A Bruxelles finalmente torna “Falstaff”
di Alma Torretta
29 Set 2025 - Commenti classica
Con la regia di Laurent Pelly, piace la trasposizione della vicenda ai nostri giorni del “Falstaff” verdiano, a Bruxelles,a La Monnaie. Protagonista il baritono sir Simon Keenlyside.
(Foto ©ClärchenBaus)
Si apre il sipario e subito si è conquistati dalla prospettiva lunga di un moderno bar con tavolini che occupa solo il centro della scena, circondata dal nero. E la versione d’oggi della Locanda della Giarrettiera dove alloggia sir John Falstaff il cui aspetto è più quello di un barbone contemporaneo che di un nobile decaduto, con i due servi Bardolfo e Pistola vestiti come due moderni bulli di periferia.
La prospettiva geometrica stretta e lunga poi si apre a spicchi lasciando apparire tante suggestive finestre illuminate, scene e costumi firmati dallo stesso regista, il francese Laurent Pelly, in collaborazione con Barbara de Limburg e Jean-Jacques Delmotte, con le efficaci luci di Joël Adam.
L’allestimento e la regia, ironica e dai movimenti che ben seguono i ritmi musicali, sono il principale fattore di successo dello spettacolo che ben serve la musica di Verdi e il libretto di Arrigo Boito tratto da Shakespeare, per l’ultima opera di Verdi che è di ritorno dopo vent’anni alla Monnaie come primo titolo della nuova stagione.
Per la verità, Falstaff sarebbe già dovuto tornare nel 2020 ma è stata bloccato dalla pandemia e la nuova produzione di Pelly, andata già in scena con successo al Teatro Real di Madrid, è infine arrivata adesso anche a Bruxelles.
Contribuisce al successo, il riuscito debutto come Falstaff di sir Simon Keenlyside, baritono inglese che dopo aver interpretato Ford, il marito di comare Alice, passa adesso al ruolo principale sfoggiando un’ottima, chiarissima, dizione italiana e il giusto spirito per il personaggio.
Il ruolo di Ford è un’altra riuscita presa di ruolo, in questo caso del baritono belga Lionel Lhote, professionista che conferma ancora una volta le sue ottime qualità vocali e d’interprete.
Ottimo poi anche il tenore russo d’origine ucraina Bogdan Volkov che ha già cantato la parte dell’innamorato Fenton in palcoscenici importanti quali il Metropolitan di New York od il Festival di Salisburgo, anche a Bruxelles è una delizia, mostrando grande lirismo, dolce e morbido nella linea di canto, in bella coppia con il bravo soprano Benedetta Torre pure al suo debutto a Bruxelles nel ruolo di Nannetta, figlia di Alice.
La protagonista femminile principale, Mrs Alice Ford, è affidata al soprano britannico Sally Matthews, brava e spigliata in scena ma la sua voce un po’ gutturale non è adatta a cantare in italiano, come già notato in occasione della sua Norma nella stessa Monnaie, opera interrotta per la pandemia e che sarà pure ripresa in questa stagione, a dicembre.
La casa dei Ford è meno suggestiva a vedersi della locanda, solo delle scale simmetriche che però pure si aprono svelando un divano, ma abbastanza funzionale alla storia che vede protagoniste altre due comari, Mrs Meg Page e Mrs Quickly, simpaticamente vestite stile anni Cinquanta come Alice. Sono qui entrambe due mezzosoprano, rispettivamente la giovane maltese Marvic Monreal e l’italiana dal timbro più scuro Daniela Barcellona. Quest’ultima ha interpretato già altre volte Quickly, ruolo che Verdi ha scritto per un contralto, anche nella stessa produzione a Madrid, ma non convince del tutto.
Nel complesso quindi le voci maschili sono più adatte ai ruoli di quelle femminili, con Bardolfo interpretato simpaticamente dal tenore spagnolo Mikeldi Atxalandabaso, Pistola è il basso belga Patrick Bolleire, il Dottore Cajus il tenore inglese John Graham-Hallè, tutti adeguati nelle rispettive parti.
Godibile anche il coro della Monnaie diretto da Emmanuel Trenque.
La direzione è di Alain Altinoglu, direttore musicale della Monnaie appena rinnovato per altri sei anni e che ha già lavorato in molte produzioni di successo con Pelly, ma che affida la bacchetta in qualche data al direttore d’orchestra assistente Ouri Bronchti ed è quest’ultimo che noi abbiamo sentito alla seconda recita. Bronchti ha dato una lettura corretta della partitura, con la necessaria attenzione al ritmo dell’intreccio e facendo ben risaltare i tanti riferimenti ai diversi stili musicali che il vecchio maestro Verdi si è divertito a citare.
Solo disturba un po’ che i 2 originali atti, di 3 quadri ciascuno, siano stati trasformati in 3 atti di 2 quadri ciascuno, quindi con 2 intervalli e con lunghi cambi scena al buio tra un quadro e l’altro, perché il ritmo del lavoro ne soffre un po’.
Ma infine c’è un minimale ma poeticissimo bosco di Windsor, tutto giocato sui toni sfumati, che regala una elegante conclusione con la famosa fuga finale “Tutto nel mondo è burla” ben eseguita, e tanti, calorosi, applausi da parte del pubblico.









