“Così fan tutte” di Mozart a Fano nel nome della bellezza


di Roberta Rocchetti

12 Dic 2018 - Commenti classica, Musica classica

Fano (PU) 7 dicembre 2018 – Una bella immersione totale nella musica e nel teatro di Mozart è stata quella che nella mattinata di mercoledì 5 dicembre e nella serata di venerdì 7 ci ha concesso di partecipare prima alla conferenza stampa nella quale Pier Luigi Pizzi, regista, costumista e scenografo del Così fan tutte in questione ha illustrato diversi aspetti di questa messa in scena e delle messe in scena in generale, facendo di una semplice conferenza stampa una piccola lectio magistralis del teatro secondo Pizzi.
Lo scenografo milanese, molto affezionato alle Marche ha infatti detto di prediligere e percepire questa regione come qualcosa di unico a livello nazionale, un luogo nel quale il teatro diventa passione al punto tale che ogni più piccolo borgo ha il suo teatro gioiello e dove il palcoscenico lo si vive e lo si gestisce con vera comune passione che permea la realtà quotidiana, e non solo, come accade altrove, unicamente come generico lavoro di squadra.
Pizzi ha confermato di lavorare soprattutto per i giovani che saranno gli artisti e il pubblico di domani, ed infatti ad un cast giovanissimo a fare da richiamo si sono aggiunte agevolazioni come la recita pomeridiana dedicata agli under 26 a prezzi calmierati.
Rispondendo poi ad una nostra domanda sull’evoluzione del gusto degli appassionati d’opera Pizzi ha offerto un ampio spaccato di esperienza e competenza, esprimendo anche la sua opinione sulle tanto discusse “regie attualizzate” quelle cioè che cambiando la trasposizione temporale spostano la trama dell’opera in posti e tempi diversi da quelli per cui furono concepiti.
Pizzi afferma che accetta la trasposizione, cosa che anche lui metterà in campo in un futuro “Matrimonio segreto” che andrà in scena a Martina Franca, quando il libretto non ha precisi riferimenti al tempo nel quale l’azione si svolge,   ma che preferisce non avvalersi di questa possibilità quando il conflitto tra parola ed azione diventa  troppo stridente,  generando secondo lui una inutile dissociazione.
Si rammarica poi di alcune incoerenze presenti tra il pubblico di oggi, mentre una parte di esso è refrattario a qualunque innovazione e rimane abbarbicato a schemi troppo rigidi e superati, un’altra parte ha perso lo spirito critico e la competenza per poter valutare cosa sia di valore e cosa no, di fatto regalando ovazioni anche a performance mediocri. Per questo dice, la cultura operistica non dovrebbe finire con l’assistere allo spettacolo ma dovrebbe essere il motore di una serie di approfondimenti che continuano anche a sipario calato.
Parlando invece di questa produzione lo scenografo, regista e costumista spiega come ha voluto che i sei protagonisti si immedesimassero da subito nella parte indossando i costumi (o abiti, come lui preferisce chiamarli) fin dalla prima prova, così da creare subito una progressiva fusione tra interprete e personaggio, e di come abbia preteso un’azione e una gestualità assolutamente realistici, contemporanei, senza quel manierismo di cui spesso si abusa in certo teatro lirico del ‘700 e primo ‘800 che rende tutto artificiale e distante dalla vita reale, tanto che ha preteso d’accordo con il direttore d’orchestra Marco Moresco recitativi davvero “recitati” più che cantati, dal momento che li  ritiene in quest’opera non un intervallo tedioso in attesa che arrivi l’aria celeberrima, ma la vera impalcatura su cui l’opera poggia, forte anche del genio dapontiano.
Ed eccoci quindi alla serata del 7 dicembre quando abbiamo potuto assistere al frutto del lavoro di Pizzi e dei suoi collaboratori. In una scenografia che porta forte e chiara il segno distintivo dello scenografo, tutta giocata sui toni del grigio e del bianco, in uno scenario che ricrea un appartato angolo di spiaggia ed insieme un luogo indefinito, arcadico e sospeso, si muovono i sei protagonisti del capolavoro mozartiano, tutti giovani e belli, e in un’opera come il Così fan tutte non è una dote secondaria. Infatti nel corso dello svolgimento della narrazione delle vicende sentimentali delle due sorelle ferraresi tutti i protagonisti (questa è un’opera che non ha figure di secondo piano) hanno saputo amalgamare benissimo il canto al movimento, agile, veloce, giovane, ormonale, che non avrebbe di certo potuto rendere alla stessa maniera con interpreti meno credibili sul piano visivo, soprattutto se a seguire la vicenda è un pubblico giovane per cui l’impatto visivo, oltre quello sonoro è fondamentale e questo Pizzi l’ha rimarcato più volte, è per loro che ha messo in scena quest’opera, per formare il pubblico di domani.
Il direttore Marco Moresco ha tracciato una linea musicale di grande ricercatezza, adattando le agogiche alla drammaturgia, ed andando così a costituire un altro degli elementi che fusi insieme hanno reso la narrazione assolutamente coinvolgente e mai fine a se stessa o permeata di momenti morti. I recitativi, come già preannunciato sono stati davvero il cuore della narrazione, mai scontati, mai buttati a caso, sempre interpretati con cognizione di causa vocalmente e scenicamente, poche volte ci è stato possibile vederli in scena curati a tale livello, la recitazione dei personaggi mai ha ceduto alle frequenti (in Mozart) leziosità od esasperazioni di gestualità, ma è sempre apparsa moderna, realistica e misurata.
La Fiordiligi di Arianna Vendittelli ha sfoggiato una vocalità già perfettamente padroneggiata in ogni registro, così sia le agilità che le improvvise discese verso il basso delle arie a lei ascritte non hanno peccato in alcun punto. La Dorabella di Cecilia Molinari più psicologicamente sfaccettata di quanto questo personaggio non appaia in altre produzioni e con un carico di sensualità decisamente elevato è stata anche vocalmente soddisfacente e piacevole nel timbro. Così come il Guglielmo di Gianluca Margheri è stato un inno alla giovanile virilità, dotato di una voce dal bellissimo timbro brunito e capace nel volume. Ha puntato invece giustamente su un personaggio pieno di ingenuità il Ferrando di Alasdair Kent, bellissima voce di tenore mozartiano, squillo, armonici, volume, tutto al posto giusto per un’interpretazione che è stata vocalmente parlando miele fuso. Buona anche la Despina di Francesca Benitez, oltre la buona prova vocale serve rimarcare una Despina credibile e misurata nella recitazione. Ottima anche la prova di Andrea Concetti, il veterano del cast come il ruolo richiede, voce al top in un ruolo evidentemente a lui congeniale e scafato mestiere nel calcare le tavole del palcoscenico. Il Coro del Teatro della Fortuna posizionato in fondo alla platea e guidato dalla versatile Mirca Rosciani ha come sempre eseguito il proprio compito con estrema professionalità così come l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Il tratto distintivo di questa messa in scena è stata la bellezza, una produzione che non vuole essere di rottura, non vuole scioccare, ma vuole diffondere chiaramente armonia; nella scenografia, nei costumi sobri, senza parrucche incipriate e panier, atemporali, nella bellezza e giovinezza degli interpreti, in quella della loro voce sicuramente non in secondo piano, un unicum euritmico di cui Mozart è come sempre il sommo burattinaio. Pubblico assolutamente soddisfatto che ha elargito a fine recita applausi reiterati e lancio di fiori a profusione. Un rammarico per tutti quelli che per carenza di conoscenza si sono impediti o hanno impedito ad altri la visione di questo infuso di intelligenza, genio, cultura, bellezza.

Così fan tutte (ossia La scuola degli amanti) KV 588
Dramma giocoso in due atti
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart, libretto di Lorenzo Da Ponte
Prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790
Copyright ed edizione: Bärenreiter, Kassel
Direttore Marco Moresco
Regia, scene, costumi e luci Pier Luigi Pizzi
Fiordiligi Arianna Vendittelli
Dorabella Cecilia Molinari
Guglielmo Gianluca Margheri
Ferrando Alasdair Kent
Despina Francesca Benitez
Don Alfonso Andrea Concetti
Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro del Teatro della Fortuna “Mezio Agostini”
Maestro del Coro Mirca Rosciani
Coproduzione con Teatro Marrucino di Chieti
Allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio di Macerata
e della Fondazione Teatro delle Muse di Ancona

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