FERRARA: “Alla periferia dell'Impero”


Athos Tromboni (gliamicidellamusica.net)

15 Ott 2001 - Commenti live!

(per gentile concessione di www.gliamicidellamusica.net)

FERRARA
Il nome era un manifesto: “Alla periferia dell'Impero” si chiamava la rassegna agostana di Casa dell'Ariosto, organizzata dalla Circoscrizione Giardino Arianuova Doro del Comune di Ferrara. L'obiettivo era quello di offrire al pubblico occasioni d'incontro con musicisti jazz posti al di fuori dei grandi circuiti, ma non per questo meno credibili e meno bravi dei nomi altisonanti. Quattro appuntamenti che hanno richiamato il pubblico più motivato e meno plagiato dalla cosiddetta purezza della musica afroamericana, per quattro incontri con Roberto Formignani e Lorenzo Pieragnoli (chitarre, primo concerto), Riccardo “Stuli” Manzoli e Stefano Fariselli (chitarra flauto e sax, secondo concerto), Leonardo Carboni e Ivano Borgazzi (tromba e pianoforte, terzo concerto) e il Marco Lucchi Ensemble (ultimo concerto). Riferiamo del secondo appuntamento, che ha visto in pedana il mitico “Stuli” con Stefano Fariselli. Il Duo suona assieme con una certa regolarità , disgiungendosi e ricongiungendosi a seconda delle circostanze. Fariselli è un eccellente polistrumentista, adopera la famiglia dei sax, l'houd arabo e il flauto, insufflandoli di un suono caldo, timbrato, mediterraneo. “Stuli” è il fantasista, vocato all'improvvisazione, poco incline alla disciplina dell'accordo ripetitivo. Insieme hanno proposto standard di sapore jazzistico ma non esclusivamente jazzistico: The day of wine and roses di Henry Mancini, per esempio, pezzo eccellente per grande orchestra che, nella riduzione cameristica, perde qualcosa della propria magniloquenza ma guadagna in confidenzialità ed intimismo. Altra composizione affrontata, My favorite things di John Coltrane, lontano dalle pastosità del quartetto coltraniano, ma dentro la bella espressione e il fraseggio magnetico che hanno reso immortale il brano. Un grazie al soffio ispirato di Fariselli, per l'esito suggestivo, da appaiare alla successiva My one and only love, una ballad eseguita al sax solo. La chitarra solistica di “Stuli” è emersa poi nella fioritissima Palaà o di Egberto Gismondi, eseguita con quella levità di carezza setata di cui il chitarrista è diventato proverbiale cultore. Conclusione affidata ad un bis reclamato dagli applausi: Thelonious Monk, Around midnight, la ciliegina che mancava.

(Athos Tromboni (gliamicidellamusica.net))


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