“1999” il romanzo di Domenico Trischitta
a cura di Flavia Orsati
10 Mag 2025 - Letteratura, Libri
Pubblichiamo la recensione del romanzo “1999” (FuoriAsse Edizioni) dello scrittore, giornalista e drammaturgo catanese Domenico Trischitta.
Non mi riesce di azzerare i ricordi, il viaggio, i botti di fine anno e neanche la figura di quella donna da cui scappo. “1999” – Domenico Trischitta
31 dicembre 1999. 1 gennaio 2000.
È il 1999. Un anno epocale per definizione, come lo era stato il volgere verso l’anno 1000 per i nostri antenati medievali. Una data dalla grande potenza simbolica, carica di attese ed aspettative, tabula rasa più immaginale e simbolica che reale.
L’ultimo giorno dell’anno, un giovane uomo del sud, si trova a fare i conti con i propri demoni, le proprie ansie e frustrazioni, il senso catartico di un domani palingenetico e la sua paura di fallire, di non essere abbastanza. Ecco che, tuttavia, sotto la penna di Domenico Trischitta, questo presente si fa multiplo e labirintico, come multiple e labirintiche avrebbero potuto essere le strade aperte dall’avvento del nuovo millennio, incrociando, con una magistrale prospettiva illusionistica, “le vite degli altri”, e provocando nel lettore, in prima battuta, un grande senso di spaesamento.
Emerge, da queste parole cangianti e mutevoli, un grande senso di precarietà che investe l’umanità tutta, come travolta dalla locomotiva del tempo che non concede requie, che sembra puntare verso un traguardo che si rivela, tuttavia, illusorio. È la vita di ciascuno di noi, e probabilmente anche quella dell’autore che questa storia l’ha concepita e generata, che sembra tendere verso magnifiche sorti e progressive.
“1999” è, quindi, una raccolta di racconti, ma non nel senso canonico che la critica letteraria tende a dare a questa categorizzazione: siamo vicini a qualcosa che ricorda i famosi Dubliners di James Joyce, in cui l’uomo diviene pedina in movimento su di un grande paesaggio cosmico, calato nell’immaginario delle nostre città, di luoghi noti, che sembrano avvolgerlo e condizionarlo in tutto il suo essere, prediligendo una visione eminentemente simbolica del tempo e dello spazio. Il passaggio da un personaggio all’altro è veloce, incalzante e intermittente, come velocemente si accampano davanti agli occhi del lettore le pulsioni di questa variegata umanità: Eros e Thanatos, gioia e tristezza, senza alcun velo di moralismo a celarli o ricoprirli.
Ma cosa rimane, dunque, una volta che il 2000 è arrivato? Tutto ciò che è quotidiano e surreale, che intimamente fa parte di noi, come ad affermare una poetica delle piccole cose che si rivelano costitutive dell’essere, e che concorrono ad identificarlo ed entificarlo: un portone da aprire, quello della stessa casa del giorno precedente, che si era chiusa alle spalle del protagonista, proiettandolo confusamente verso una fuga che altro non è che tentativo di evadere da sé, “il profumo di melanzane fritte che proviene dalla cucina” e “un orso di pelouche che mi ostacola il passo”.


Domenico Trischitta
Scrittore, giornalista e drammaturgo catanese. Esordisce come autore teatrale nel 1999 al Teatro Quirino di Roma con il testo “Sabbie Mobili”. Ha collaborato con la terza pagina del quotidiano “Il Tempo”. Si è occupato di critica teatrale sulle pagine di “Repubblica” Palermo, e di cultura e spettacolo ne “La Sicilia”. Come scrittore è autore del racconto “Daniela Rocca, il miraggio in celluloide” (Boemi Editore, 1999), “Una raggiante Catania”, 2008 vincitore del Premio Martoglio 2009, “Glam City”, romanzo 2014 Avagliano editore; “L’Oro di San Berillo”, 2015 Algra editore; “Le lunghe notti”, 2016 raccolta di racconti (Avagliano editore). Nel 1995 è stato aiuto regista di Franco Battiato nel “Socrate Impazzito” di Manlio Sgalambro, andato in scena nell’Estate Catanese. Nel 2011 ha partecipato al documentario Sicilia di sabbia di Massimiliano Perrotta, raccontando la Catania del vecchio quartiere San Berillo. Ha appena pubblicato il romanzo “1999”, FuoriAsse Edizioni.
Uno scrittore d’impeto che lascia il segno.