Bellissimo spettacolo “Le Nozze di
Figaro” ad Ancona
“Le Nozze di
Figaro” alle Muse di Ancona completano ad alto livello la
trilogia mozartiana con regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi.
di Alberto Pellegrino
La Stagione lirica 2012 della Fondazione Teatro delle Muse si
è aperta il 27 gennaio con l’opera Le
nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart con
regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi che, con
questa messa in scena, completa la trilogia mozartiana dopo le due
magistrali rappresentazioni di Don Giovanni (2010)
e Così fan tutte (2011). Tutti i
componenti del cast artistico si sono distinti per una interpretazione
di alto livello con un Riccardo Novaro nei panni di
un Figaro ironico, aggressivo e soggetto a turbamenti
erotico-sentimentali, una Adriana Kucerova che ha
disegnato una Susanna frizzante e sensuale, una grande Carmela
Remigio che è stata una Contessa appassionata,
affascinante e dolente, mentre Alessandro
Londo è stato un Conte arrogante e
seducente, intrigante e alla fine umiliato. A loro agio nei rispettivi
ruoli Elena Belfiore (Cherubino), Giacinta
Nicotra (Marcellina), Luca dell’Amico
(Don Bartolo) e Luca Canonici (Don Basilio), mentre
il Maestro Guillaume Tourniaire ha diretto con la
giusta intensità l’Orchestra Filarmonica
Marchigiana.
Pier Luigi Pizzi, alla prese con un’opera molto difficile da
mettere in scena, è riuscito a conferire alle Nozze
di Figaro (1786), pur rimanendo nella tradizione, le giuste
atmosfere, i ritmi e le sensazioni proprie del dramma giocoso
settecentesco illuminato però dal genio di Mozart e
dall’ingegno teatrale di Lorenzo Da Ponte, riuscendo a
trasmettere sulla scena la rara perfezione di questo capolavoro del
teatro musicale. I due autori mettono infatti in questa opera molta
parte della loro personalità e delle loro esperienze di vita
con un particolare approfondimento psicologico dei personaggi che si
riflettono nello specchio di una realtà umana (non a caso il
secondo atto si svolge in un grande salone degli specchi), fatta di
aspetti più o meno nobili, tanto che tutta la vicenda
risulta un intreccio di finzioni, di intrighi e di travestimenti.
Pizzi ha voluto mettere in evidenza la componente dinamica e
vitalistica dell’eros che finisce per avere il sopravvento
sul razionalismo libertino del Settecento, tenendo presente che Mozart
considera l’erotismo una condizione patologica
dell’uomo determinata dalla supremazia dei sensi sulla
ragione, per cui l’amore può assumere la
leggerezza di un capriccio, ma può anche incidere
drammaticamente sul destino degli individui. Non è pertanto
casuale che l’opera si apra con le effusioni erotiche tra
Figaro e Susanna, per passare poi alle smanie puberali di Cherubino,
alla matura passionalità del Conte che insegue un sogno di
giovinezza, al desiderio della contessa Rosina che vuole ancora essere
amata, ma teme di aver perduto il fascino della giovane età
e della bellezza.
Giustamente la regia ha voluto sottolineare come Mozart sia il primo
musicista che è riuscito a portare sulla scena
l’inconscio, che è stato capace di mostrare
attraverso la partitura l’individualità dei
caratteri, il divertissement degli intrighi, le cause e gli effetti
delle passioni umane. Tutta l’opera presenta un disegno dai
ritmi serrati e incalzanti, all’interno del quale risultano
incastonate le numerose arie e cavatine solistiche, i brani
d’insieme, gli splendidi concertati, i tre finali
d’atto che sono delle vere composizioni
“sinfoniche” dalle dimensioni e da una forza
innovativa del tutto inusitate per l’opera buffa del
Settecento. L’intero gioco dei sentimenti erotici, delle
gelosie e degli intrighi finisce per confluire in
quell’ultimo atto venato da strane malinconie e da sottili
ironie, dal ritorno agli amori primitivi e dalla sublime
virtù del perdono. Pizzi colloca l’azione
conclusiva all’interno di un magico giardino dalle eleganti
atmosfere cromatiche, dove la notte passa dal verde intenso e
dall’azzurro cupo al progressivo avanzare del giallo e
dell’arancio man mano che la luce del giorno sconfigge le
tenebre, scioglie le magie notturne e con esse ogni intrigo, facendo
sfiorire le illusioni e provocando il ritorno di ognuno dei personaggi
alla realtà della vita quotidiana.
(Alberto Pellegrino)
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