorno il Festival di cultura contemporanea Transart.  Fabbriche e chiese, parchi tecnologici e fortezze austriache, laghi e centri per la raccolta differenziata, serre, musei di storia locale, castelli: è un viaggio che unisce in un unico racconto i luoghi più imprevedibili dell’Alto Adige, invitando il pubblico a sfidare i propri limiti per provare ancora, di fronte al contemporaneo, un senso autentico di meraviglia. “Transart” pone domande, forza i limiti dell’orizzonte. Tocca, alza lo sguardo, motiva, parla a tutti.
Fra le esperienze di quest’anno: la prima italiana del film dell’artista iraniana Shirin Neshat, concerti amplificati da piccoli droni, chef e musicisti fianco a fianco per comporre un’unica orchestra, classici della letteratura riletti in chiave elettro-beat, mondi paralleli di luci e suono, notti di stelle e flamenco, dj-set iperbolici, concerti per voce in riva a un lago nero o…per campanacci nei pascoli sfiorati dal sole dell’autunno altoatesino.

L’opening di “Transart” dentro giardino di sculture e musica
Cosa vediamo – cosa abbiamo visto, cosa ascoltiamo – cosa abbiamo sentito? La diciottesima edizione del festival si apre con una prima assoluta (6.09) su un giardino di opere d’arte. Fra di esse, le figure candide, allucinate e visionarie di Pawel Althamer, gli umoristici assemblaggi scultorei di Isa Genzken, le dichiarazioni politiche, impresse nel legno, di Jimmy Durham, i menhir di Adolf Vallazza. In questo labirinto si muovono le voci di due stelle della classica contemporanea e d’avanguardia, quelle della cantante e compositrice polacca Agata Zubel, una massa di capelli neri, una voce capace di convincere e stregare, e del baritono Frank Wörner. Un percorso immaginato appositamente per “Transart”, che avrà come filo rosso un testo dello scrittore e drammaturgo tedesco Heiner Müller e le architetture di luce di Bartosz Nalazek che plasmeranno gli spazi industriali delle Officine FS fino a trasformarli in un luogo dalle infinite possibilità visive e sonore.

Arte e musica contemporanea nei luoghi del lavoro
Un classico della letteratura del novecento sarà terreno di gioco del secondo spettacolo della stagione (7.09), ospitato nel cuore di metallo della fabbrica Alpewa. All’attore austriaco Philipp Hochmair e alla sua band, gli Elektrohand Gottes, il compito di trasporre in chiave contemporanea lo spirito rivoluzionario, il tragico senso di libertà e del sublime delle ballate del poeta tedesco Friedrich Schiller (7.09).
Ha ospitato gli appuntamenti più epocali del festival, nel 2008 è stato centro propulsore  di Manifesta 7, biennale itinerante di arte contemporanea: oggi, con un nuovo nome e una nuova missione, il nuovo Parco tecnologico di Bolzano, NOI – Nature of Innovation, ospita lo spettacolo in prima assoluta, Crises (13.09). Co-prodotto da “Transart” con “Ravello Festival”, evoca una celebre creazione di Merce Cunningham e porta in scena le opere di compositori dell’avanguardia musicale come i lavori di Francesco Filidei e Simon Steen-Andersen, Sylvano Bussotti, Helmut Lachenmann e tanti altri. Un progetto che intende andare oltre i “limiti” del concerto o della performance teatrale intesa in senso tradizionale, intrecciando musica, danza e arti.
Siamo in un centro per la raccolta differenziata (14.09): Impakt, progetto dell’artista multimediale Herman Kolgen, nasce dall’esperienza di un trauma fisico vissuto in prima persona. Punto di partenza per riflettere sulla prossimità e onnipresenza della violenza, Impakt è lo sviluppo di un flusso sonoro e di immagini generate in tempo reale e prese a prestito dal web. Come una roulette russa, il risultato di questo spettacolo non è mai certo: attraverso radicali sequenze multimediali, contemporaneamente seduttive e repellenti, Kolgen discute sull’ambiguità che si nasconde nel profondo di ognuno di noi. Nella stessa sera, l’intervento dell’artista Sissa Micheli si intreccerà con quello del sound artist Marcos Rondon.
Massima concentrazione, precisione e presenza (22.09): la formazione hand werk, ensemble di musica da camera con una vocazione per la sostenibilità, porta a Bolzano dei “ricercatori analogici”. I brani del contemporaneo si aprono a nuove trasformazioni sotto le mani dei musicisti che lavorano per produrre musica con strumenti non convenzionali e oggetti comuni come tavoli, palloncini, voci e sorgenti sonore elettroniche. Nella torre dell’azienda Alperia, “l’operaio sonoro” Stefano Bernardi inseguirà invece il compositore barocco Georg Philipp Telemann in un elettrizzante viaggio verticale.
Museruole – women in experimental music (27.09) è un festival tutto al femminile dedicato all’improvvisazione e alla composizione. Sperimentale, elettronico e spudoratamente intransigente, quest’anno verrà accolto all’interno del festival “Transart”. Un pool di musiciste, Sabine Ercklentz, Jasmine Guffond, Fahranaz Hatam, Les Femmes Savantes (Andrea Neumann, Ana-Maria Rodriguez, Ute Wassermann, Sabine Ercklentz), Andrea Parkins, accoglieranno il pubblico nello splendore della serra Schullian: fra le esecuzioni da non perdere l’esibizione con un coro di 10 donne in un intreccio fra vocalità umane e suoni della natura.

L’artista Shirin Neshat guarda ancora al mondo femminile islamico
L’artista iraniana Shirin Neshat (24.09), già Leone D’Oro alla Biennale d’arte del 1999, autrice di una famosa serie di foto di donne col volto coperto di scritte in persiano, guarda ancora una volta il mondo dalla parte delle donne. Il punto di partenza è questa volta da una figura realmente esistita: Oum Kulthum, leggendaria cantante egiziana, chiamata “La regina degli arabi” per la sua innata capacità di unire i popoli in nome dell’arte. La figura di Kulthum, 80 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, è ricostruita in modo da rendere omaggio alla complessità della cantante e a quella della cultura in cui è fiorita. Un film tutto al femminile, in cui viene messo in scena lo scontro con una società conservatrice e dominata dagli uomini. Incisiva e raffinata nella scelta delle fotografia, la pellicola porta lo spettatore in un “film dentro al film”. Looking for Oum Kulthum presenta su più livelli una donna araba che non soffoca le emozioni ma le converte in opere d’arte, lottando senza rabbia contro la forza di una tradizione per respirare il profumo della libertà.

Il dj setting infinito: “Transart” incontra MUTEK
Anche quest’anno il programma di “Transart” si intreccia con quello di MUTEK (8.9), festival internazionale di creatività digitale e musica elettronica con base a Montreal. Alain Mongeau, direttore della rassegna canadese comporrà una line up in cui si condenseranno esperienze sonore e visive fuori dall’ordinario, come quella di Alexis Langevin-Tétrault che porterà nei capannoni della fabbrica ex-Masten il progetto Interference (String Network). Sul palco, Tétrault costruisce un’intricata rete di cavi con cui interagisce per creare un universo ipnotico fra rumore industriale, elettronica e musica acusmatica. Attraverso la messa in scena della relazione dialettica tra uomo e macchina, Interférences (String Network) è un’allegoria dell’oggi, globalizzato e iperconnesso, in cui l’individuo cerca di ricavare il significato dalla sua esistenza e preservare la sua libertà di azione. Fra gli altri ospiti Woulg/Push 1 stop con Interpolate, conversazione generativa sulla fisicità e portata emotiva del suono, le esplorazioni elettroniche e i viaggi insonni di Deadbeat, The Mole e Dasha Rush, accompagnata dai visual live dell’artista olandese Julius Horsthuis.

Un museo come Hub creativo
Con il formato INAUDITO, (15.09) curato in collaborazione con il compositore Hannes Kershbaumer,Transart” invade il Museo Civico di Bolzano, un’architettura novecentesca di 6 piani, per farne per un giorno la sua “Torre di Babele” musicale. Il suono dell’orchestra mdi entra nella trama dell’edificio diffondendosi dalla cantina medievale alle scale, dalla sala barocca fino alla cima della torre. Il compositore e regista Federico Campana presenta il suo ultimo progetto Storie di amore e odio, una sorta di teatro musicale multimediale dedicato alla volatilità e persistenza delle emozioni più estreme – nel bene e nel male – espresse su Internet. Il duo austriaco Kutin/Kindlinger lavora sui temi della vulnerabilità e della nostalgia creando cortocircuiti sonori usando un grande vetro a prova di proiettile. Caroline Mayrhofer e Massimiliano Girardi danno voce a opere di compositori italiani, tra cui Edo no hana di Giorgio Netti, un ciclo in nove parti per flauto dolce tenore e delicati haiku del poeta giapponese Matsuo Basho.
Il compositore (28.09) e direttore d’orchestra, Johannes Kalitzke rivelerà invece gli strati senza tempo di un grande capolavoro del cinema muto. La fame e la miseria sono i pilastri principali de I tessitori (Die Weber), commovente storia della prima era industriale creata nel 1928 dal regista Frederic Zelnik, musicata da Kalitzke ed eseguita dall’Orchestra Haydn.

Nella natura: il respiro e la meraviglia del contemporaneo
Quest’estate una copertina del magazine americano Time è stata realizzata con 958 droni in volo sopra Folsom, California. Il progetto, uno dei più grandi show mai creati negli Stati Uniti, ha ricreato in cielo lo storico lettering della rivista. Un chiaro omaggio al nuovo ruolo assunto da questi oggetti nei più diversi ambiti della vita umana, compresa quella artistica. Con il progetto ANIMA (9.09) l’artista multimediale Tomoko Mukaiyama, esplora nuove dimensioni per lo spazio-concerto. Nel prato della chiesetta medievale di San Vigilio (Bolzano), circonda e sovrasta un pianoforte e il suo pubblico con uno sciame di droni per condizionarne irreversibilmente l’esperienza. Qui, il canto sospeso di Agata Zubel, alla sua seconda apparizione, si intreccerà con le energie magiche del lago di San Vigilio in un dialogo con il musicista polacco Cezary Duchnowski.
Fra le vigne della piccola cittadina di Appiano, sbarca il flamenco del Trío Arbós & Rafael de Utrera, rivisitato in chiave contemporanea (12.09). Un danzatore e un cantante, insieme a uno dei gruppi da camera più prestigiosi del panorama musicale spagnolo, riflettono, partendo da estetiche molto diverse, sull’essenza del flamenco attraverso opere originali commissionate e sponsorizzate dalla prestigiosa fondazione Ernst von Siemens.
È un omaggio a chi riesce a sentirsi “un’opera della natura bellissima e meravigliosa” quello che invece il rapper e compositore americano Napoleon Maddox, celebra in Twice the First Time (21.09), toccante storia in musica delle sue prozie, le gemelle siamesi Millie-Cristine McKoy. Nate in schiavitù nel 1851, hanno vissuto una vita straordinaria, sospesa fra i quattro angoli del mondo, rovesciando la loro condizione di fenomeni da circo in un’opportunità di emancipazione e libertà. Maddox, affiancato dal giovane beat boxer Sorg, riflette sul ruolo dell’artista afroamericano contemporaneo tra impegno, spettacolo e stereotipi. Inoltre, con il progetto I’m singing black, a cura di Gianpaolo Chiriacò, si apre una finestra sulla vita quotidiana degli immigrati africani arrivati in Alto Adige, nel cuore della Val Venosta. Siamo quello che mangiamo e…ascoltiamo. Feeding Frenzy (20.09) è un concerto interattivo di 90 minuti centrato sul cibo, sulla sua produzione e consumo: una performance “su misura”, realizzata in collaborazione con attori locali che coinvolge chef stellati, musicisti e camerieri, tutti in scena contemporaneamente durante lo spettacolo. Ogni cuoco prepara un cibo particolare, ogni musicista ha il suo spartito, le reciproche azioni sono amplificate dal suono e il suono è parte integrante del piatto cucinato.
La possente architettura del Forte di Fortezza, confine estremo della penisola, è invece il punto di accesso per il viaggio nell’inconscio dell’artista Michael Fliri (29.09). L’archetipo della maschera, con tutte le sue possibilità dinamiche e performative, è al centro di questo lavoro site specific commissionato da “Transart” che si arricchisce della presenza del musicista belga Koen Vermeulen.
La Colombia, un castello, una cantina: gli esperimenti elettroacustici di Nicolas Perret e Silvia Ploner, al secolo Island Songs, incontrano il genio sregolatissimo dell’arte minimale americana Charlemagne Palestine (29.09). Il pianoforte a coda di Palestine sarà il fulcro di un concerto che trarrà spunto dalla raccolta dell’uva, dal rumore delle viti nel vento e della fermentazione per mischiarli con i suoni di altre latitudini, fino alle coste latinoamericane. I luoghi dell’evento saranno la cantina Niedermayr e il castello di Gandegg, normalmente inaccessibile al pubblico.
Chiudono quest’edizione del festival due progetti visionari e delicatissimi (30.09): quello di Margaret Leng TangThe Qeen of the Toy Piano”, che aprirà un dialogo con le opere esposte al quarto piano di Museion di John M. Armleder, storico fondatore del movimento Fluxus e il progetto Carillon Extended di Olaf Nicolai. Iniziato in maggio con un concerto per campanacci e mucche sui prati di Museion, vede la sua chiusura in una calma giornata di autunno, sui prati alpini del Salto. Una performance dei cantanti della Neue Vocalsolisten Stuttgard che culminerà nel prato Wirtshof a San Genesio, con il raduno delle mucche protagoniste di questa insolita azione per un gran finale dell’edizione del festival targata 2018.

Info:
www.transart.it

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