Ricordo di Enzo Jannacci


Alberto Pellegrino

23 Apr 2013 - Commenti live!

Enzo Jannacci_(foto Paolo Jannacci)Enzo Jannacci, uno più grandi artisti della canzone d’autore italiana, nasce a Milano nel 1937 e alla sua città rimane legato per tutta la vita, iniziando la sua carriera proprio con la raccolta La Milano di Enzo Jannacci, dove si presenta come il cantore dell’esistenza amara e della sofferenza di poveri e di emarginati che vivono in una grande metropoli avviata all’opulenza, abitata dalle maschere del sottoproletariato urbano degli anni Cinquanta-Sessanta, quando anche la criminalità non era ancora organizzata e presentava aspetti patetici. Nascono così i primi capolavori come El portava i scarp del tennis, L’Armando, La balilla, Faceva il palo, Aveva un taxi nero, Giovanni telegrafista, T’ho compraa i calzett de seda, La ballata del pittore, Ragazzo padre, Rido. La sua straordinaria vis comica, sempre congiunta a un sottofondo di malinconia e di umanità , si affina dopo il sodalizio culturale con Dario Fo e Giorgio Gaber e nascono altri capolavori come Prete Liutprando e il giudizio di Dio, Il primo furto non si scorda mai, Ho visto un re, Benzina e cerini, Vengo anch’io, che decreta il meritato successo popolare di un autore fino ad allora d’èlite. Da quel momento Jannacci scrive una serie di canzoni, interpreta dei film, partecipa a diverse trasmissioni televisive senza rinunciare mai a quel suo stile tragicomico e surreale che fanno di lui un personaggio uscito da una commedia di Samuel Beckett. Nascono quindi dei capolavori di grande spessore intellettuale e di forte intensità emotiva come E allora concerto, Allora andiamo, Musical, Ci vuole orecchio, Fotoricordo il mare, La sporca vita, Silvano, Il dritto, L’amico, Pensione Italia, Zan zan delle belle rane, L’importante è esagerare, L’orchestra, Son s’ciopà a, Il volatore di aquiloni. Si arriva così allo Jannacci della piena maturità artistica con la raccolta Guarda la fotografia che contiene tutte grandi canzoni: Il gruista, I dispiaceri, La strana famiglia (con Gaber), Songo venuto, Sogno come mafia, Parliamone e soprattutto due capolavori come La fotografia e L’alfabeto muore, canzoni che preannunciano con la loro vena malinconica e con una sorprendente profondità di pensiero l’ultima grande raccolta L’uomo metà tutto ritmata sul filo dei ricordi con gli straordinari brani Il sottotenente, E’ stato tutto inutile, Maria, Gino, Niente domande, Lungomare, Gente d’altri tempi, Una vita difficile, Lungometraggio e soprattutto quell’Uomo a metà che costituisce un autentico addio alla vita, quando la memoria non ti offre più stimoli e dopo i temporali non viene più il sereno . Un tema in linea con la sua ultima intervista del 2011, quando Jannacci aveva detto Poco alla volta la vita se ne va. Ognuno ha il suo modo di stare insieme con se stesso, rispetto agli altri, a poche persone, alla sua musica, alla sua arte contemplativa del momento.

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