KIN (←→) di Pat Metheny Unity Group


di Giovanni Longo

14 Feb 2014 - Dischi

La copertina del disco - MusiculturaonlineA due anni di distanza dal disco e dal tour targati Pat Metheny Unity Band e dopo la significativa esperienza della partecipazione a uno dei capitoli del mega progetto Book of Angels del sassofonista John Zorn, il musicista del Missouri torna sulle scene con un nuovo, sorprendente lavoro . Ad accompagnarlo – prima in sala di incisione, quindi in un lunghissimo tour che toccherà quattro continenti – ancora una volta Chris Potter al sax, Antonio Sanchez alla batteria e Ben Williams al basso, cioè la line-up della già citata Unity Band, con l’aggiunta del polistrumentista italiano Giulio Carmassi. Ed è proprio la presenza del toscano Carmassi uno dei principali (almeno per il pubblico di casa nostra) motivi d’interesse di KIN (←→), questo il titolo del cd uscito lo scorso 4 febbraio.
Con l’ingresso di Carmassi la Pat Metheny Unity Band è stata ribattezzata Pat Metheny Unity Group, formazione destinata – pare – a proseguire il discorso musicale del classico e amatissimo Pat Metheny Group, anche per la presenza di Carmassi, in quanto chiamato a ricoprire quel ruolo di polistrumentista e cantante che ha sempre rappresentato un valore aggiunto della musica del Group e che negli anni è stato appannaggio di personaggi quali Nana Vasconcelos e Pedro Aznar, per citare i più prestigiosi.
Ed è proprio con l’ultimo lavoro del Pat Metheny Group, The Way Up, che in KIN (←→) si indovina una linea di continuità nell’estrema cura di una musica frutto di un grande lavoro di scrittura e orchestrazione. Dal pentagramma di Metheny (stavolta senza la collaborazione di Lyle Mays) sono sortite, ben interpretate su disco, armonie complesse, su cui si distendono melodie non scontate, di grande originalità. Un jazz intriso di contemporaneità, che sa farsi supportare da un uso sapiente e funzionale dell’elettronica, con buona pace degli irriducibili cultori del jazz acustico.
Eppure, a parere di chi scrive, l’apice del coinvolgimento emotivo lo regala Born, cadenzata ballad di grande respiro e lirismo, traccia che riporta dritto al “cuore antico” dell’universo stilistico e sonoro metheniano, radici country, e folk intimiste, sonorità e atmosfere affini al Bill Fisell di Good Dog Happy Man.
In KIN (←→) il leader sa trarre trae il massimo dai suoi, al punto da sentire il dovere di ringraziarli nelle note del cd per averne assimilato e interpretato al meglio la musica. Potter, ormai quasi alter ego solista e Sanchez certificano l’appartenenza a pieno titolo al novero dei nomi di punta del jazz contemporaneo, Ben Williams dona grande freschezza all’approccio ritmico e melodico. Quanto a Carmassi, che ha alle spalle una solida formazione ed esperienze di grande valore (basta dare un’occhiata a quanto ci rivela Luigi Viva nel recente aggiornamento della biografia di Metheny: https://www.musiculturaonline.it/pat-metheny-chitarra-il-cielo/) sfoggia un eclettismo strumentale che arricchisce questo bell’affresco che è KIN (←→).

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