“La Bohème” apre a Liegi la stagione del bicentenario


di Alma Torretta

29 Set 2020 - Commenti classica, Musica classica

All’Opéra royale de Wallonie Liège è andata in scena La Bohème che apre la stagione del bicentenario. Applaudita la palermitana Jessicca Nuccio come Mimì.

Una stagione importante, quella che si è appena inaugurata all’Opéra royale de Wallonie Liège perché quella dei festeggiamenti dei duecento anni di vita, ma anche un periodo difficile, pesantemente condizionato dalla pandemia. Il suo direttore generale e artistico, Stefano Mazzonis di Pralafera, ha mantenuto la programmazione prevista, certamente però adattandola alle misure sanitarie necessarie. Ed è l’unica delle tre istituzioni d’opera belghe ad essere riuscita a farlo perché invece degli altri due teatri d’opera, la Monnaie di Bruxelles ha dovuto rivedere il suo cartellone con cancellazioni, e quella di Anversa ha momentaneamente sospeso del tutto l’opera dal vivo. Tanto di cappello quindi innanzitutto al direttore Mazzonis per essere riuscito in quest’impresa, certo in futuro bisogna vedere cosa succederà, ma l’indirizzo è di cercare di mantenere il più possibile gli impegni presi. Una felicità quindi potere tornare a Liegi all’opera in teatro dal vivo, e poco importa se si deve restare tutto il tempo con la mascherina, nella sala si notano i posti che devono restare vuoti per garantire il distanziamento, non si può più stare a chiacchierare nel foyer, il bar è chiuso e la durata dell’intervallo è minimo, sono tutte misure prese per la nostra sicurezza. Per le stesse ragioni, anche lo spettacolo evidentemente ha dovuto essere un po’ adattato, con riduzione delle presenze in scena e nella fossa orchestrale.  È stata quindi scelta la versione della Bohème di Puccini adattata da Gerardo Colella per orchestra ridotta, destinata a piccoli teatri, ma che ha non pochi estimatori. Sul podio il maestro Frédéric Chaslin ha sottolineato tale semplificazione, i motivi sono netti ed essenziali, l’andamento a tratti ricorda il trascinante accompagnamento musicale di un film. L’allestimento è quello prodotto nel 2016 dalla stessa Opera di Liegi, in collaborazione con l’Israeli Opera di Tel Aviv, e che porta la firma del suo stesso direttore, Stefano Mazzonis di Pralafera. Il regista ha voluto trasportare la vicenda dall’Ottocento al Novecento, a Parigi appena dopo la fine della seconda guerra mondiale quando la città si è nuovamente riempita di giovani artisti ricchi solo di belle speranze e gioia di vivere. E così Rodolfo scrive sua una macchina da scrivere, il lume che si spegne diventa una torcia, Mimì e Musetta arrivano nell’ultimo quadro su una jeep militare. Le cupe scenografie di Carlo Sala, anche per il terzo quadro che si svolge di mattina, non rendono però giustizia alla bellezza della capitale francese, malgrado le pur belle luci di Franco Marri. Per l’inaugurazione ad interpretare Mimì è arrivata Angela Gheorghiu, tra i migliori soprano al mondo nel ruolo, al suo fianco come Rodolfo il tenore rumeno Stefan Pop pure assai quotato oggi per la parte, che si stanno alternando con la giovane soprano palermitano Jessica Nuccio affiancata dal belga Marc Laho. Di questi ultimi scriviamo qui. La Nuccio si distingue innanzitutto per il suo timbro giovane e fresco, perfetto per la parte, il fraseggio è curato ed espressivo, i pianissimi ben controllati, con l’avanzare della vicenda acquisisce i necessari toni più passionali e drammatici ed il pubblico alla fine la gratifica con meritati applausi. Il tenore Marc Laho dà il meglio di sé nei momenti più romantici quando non forza, ma nel complesso è godibile e credibile. Si conferma in ottima forma il baritono rumeno Ionut Pascu come Marcello; ha la necessaria vivacità e cuore il soprano spagnolo María Rey-Joly nella parte di Mussetta; il basso Ugo Guagliardo è un toccante Colline con la sua aria “Vecchia zimarra senti”, buone prova anche del giovanissimo Kamil Ben Hsain Lachiri come Schaunard e di Patrick Delcour che interpreta sia il padrone di casa Benoît che il vecchio ricco Alcindoro.