A Parigi grandissimo successo de “I Capuleti e i Montecchi”


di Alma Torretta

24 Set 2022 - Commenti classica

Parigi, alla Bastille, torna con grande successo I Capuleti e i Montecchi di Bellini per la regia di Robert Carsen. Strepitosi il soprano Julie Fuchs e il maestro Speranza Scappucci che rendono particolarmente viva e vibrante la partitura.

(Ph. © Emilie Brouchon / Opéra national de Paris)

Parigi, 21 settembre – Una messa in scena essenziale che è diventato ormai un classico senza tempo e interpreti notevoli hanno decretato il grandissimo successo della ripresa all’Opéra Bastille della regia di Robert Carsen de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini. L’ennesima riprova che quando un allestimento è fatto bene dura nel tempo e si vede e rivede senza stancare. Il direttore d’Orchestra Speranza Scappucci, al suo debutto all’Opéra di Paris, sin dalla sinfonia iniziale fa capire che ne darà un’interpretazione molto ricca di colori e di vivacità, dato che il pericolo in questa partitura sono proprio certe lentezze da ben gestire. Come sempre, della Scappucci si nota subito sia il gesto preciso e come abbia lavorato con grande attenzione con i cantanti, pure al debutto nel ruolo, solo in qualche occasione sembra che li attenda un po’ troppo, e regala poi al pubblico dei perfetti concertati e dei curatissimi e deliziosi assoli degli strumenti solisti.

Nel cast vocale svetta una strepitosa Julie Fuchs, il soprano francese è una perfetta Giulietta, ha tutto, bel timbro e tecnica, buone proiezioni della voce, pianissimi e note finali tenuti con grande padronanza e gusto. Il tutto coniugato con una capacità interpretativa di rara finezza, la sua Giulietta è intensa, determinata quanto languida e sofferente. Il mezzosoprano russo Anna Goryachova è poi un giovane Romeo en travesti assai godibile, soprattutto nella seconda parte dello spettacolo, la voce è bella, con un bel timbro brunito luminoso e di buon volume, l’interpretazione accorata, la dizione italiana buona, anche se appare ancora un po’ acerba e rigida nella parte, soprattutto all’inizio dello spettacolo. Ottima la prova anche del tenore Francesco Demuro nei panni dell’antagonista Tebaldo, il fidanzato prescelto dal padre di Giulietta, che si lancia di slancio negli acuti, non finissimi, ma il suo coraggio nel salire ai sovracuti strappa applausi alla sala, molto ben riuscito in particolare il suo duetto finale con Romeo, di grande intensità drammatica per merito di entrambi e della direzione della Scappucci. Infine, bravi anche i due bassi, Capellio, il padre di Giuletta è interpretato dal francese Jean Teitgen, mentre il polacco Krzysztof Baczyk è Lorenzo, il medico amico di famiglia che cerca di aiutare Giulietta a coronare il suo sogno d’amore con Romeo.

Un ruolo importante gioca anche il coro, tutto maschile, che inquadra le diverse scene e sotto la direzione di Ching-LienWu fa prova di compattezza e potenza, solo con qualche piccolissima sbavatura. Artisti tutti che si muovono nelle scene epurate, dalle alte pareti e ripide scale, del canadese Michael Levine che firma pure i costumi invece d’ispirazione d’epoca. Un mix che funziona benissimo, essenziale eppure dall’impatto emotivo fortissimo, scene crude e dure, con gli abiti che danno il gusto dell’epoca mentre le scenografie quello della drammaticità senza scampo, ma anche della modernità e dell’attualità. Scene esaltate dalle magnifiche luci di Davy Cunningham. I movimenti sono matematici, geometrici, soprattutto quelli della massa corale, l’effetto è di grande ordine e pulizia del quadro complessivo che mette in risalto al massimo il bel canto belliniano e tutta la drammaticità senza tempo della morte inutile per ragioni politiche dei due giovani innamorati. Le due fazioni non riescono, anche davanti alla tragedia, a trovare pace, un allestimento che si apre nel segno delle spade conficcate per terra e si chiude con le spade, stavolta, sguainate, delle due fazioni che si fronteggiano ancora.

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