Sulla strada


di Alberto Pellegrino

11 Ago 2013 - Dischi

Dopo Guccini e Capossela anche Francesco De Gregori si lascia affascinare dal mito ulisside e affronta il tema del viaggio attraverso il Novecento nella sua ultima raccolta Sulla strada, composta da nove canzoni che sono altrettanti piccoli capolavori sotto il profilo letterario e musicale, con citazioni dalla musica colta, echi del rebetiko (ultima scoperta di Capossela), un tessuto di fondo costituito dal folk melodico che da sempre è la cifra musicale del Principe, una serie di composizioni che si legano intimamente ai testi limati con perfezione stilistica e carichi di immagini poetiche, che rappresentano un’innovazione nella coerenza, una originalità nella tradizione, segni distintivi di un autore che non ama smentire se stesso. In tutto il disco è forte la presenza del Novecento (il secolo a cui De Gregori dichiara orgogliosamente di appartenere), quel secolo breve di Eric Hobsbawn bloccato tra la Grande Guerra e la caduta del Muro di Berlino, una stagione, afferma De Gregori, che ci ha portato la guerra dentro casa e ci ha coccolato con l’arte, la musica, le comodità , il progresso. Un solco contraddittorio, al quale sarò sempre affezionato. I nostri genitori hanno conosciuto il fascismo, i nostri figli la leggerezza degli ultimi decenni. Ognuno alimentato da un carburante culturale diverso. Ma sono anni che resteranno .
Fondamentale è anche il tema del viaggio che parte da Ulisse per approdare fino a Jack Kerouac, passando per Dino Campana, il geniale e folle poeta vissuto tra manicomi e bordelli. De Gregori si sente attratto dal tema della strada e precisa che non è soltanto una strada fisica, è l’esistenza, è il percorso che ognuno di noi fa, tutti, insomma, siamo in un modo o nell’altro sulla strada .
Nella canzone d’apertura Sulla strada De Gregori racconta se stesso e l’Italia vista dai finestrini di una macchina, dal palco di un concerto, dentro paesaggi e amori dimenticati che riemergono dalla memoria nella consapevolezza che per essere dentro la vita bisogna essere sulla strada. A passo d’uomo sviluppa lo stesso tema esistenziale ( vado per la vita/ a passo d’uomo/altra misura non conosco/altra parola non sono ), cercando di essere in sintonia con chi aspetta fuori di una chiesa con un cappello vuoto in mano, con l’operaio il cui pane sa di polvere e il suo lavoro di ruggine e carbone. In Belle èpoque il protagonista è Dino Campana, è lui il sergente che vive tra donne di malaffare, che gira di notte tra gatti e cani, che cammina tra due secoli quando il progresso porta l’elettricità ma anche l’elettroshock nei manicomi, un poeta amato proprio perchè disallineato rispetto alla cultura del suo tempo, ignorato o disprezzato dai suoi contemporanei.
Una canzone straordinaria è Omero al Cantagiro, dove il tema epico si fonde con il tour dei cantanti alle prese con i propri fan e De Gregori ha pensato che sia proprio il grande poeta a salire sul palco per cantare una canzone capace di turbare e commuovere il pubblico, ridando nobiltà a questo mestiere . Showtime è un canto d’amore, dove i sentimenti si mescolano ai ricordi e alla voglia di fuggire lontano per ritrovare se stessi e il proprio futuro. La musica popolare italiana, quella che s’ispira a Caterina Bueno e a Giovanna Marini, si affaccia prepotente nella ballata La guerra che parla della vita di un povero soldato, dell’amore per la sua sposa, dell’inutile e stupida violenza di ogni conflitto. Guarda che non sono io parla del difficile rapporto fra l’autore e i suoi fan, che pretendono di entrare nel suo privato, che pensano di conoscerlo attraverso le sue canzoni, che vogliono un chiarimento sulla vita, mentre lui rifiuta la parte del guru ( Guarda che non sono io/ quello che ti spiega il mondo ). Ragazza del ’95 racconta l’ingresso nella vita di una giovane di 17 anni che per la prima volta affronta il viaggio verso l’America per realizzare un sogno di libertà , per vivere un’avventura in un mondo diverso da quello finora conosciuto, una canzone che ha l’andamento di un ballabile in un tripudio di fisarmoniche, sax e trombe. In Falso movimento il viaggio raggiunge un suo momentaneo traguardo: la notte è caduta sopra la città , è arrivato un amore che viaggia contro mano , riemergono i ricordi di una vita precedente o di pochi attimi prima e alla fine del percorso l’autore si sente un libro aperto che si può leggere fino a tardi . Si tratta la degna chiusura di un disco di grande valore.

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