Rovereto Wind Orchestra e Alfredo Persichilli al Festival della Meteorologia


a cura di Davide Rizzi

20 Nov 2018 - Commenti classica, Musica classica

Dal 16 al 18 novembre si è svolta a Rovereto l’edizione 2018 del Festival della Meteorologia. All’interno degli eventi culturali ad esso legati, sabato 17 novembre c’è stato al Teatro R. Zandonai di Rovereto il concerto della Rovereto Wind Orchestra, formazione musicale nata nel 1997 come attività scolastica del Liceo “A. Rosmini” di Rovereto, che nel 2007 si costituisce come associazione di promozione sociale, e sotto la guida del M° Andrea Loss ha eseguito un importante percorso che l’ha portata ad affrontare repertori sempre più complessi e impegnativi.
Il concerto, intitolato Tramonto, ha visto la partecipazione del Maestro Alfredo Persichilli, primo violoncellista solista nell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, che assieme all’ensamble roveretano ha eseguito il brano per violoncello solista e wind orchestra Casanova, composto da Johan De Meij e il brano Tramonto, intima romanza per violoncello e wind ensamble ad opera di Luis Serrano Alercón.
Riportiamo l’intervista gentilmente concessa dal maestro Persichilli per l’occasione.

Cosa si prova a passare dall’atmosfera del celebre Teatro alla Scala di Milano in una realtà come quella di Rovereto?
Il mondo musicale per fortuna non è fatto solamente da Teatri famosi ma la musica vive in ogni luogo. Sono arrivato relativamente tardi alla Scala e questo mi ha permesso di conoscere e avere il piacere di suonare per ogni tipo di realtà musicale.
Ho visto il ricco programma culturale proposto a Rovereto e trovo bellissimo che ci siano delle realtà come la Rovereto Wind Orchestra che con passione tengono viva la musica.

 Suonare accompagnati da un’orchestra composta di soli fiati comporta delle strategie differenti da mettere in pratica per il solista?
Questa è un’esperienza nuova, è la prima volta che suono da solista con un’orchestra di fiati. Durante la preparazione per questo concerto mi ero fatto un’idea che in parte è stata confermata e in parte addirittura smentita. Avevo immaginato un volume di suono molto grande e infatti il suono dell’orchestra è enorme, esaltante e grandioso, invece per quanto riguarda il fraseggio e la libertà di esecuzione, pensavo che sarei dovuto rimanere più composto e “rigido” con loro e invece già dalla prima prova mi sono sentito ascoltato da tutta l’orchestra e libero di fraseggiare con molta libertà. Questo grazie anche al bravissimo Andrea, con il quale ho avuto immediatamente un’intesa perfetta.

Il brano di de Meij è molto complesso e variegato, che sensazioni le trasmette?
Quando ho parlato con Andrea di questo brano non lo conoscevo ed è stato una piacevolissima sorpresa. Il processo di studio è stato strano. Inizialmente mi è sembrato semplice, sia strumentalmente che musicalmente, poi ho avuto un lungo periodo di “lotta”: mi sono immerso nel brano e ho cominciato a capire di più il suo significato e contemporaneamente non trovavo delle soluzioni strumentali che soddisfacessero le necessità sonore. Alla fine ho cominciato a trovare il bandolo della matassa, concentrandomi sulla figura di Casanova, l’epoca in cui ha vissuto e la musica di Puccini, che de Meji ha tenuto come ispirazione di questo brano.
Una volta assorbita questa idea, le soluzioni strumentali sono arrivate da sole, in modo molto naturale.

La varietà di repertorio è una delle sue caratteristiche principali, ma c’è una tipologia di musica o un autore che preferisce sopra tutti gli altri?
Proprio il fatto di essere arrivato relativamente tardi alla Scala, mi ha permesso di fare tantissime esperienze diverse, suonando musiche di ogni epoca e formazione: dal repertorio solistico alla musica da camera, dalla musica antica, classica e romantica a quella moderna e contemporanea, fino alla musica elettronica e sperimentale.
Più che un compositore preferito, ho dei brani che suono con gran piacere. Non credo che un compositore possa scrivere solo capolavori, certamente ci sono alcuni compositori che hanno scritto una gran quantità di brani stupendi, ma la mia preferenza è sempre per i brani in sé.
Un compositore al quale mi sento legato dal punto di vista caratteriale invece è Schumann, sento molto vicino a me il suo modo di esprimersi.

Come descriverebbe l’esperienza di suonare accompagnato dalla Rovereto Wind Orchestra in questo brano?
La passione e il suono grandioso di questa orchestra sono trascinanti; prima della prima prova Andrea mi ha detto che erano tutti un po’ preoccupati ed è stato bellissimo vedere questa tensione sciogliersi dopo le prime note che abbiamo suonato insieme. Mi sono venuti in mente tanti pensieri sulle mie origini musicali e la mia famiglia. Mio nonno (Alfredo) era direttore di banda in Molise e mio padre Angelo ha cominciato a suonare con la sua banda all’età di 10 anni: quando è entrato a suonare nell’orchestra nazionale di Santa Cecilia, a 19 anni, aveva dietro le spalle già una grande carriera nella banda e sua madre lo sconsigliò addirittura di accettare il posto perché con la banda guadagnava molto di più. Ho ancora dei bellissimi ricordi dei racconti di mio padre delle tournée della banda, racconti di aneddoti divertenti e di prodezze musicali.

Alfredo Persichilli
Primo violoncello del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala, si è diplomato con lode a diciassette anni al Conservatorio di Santa Cecilia sotto la guida di George Schultis, perfezionandosi con Franco Maggio Ormezowski presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e, successivamente, con Thomas Demenga alla Musik Akademie di Basilea, ottenendo il Solisten Diplom. Ha eseguito come solista i più importanti concerti del repertorio violoncellistico: il Concerto di Schumann alla Tonhalle di Zurigo, Basilea, Lucerna, il Concerto di Haydn a Budapest presso la Ferenc Liszt Academy con la Budapest String Orchestra, in diretta radiofonica; le Variazioni Rococò di Čaikovskij a Basilea e con la Filarmonica di Kiev, il Concerto di DvoČák a Roma, il Doppio Concerto per violino e violoncello di Brahms a Roma, Zurigo e Rostov (Russia), dove ha tenuto anche una masterclass sulle Suites di Bach al Conservatorio Rachmaninov. Recentemente è stato invitato a eseguire le Suites di Bach e di Reger ai “Bach-Reger Tage” di Eisenach. Ha registrato l’integrale dei trii per archi di Schubert e Webern insieme a quelli di Schiinberg, Petrassi e Reger. È stato interprete di numerose composizioni contemporanee, classiche e d’avanguardia (Petrassi, Sciarrino, Lombardi, Boccadoro, Holliger, Giovanni Sollima). Tra queste, alcune sono state espressamente dedicate a lui: Le quattro maschere di Dioniso per violoncello e orchestra di Carlo Galante (prima esecuzione assoluta con i Virtuosi della Scala), il Trio per archi di Rudolf Kelterborn, il Concerto per violoncello e orchestra di Wolfgang Marschner. Insieme al Beethoven Quartett, ha eseguito a Dresda e nelle principali città della Germania il ciclo degli ultimi quartetti per archi di Beethoven. Suona regolarmente nelle più importanti società concertistiche collaborando con musicisti quali Andràs Schiff, Anne Sophie Mut­ter, Miklos Pereniy, Heinz Holliger, Wolfram Christ, Bruno Giuranna.

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