Trentacinque anni di attività della Associazione Clavicembalistica Bolognese


Andrea Zepponi

11 Ago 2008 - Libri

La copertina del volumeA Bologna la musica colta è stata sempre di casa: tra i portici del bel capoluogo emiliano non è raro intravedere degli usci che recano insegne di associazioni culturali e musicali, negozi di edizioni musicali dedicate alla musica antica, atelier di costruttori di strumenti musicali; per non parlare poi di quelle autentiche miniere di tesori musicali che sono l’immensa Biblioteca Musicale, il maestoso Museo della Musica e degli Strumenti musicali, l’antichissima e illustre Accademia Filarmonica… e non ultima, anche se relativamente recente rispetto alle nobili istituzioni succitate, è la Associazione Clavicembalistica Bolognese che ha il merito storico di aver riproposto la musica antica in Italia in tempi per così dire “protofilologici”, continuando a farlo fino ad oggi. Lo specifico dei suoi obiettivi è stato fin da allora quello di “contribuire alla salvaguardia e alla diffusione della cultura clavicembalistica”; questo è quello che recita il suo statuto. Nella esaustiva pubblicazione, Trentacinque anni di attività della Associazione Clavicembalistica Bolognese, a cura di Maria Pia Jacoboni Neri e Maria Letizia Pascoli, edita dalla stessa Associazione nello scorso marzo, vengono enumerate le innumerevoli attività svolte dal 1973, anno della sua istituzione ad opera della grande Prof.ssa Paola Bernardi, fino al 2008. Oltre alla ricchezza del suo contenuto, il volume testimonia l’attività editoriale dell’Associazione che comprende un numero già cospicuo di edizioni critiche di partiture e testi redatti con i più avanzati criteri della filologia musicale e fornisce un contributo mirabile e, direi unico, nel panorama italiano per lo studio della letteratura clavicembalistica nelle sue diverse declinazioni: solista, basso continuo, ecc.. L’autorevole presentazione del M° Luigi Ferdinando Tagliavini illumina il profilo storico dell’associazione che viene descritta fin dalla sua fase iniziale e pioneristica. Scrive il M° Tagliavini: “…fu dagli anni Cinquanta che per iniziativa del Centro giovanile di cultura musicale, di cui ero consulente artistico, il clavicembalo fu fatto conoscere al pubblico bolognese grazie ad un concerto della compianta Egida Giordani Sartori. Lo strumento era uno di quegli ibridi prodotti di fabbrica con cui ci si illudeva di aver riportato a vita il vero clavicembalo: e uno strumento analogo fu quello che io stesso acquistai qualche anno dopo e che per parecchio tempo rimase l’unico clavicembalo presente a Bologna. Pubblico e critica accolsero il nuovo venuto con interesse se pur non senza diffidenza, che ci appare oggi ben giustificata, essendo consci di quanto si fosse allora ancora lontani dal recupero dell’autentica voce del clavicembalo. Ma questa presa di coscienza non doveva tardar molto e avrebbe portato frutti straordinari proprio nella nostra città. Un decisivo sprone è stato dato dall’istituzione nel 1965 della cattedra di clavicembalo al Conservatorio di Musica e dal suo conferimento a Paola Bernardi. A Bologna questa indimenticabile artista trovò terreno fertile, affiancando a sé preziosi collaboratori e collaboratrici, in prima linea Maria Pia Jacoboni Neri e Maria Letizia Pascoli, e formando alla sua scuola nuove leve della giovane arte clavicembalistica italiana…”. Questa piccola storia della riscoperta del clavicembalo in area bolognese è emblematica e rispecchia ciò che successe in Italia nel periodo in cui la musica antica veniva gradualmente riportata alla luce e considerata nella sua estetica originaria; l’impulso iniziale alla filologia e al recupero degli strumenti antichi venne dall’Olanda, ma l’Italia si distinse ben presto in questo campo anche per la straordinaria abbondanza e presenza di strumenti originali (clavicembali e organi), spesso in cattivo stato e da restaurare, ma che costituivano un ricco repertorio di archetipi preziosissimi per riprodurre copie filologiche. Una delle collezioni di clavicembali d’epoca più complete del mondo è proprio quella del M° Tagliavini che nella sua presentazione ricorda: “Alla valorizzazione di questo patrimonio fu tutt’altro che estranea l’Associazione Clavicembalistica Bolognese… fu l’Associazione che mi permise di presentare per la prima volta al pubblico, il 30 maggio 1977 tre dei miei antichi strumenti: una spinetta cinquecentesca, di tipo arpicordo, attribuibile ad Alessandro Trasuntino, un grande clavicembalo del lucchese Giovanni Battista Giusti costruito nel 1679 per il nobile ferrarese Ippolito Bentivoglio e l’ultimo strumento a coda della famiglia del cembalo, realizzato nel 1791-92 dal fiorentino Vincenzo Sodi. Rimane in me vivissimo il ricordo dei sorrisi deliziati di Paola, Maria Letizia e Maria Pia all’ascolto delle sonorità di questi cimeli e alla vista delle loro decorazioni pittoriche, e così pure della loro divertita sorpresa quando esibii l’enorme penna di condor che mi era servita per ripristinare i plettri dello strumento di Giusti. ”In seguito l’Associazione non si è cullata in uno sterile, seppure ineludibile, culto dei cimeli perché ha dato vita al Concorso di Clavicembalo nato nel 1985 e divenuto europeo nel 2003; nella sua giuria raduna personalità di alto prestigio internazionale e annovera tra i vincitori clavicembalisti affermatisi poi in una brillante carriera concertistica e didattica; nomi come G. Murray, J. B. Christensen, A. Stayer, G. Tabacco, G. Leonhardt, S. Rambaldi, J. Sonnleitner e lo stesso L. F. Tagliavini sono solo alcuni dei più illustri che hanno fatto parte della giuria del Concorso. Altro importante frutto dell’Associazione è la collana di pubblicazioni realizzata sotto la direzione di Paola Bernardi – e ora di Maria Pia Jacoboni – collana che continua a costituire un apporto di importanza fondamentale nel quadro dell’odierno mondo del clavicembalo. E poi vengono i concerti e l’attività musicale: trentacinque anni di splendidi incontri musicali con i maggiori interpreti della musica antica e con i nomi emergenti: impossibile citare tutti gli artisti. Mi piace osservare che l’Associazione fu e continua ad essere un passaggio qualificante per tutti i giovani emergenti nel campo della musica antica; tra essi, il mio compianto maestro Gianni Gambi si esibì al clavicembalo in tre concerti, due nel 1982 e uno nel 1983. L’annuario dei concerti dal 1973 al 2008 è di grande interesse anche perché riporta puntualmente il repertorio degli interpreti in modo da tracciare una storia delle scelte interpretative e risulta utilissimo per ravvisare le tendenze nella riscoperta della musica antica da oltre trentacinque anni; inoltre la pubblicazione mostra un preciso intento documentativo che è esemplare e denota una grande consapevolezza e serietà da parte dell’Associazione. Nel volume, alla presentazione di Tagliavini segue, a cura di Rossana Dalmonte, un’ampia e illuminante intervista alla fondatrice e presidentessa dell’Associazione Clavicembalistica Bolognese Maria Pia Jacoboni Neri che rievoca le prime fasi della storia dell’Associazione, in cui si designò la sede dei concerti nel quattrocentesco Refettorio del Convento dell’Osservanza (con affreschi a olio di Antonio e Luigi Crespi – XVIII sec.); i primi strumenti utilizzati per i concerti, passando dai cembali “industriali” Neupert, i soli a disposizione in quel tempo, agli strumenti sempre più filologici come quelli dei costruttori Rainer Schütze e Michael Johnson; la Prof.ssa Jacoboni enumera quindi gli obiettivi propostisi dall’A. C. B. tra cui, oltre alla diffusione della cultura clavicembalistica, si colloca l’impegno per la modifica delle norme di accesso al corso di Clavicembalo nei Conservatori, fino a pochi anni fa condizionato al conseguimento del diploma di Pianoforte o di Organo. Ciò è importante per uscire dalla vecchia mentalità dei programmi ministeriali secondo cui la didattica del cembalo sarebbe subordinata a quella di altri strumenti. Alla campagna di sensibilizzazione svolta dall’A.C.B. fin dagli anni ’80 in tal senso è corrisposta finalmente una riforma dei Conservatori in base alla legge 508 del 1999 dalla quale derivano gli attuali Diplomi Accademici triennali e biennali di Clavicembalo cui si accede tramite esame di ammissione. Non di secondaria importanza il repertorio contemporaneo per clavicembalo, che venne curato e proposto nei concerti fin dai primi anni dell’Associazione. Il volume, dopo la presentazione del M° Tagliavini e l’intervista alla Prof.ssa Maria Pia Jacoboni Neri, prosegue con un ricordo di Paola Bernardi a cura di Carlo Marinelli e si apre sulle seguenti sezioni, tutte organizzate in ordine cronologico: i concerti in Bologna, i concerti in altre sedi, i Seminari, i Concorsi, i Compositori, gli Interpreti e i Collaboratori, le Recensioni ai concerti e quelle ai Concorsi e alle Pubblicazioni; infine le Dediche e un’ampia documentazione fotografica in cui si vedono i più grandi nomi del “clavicembalismo” mondiale impegnati con l’A.C.B. in concerti o seminari; ne cito solo alcuni: G. Leonhardt, Emilia Fadini, Sergio Vartolo, KennethGilbert, Trevor Pinnock, Colin Tilney, Tom Koopmnan, Bob Van Asperen…

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