“La mia battaglia” di Elio Germano


di Chiara Bartolozzi ed Elena Bartolucci

5 Mar 2018 - Commenti teatro

Porto Sant’Elpidio (FM) – Mercoledì 21 febbraio 2018 presso un gremito Teatro delle Api ha fatto il suo ingresso il famoso attore Elio Germano che ha portato in scena La mia battaglia.
Un testo particolare che inizialmente stupisce e in parte confonde; non sembra essere neanche un pezzo classico di teatro moderno o contemporaneo, ma più un dibattito quasi da talk-show. Germano, infatti, cerca sin da subito un contatto diretto con il pubblico partendo da semplici luoghi comuni. Ricorda un po’ Frank T.J. Mackey, il personaggio interpretato da Tom Cruise in Magnolia. Parla di come l’aspetto esteriore sia ormai uno dei criteri principali per poter andare avanti nella vita personale e lavorativa di chiunque. L’egoismo e la voglia di fregare il prossimo a tutti i costi sono due dei principali problemi di un paese alla deriva: più pensiamo di poter fare sempre i furbi, più inconsapevolmente ci stiamo autodistruggendo. Gli uomini stanno perdendo il senso di solidarietà umana e l’idea di interesse e bene collettivo, perché sono sempre più concentrati e attaccati al denaro e al lavoro e non lottano più per quelli che sono i veri valori. Si fanno abbindolare dalle chiacchiere, si bevono tutto ciò che leggono sui social e si sentono esperti di tutto così da poter giudicare ogni cosa.
C’è mancanza di pensiero critico, infatti ciascuno dovrebbe imparare a prendersi le proprie responsabilità e a non pensare come la massa; si sente il forte bisogno di partire dalla rieducazione dei giovani che devono studiare per apprezzare di più la concretezza delle cose e riuscire a comprendere cosa è giusto salvare e cosa no.
Il tono dell’attore diventa sempre più compiaciuto e infervorato e i suoi discorsi si trasformano lentamente in un comizio elettorale di stampo estremista. Serpeggia scaltro nei meandri della psiche facendo leva sul risentimento e sulla necessità di far prevalere il puro rigore che, invece, stiamo perdendo.
Dato che viviamo in un mondo sempre più ipocrita e agonizzante, dobbiamo ritrovare quel forte senso di orgoglio personale e nazionale che ci trasforma in dei veri patrioti. Come riuscirci? Partendo da un migliore metodo di selezione delle persone, o meglio, della razza.
Una parte del pubblico (tra cui anche molti figuranti) inizia ad applaudire e inneggiare l’attore romano che continua imperterrito il suo sproloquio oramai palesemente razzista, mentre diversi suoi adepti, marciando a passo d’oca, salgono sul palco e mostrano a tutti la bandiera di questo nuovo movimento estremista, che si prefigge di rappresentare il muto volere collettivo nascondendosi dietro al comune buon senso.
È qui che viene rivelato il cuore del monologo, che lascerà il pubblico davvero sbigottito.
Innegabile l’alto livello di questo pezzo di teatro, ben scritto e riadattato con un taglio sociopolitico davvero sottile in grado di manipolare in modo acuto gli spettatori e trascinarli in un crescendo appassionante, coinvolgente ma chiaramente delirante di sensazioni che scoprono le ombre che restano annidate in punti remoti del nostro essere.
Lo stesso attore uscendo per ricevere lo scroscio degli applausi del teatro di Porto Sant’Elpidio ha lanciato un monito a tutti i presenti che poco prima sembravano essere d’accordo con quelle parole insensate e cariche di odio: non bisogna credere a tutto quello che dicono gli attori.
Alla scrittura del testo di La mia battaglia (studio) hanno collaborato sia Elio Germano che Chiara Lagani, anima della compagnia Fanny ed Alexander e una delle drammaturghe più premiate in Italia.

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