L’ultima Thule


Alberto Pellegrino

11 Gen 2013 - Dischi

cover cdFrancesco Guccini ha deciso di smettere di fare il cantautore dopo l’uscita della sua raccolta di canzoni intenzionalmente intitolata L’ultima Thule. Si chiude così il percorso artistico di quello che è certamente stato uno dei più rappresentativi e incisivi autori della canzone d’autore, che si è sempre distinto per umanità e impegno politico, ironia e profondità di sentimenti, spessore culturale e culto di una memoria che affonda le sue radici nella storia del nostro tempo. Bisogna prendere atto e rispettare questa sua motivata decisione: Mi è sempre più difficile scrivere canzoni, che negli anni Settanta mi venivano tanto facilmente. Le cose da dire le ho già dette, non ho più voglia, non ho entusiasmo. E allora, è molto probabile che non faccia più niente. Continuerò a scrivere libri Il mio vero desiderio era fare lo scrittore, invece mi sono ritrovato cantautore. Del resto Guccini è sempre volutamente vissuto ai margini del proprio tempo: vive in un piccolo paese degli Appennini tosco-emiliani, ostenta la pigrizia di chi non ama viaggiare, non usa la bicicletta e l’automobile, non possiede un telefonino e usa il computer come una macchina per scrivere. Una volta superato il confine dei cinquant’anni ha cominciato a riflettere sulla morte e ha sempre saputo che il suo ultimo disco sarebbe uscito nel segno della Ultima Thule , l’isola che nelle antiche leggende nordiche segnava il confine tra il mondo conosciuto e l’ignoto. Dopo un lungo periodo d’incubazione, è nata questa raccolta che è registrata nel vecchio mulino di famiglia di Pavana e che si presenta perfettamente in linea con la sua precedente produzione sempre ricca d’ironia e impegno, di disincanto e malinconia, di cultura e umanità . Guccini propone ancora otto canzoni bellissime per il valore letterario dei testi, per la coerenza stilistica delle musiche, per la straordinaria omogeneità dei contenuti che ruotano tutti intorno al rapporto memoria-presente, alla continua meditazione sul tempo e sulla morte, a volte sentita come il nulla, a volte intesa in senso panteistico come un prolungamento di questa vita. Ci sono canzoni decisamente esistenziali come Canzone di notte n.4, un tema ricorrente nella produzioni di Guccini che nelle tre precedenti Canzoni di notte (1970, 1976, 1987) ha mescolato e ironia, malinconia e dolore, il sentimento della vita che fugge, il vino, gli amici, le osterie, l’ostilità verso i moralisti, la voglia di morire pecora nera tipica di anarchici e libertari. In questa quarta canzone ritornano le notti pavanesi con i loro silenzi appena violati dalla voce del fiume, non corrotte dal suono dei cellulari, notti passate a pensare ai poeti amati e ai ricordi dimenticati, alle lotte contro ipocriti e bigotti, giorni di tempeste e di bonacce contrapposte a questa pace notturna ormai conquistata. Tutte tematiche particolarmente care all’autore che le riprende nelle canzoni Notti e L’ultima volta in una continua mescolanza di sensazioni, emozioni e ricordi: i sandali e calzoni corti di quando era bambino, il bacio dato a una ragazza, un fragile amore che sembrava eterno, il canto di sua madre, un tempo quando tutto era presente e il futuro era qualcosa ancora da venire, mentre ora si vive in attesa dell’ultima volta quando il respiro pian piano si ferma e scompare . Artisti è una canzone dedicata a tutti quelli che dedicano la loro vita alla creazione, agli eroici uomini e donne del circo, a poeti, cantanti, attori, spesso incompresi ma che rimangono sempre degli artisti decisi a giocarsi la vita al di fuori delle regole comuni, semplici esseri umani, umili artigiani capaci di volare con piccole ali . Nell’album vi sono anche le canzoni dell’impegno politico: Su in collina è la storia di tre giovani partigiani che trovano un loro compagno massacrato dai fascisti, traduzione letterale della poesia Mort enj culleina di Gastone Vandelli; Quel giorno d’aprile canta la libertà e la gloria di quel 25 aprile che vide un’Italia rinata a nuova vita, di cui bisogna difendere la memoria, perchè dentro di noi troppo in fretta/si allontana quel giorno d’aprile. Il testamento di un pagliaccio è una canzone-invettiva che si ricollega a Cirano e Don Chisciotte, nella quale la satira politica si unisce allo sdegno di noi cittadini umiliati da situazioni sconcertanti , schierandosi vip e stilisti, troiette di regime e chi si svende per trenta denari, mafiosi riciclati come uomini onesti e nostalgici neri travestiti da democratici. L’ultima Thule è una splendida composizione nella quale si affronta il tema dell’estremo viaggio verso l’ignoto con toni epici ed emozionanti che ricordano l’ultimo viaggio dantesco di Ulisse.

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